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ZEK
Non bisogna mai portare un peso più forte nella destra o nella sinistra. Il segreto, quello dello ZEK, è nascosto nel torso. Il busto deve diventare bilancia per le braccia, in questo modo puoi camminare con pesi di trenta kg per mano anche per un miglio nella neve.
Lo ZEK sa che quando c'è una pausa e bisogna per forza fermarsi, solo il novellino lascia il peso a terra. Il vero ZEK è conscio del fatto che mollare la presa per poi "ricostruirla" è fatica doppia per la colonna vertebrale. Per un minuto egli non mollerà mai il peso...
Sono alcuni dei consigli che Aleksandr Solzenicyn ha eternato nel suo saggio più noto, quello che io lessi in tre volumi al Liceo.
ZEK è una parola siberiana, significa "pezzo"...esattamente come TUK in tedesco...uomini= pezzi.
In questo affresco di neve cronica l'autore scrive una storia del sistema concentrazionario russo prima e sovietico poi. I gulag esistevano già al tempo degli zar, ovviamente, e Solzenicyn ne descrive le cosiddette "ottimizzazioni" un salsa bolscevica.
Consigliare questo libro è difficile in un'epoca in cui qualcuno trova "deludente" Kafka o "superata" la Shoah...
Ma io ci provo.
In fondo gli ZEK si ritrovavano a fumare una maciorka sull'Isola dei morti, a notte inoltrata, discutendo di filosofia accanto al ghiaccio eterno.
Dietro al quale, in piedi come sull'attenti,sembrava spiarli dal 1812 un soldato napoleonico perfettamente conservato e, paradossalmente, molto più giovane di loro.
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