Dettagli Recensione
Il ragioniere e la Morte.
C'è un ragioniere seduto sullo scranno dell'imputato.
Il ragioniere ha gli occhi velati da occhiali spessi, tipici di chi è avvezzo a far di conto con matite copiative e carte di recupero.
Non è, questo mite omarino, l'Eichmann mefistofelico di Vonnegut e di "Madre Notte"...affatto.
E' quello vero, il simbolo.
Intorno alle sue orecchie di contabile sono state piazzate cuffie a graffa...siamo alla fine degli anni '60 e la traduzione in tedesco si può comunicare in tribunale solo così.
E siamo a Gerusalemme, grazie a Dio, siamo dopo.
Il ragioniere presenta un tic nervoso all'angolo sinistro della bocca che, di conseguenza, si contrae e si rilascia continuamente.
Gli hanno piazzato intorno allo scranno una cabina di cristallo antiproiettile, ma Adolf l'inane non comprende.
In verità non comprenderà mai, nemmeno quando verrà impiccato.
Intanto i conti non gli tornano : sei milioni col fischio! A lui risulta un bel po' di più.
Ma anche a non voler sottilizzare, che diavolo ci si aspettava da lui? Che si opponesse?
E gli chiedono anche, palesemente innervositi,se non si sente colpevole...ma se ha fatto solo il suo lavoro?
Può essere poco gradevole, ma è un lavoro.
Dopotutto lui se n'era andato in Argentina...aveva tolto il disturbo.
E' il Mossad che vuole chiudere i conti, mica lui.
D'altra parte lui i conti li sa fare.
O no?
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E ci riuscirebbero senza difficoltà.