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Stefano Borgia Governatore del Ducato Pontificio di Benevento nel XVIII secolo 2010-07-03 06:58:26 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    03 Luglio, 2010
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Come si viveva nell'Italia Meridionale di quasi qu

Secolo XVIII, quello dell’illuminismo per intenderci, Ducato di Benevento spina pontificia nel fianco del Regno di Napoli, un nobile avviato a una carriera ecclesiastica di prestigio, briganti e grassatori, miseria diffusa, terremoti, epidemie, carestie, un quadro storico che la penna di Pietro Zerella delinea in modo encomiabile e convincente, tutto questo ed altro è Stefano Borgia, Governatore del Ducato Pontificio di Benevento nel XVIII secolo.
Premetto che, più che una biografia, è una valida rappresentazione di un’epoca in una piccola città del meridione, eseguita con scrupolo, sulla base di documentazioni d’archivio riportate con neutralità, senza esprimere giudizi che, anche a posteriori, sarebbero più che opinabili.
Benché ci troviamo di fronte a un saggio storico, l’esposizione non è mai greve, anzi scorre come un placido fiume, senza infastidire, ma interessando il giusto, e cioè la naturale curiosità del lettore di conoscere come si vivesse, come si patisse soprattutto, come si morisse nell’Italia meridionale quasi quattro secoli fa.
E’ soprattutto in questo il pregio del libro, perché la figura di Stefano Borgia, omonimo ma non parente del nefasto casato che diede alla Chiesa uno dei pontefici più negativi, è quella di un uomo che, inviato a governare il Ducato, compie il suo incarico con capacità, ma senza eccellere in modo particolare, visto che alla fin fine i suoi principali meriti risiedono nella capacità di aver limitato i danni della terribile carestia del 1763-1764 e di aver scritto pure lui di storia, in particolare Le Memorie Istoriche della Pontificia Città di Benevento.
Non fu certamente un illuminista, né avrebbe potuto esserlo, e del resto è notorio l’avversione della Chiesa per questa corrente di pensiero; forse il Borgia può essere definito meglio un politico a tratti illuminato, ligio nel portare a termine il suo incarico, volto a un sostanziale mantenimento dello status quo.
Infatti, nulla cambia di sostanziale nel Ducato, con i nobili che restano sempre ricchi e potenti e con il popolo che sembra avere come destino prefissato la miseria, non l’indigenza, ma quella miseria fatta di una vita di stenti e senza speranza.
Ecco, le pagine di Zerella scorrono impietose su questo esercito di straccioni e, pur nella sua equidistanza, si avverte come l’autore nutra nei confronti di questi diseredati un profondo senso di pietà. Miserabili erano prima dell’arrivo del nuovo governatore Stefano Borgia e miserabili furono anche dopo. Per l’uomo di governo Benevento rappresentò la prima tappa di una carriera ecclesiastica che lo vedrà prima cardinale e poi addirittura candidato a pontefice.
Morirà nel 1804 a Lione, così lontano da quella città dei suoi esordi e che tutto sommato, considerando l’inazione dei governatori precedenti, vide in lui qualche cosa di diverso, rilevò almeno l’interesse dell’uomo per adempiere con cura all’incarico conferito, senza dimenticare che contribuì con i suoi studi e i suoi libri a far conoscere agli stessi beneventani un po’ della loro storia.
La lettura è più che consigliata.


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