Dettagli Recensione
Siamo condannati a essere liberi
Un continuo stimolo a riflettere per non banalizzare situazioni ed atteggiamenti che poniamo in atto e che ci circondano.
Un invito a fare ciascuno la propria parte per rendere il posto in cui viviamo e interagiamo, per obbligo o scelta, con altre persone, un posto più "cordiale" e inclusivo.
Un insegnamento, una raccomandazione, un avvertimento a non trovarci dove non dovremmo o potremmo essere, rifiutati, non accettati, disprezzati.
Avere la forza e il coraggio di fare un passo indietro o un passo in avanti. Inclusivo.
Sono le sensazioni che ho provato durante tutta la lettura. Ce ne sarebbero tante altre che non riesco pienamente ad esprimere.
Muro come difesa, barriera, protezione, salvaguardia delle frontiere da un’invasione di stranieri con intenti distruttori. Ma anche un concetto psicologico che ci induce a difendere ciò che avvertiamo come nostro.
La tentazione del muro è credere a una sola verità, a un solo libro, a un solo popolo, a una sola lingua, a una sola religione. Pluralismo e democrazia sono da combattere a tutti i costi.
L’odio non è altro che un sentimento che si autoalimenta.
Il Covid ci ha insegnato la solidarietà, ad andare oltre la nostra famiglia per farcela tutti insieme, perché proteggendo gli altri proteggiamo noi stessi.
Senza gli altri non esistiamo. Ospitalità come civiltà.
Sono impressionata dal ribaltamento del concetto “dell’aver bisogno”. Quando l’invadenza diventa essenziale per poter sopravvivere, e lo “straniero” diventa necessario. L’urgenza di un trapianto ci dovrebbe far riflettere sul concetto di selettività…
“Ogni processo di integrazione origina dall’amicizia verso lo straniero che porto in me.”
La libertà sono le libertà, altrimenti sono fanatismo: non ascolto, non interagisco con gli altri, leggo un solo libro.
La calunnia è attribuire il non detto e il non fatto.
L’invidia verso chi ha raggiunto traguardi a cui noi non siamo arrivati.
Uno vale uno è solo una retorica populista, una malattia della democrazia, al solo fine della propaganda elettorale. Uno non vale uno.
Questo saggio scritto da Massimo Recalcati, psicoanalista tra i più noti in Italia, è una lettura che consiglio a chiunque voglia riflettere sulla mancanza di confronto, di solidarietà, di empatia, sul sapere senza conoscere, sul prendere senza voler dare, sull'angoscia del contagio, sul non mettersi mai in dubbio, sulla certezza di aver capito.
In brevi capitoli scritti in una prosa scorrevole e comprensibilissima conduce chi ha voglia, in una breve lezione di psicoanalisi. Interessantissima.
Buone prossime letture
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Commenti
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La tua valutazione, Mariaangela, mi invita a riconsiderare questo intellettuale di tanti successi editoriali.