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E io, ho già incontrato il mio Jacques Lacan?
Appena letto l’incipit del saggio autobiografico di questo psicanalista tra i più famosi in Italia, ho immediatamente capito che avrebbe dato una risposta, psicanalitica, alle domande che da sempre mi pongo.
Da cosa nasce questo trasporto anche fisico nei confronti di questo oggetto chiamato libro?
E’ un incontro, una esperienza emotiva, un appuntamento al buio al quale ci si presenta fiduciosi senza sapere chi ci sarà, se sarà gradito, se leggeremo ciò che vorremmo oppure ciò che non avremmo voluto sapere ma che dovevamo conoscere.
Ignoriamo tutto di lui pur anelando la sua conoscenza.
E’ successo di scoprire noi stessi, diversi da come immaginavamo, altre volte ancora siamo semplicemente rimasti stupefatti.
E’ sempre un nuovo viaggio, come cambiare per crescere, come aggiungere un tassello in più che ci porti a dire ce la possiamo fare, nel lavoro, nelle amicizie, nei rapporti interpersonali in genere, nella vita. E’ una continua crescita.
Altre volte abbiamo dovuto fare un passo indietro, sempre costruttivo. Mai per sentirci abbattuti o sconfitti. Anche quando abbiamo pianto di disperazione o riso fino alle lacrime di gioia, anche quando abbiamo capito di non aver capito, o essenzialmente appreso ciò che non sapevamo.
Io personalmente ho sempre detto grazie.
Come dice Recalcati, è tutto racchiuso in questo semplice concetto: io leggevo il libro, ma lui leggeva me. Ed era ciò che volevo. La lettura spia, cattura, anche fisicamente. E’ un attaccamento, come dice l’autore, sempre anche erotico. E’ il continuo scambio di sensazioni a instaurarlo. Quanto siamo disposti a lasciarci andare, quanto siamo disposti a cedere di noi, dei nostri pensieri più segreti e reconditi, quanto siamo disposti a scoprirli per affrontarli?
Recalcati ne parla come di coltello, corpo, mare.
Coltello perché “taglia la nostra vita offrendole la possibilità di acquisire una forma nuova”, una vita prima e dopo la lettura.
Corpo nell’accezione più erotica possibile, avendo il libro un suo corpo, un suo profumo, una sua consistenza, una sua sensualità. Mette in moto impulsi.
Un mare, perché è sempre aperto, scopre mondi.
E noi lettori siamo aperti a quel supplemento di valore.
Quanti nomi illustri si sono forgiati grazie agli incontri fatti nel proprio cammino…
Lacan con Freud, Philip Roth con Kafka, Beckett con Joyce e Proust…
E per me chi ha scandito un prima e un dopo? L’ho già incontrato?
Chi mi ha spinto, se è successo, ad approfondire me stessa? Cosa ho ricordato che pensavo, aver dimenticato?
Per l’autore i suoi incontri, Lacan, Sartre, Freud, Heiddeger… ne hanno indirizzato gli studi rendendolo filosofo prima, psicanalista poi.
Lacan è stata la sua “tyke” che ha spezzato la routine.
E io, ho già incontrato il mio Jacques Lacan?
In questa piacevole e impegnativa lettura, cercando di star dietro a discorsi a volte un po’ troppo impegnativi, ho trovato tante risposte e mi sono fatte tante domande. Ho letto con gioia e meraviglia ciò che pensavo ma non sapevo esplicitare.
Il mio viaggio è solo all’inizio.
Buone prossime letture.
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Commenti
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Si hai ragione infatti sono stata un po' combattuta sulla valutazione finale.
Ma verso la fine l'ho trovato un po' noioso e questo ha inciso.
Grazie
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Non ho mai letto il famoso autore. Da quanto scrivi pensavo a una valutazione più alta.