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Elogio della follia
 
Elogio della follia 2022-04-10 14:47:17 graphite
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graphite Opinione inserita da graphite    10 Aprile, 2022
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La Follia come unica Verità della vita

Provare a fare una recensione sull’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam equivale a fare una recensione sul perché della vita. Anzi, proprio sulla vita stessa. Questo testo, infatti, potrebbe essere la classica dimostrazione di quanto diceva Italo Calvino e cioè che un classico ha sempre qualcosa da dire.
Sebbene il testo nasca con intenti ironici, almeno ad una prima lettura, non è certo ironica l’idea secondo la quale tutta la vita sarebbe contraddistinta dalla Follia. E forse è proprio alla Follia che si deve qualcosa di così complicato come la Società umana e tutte le regole, spesso assurde, che la contraddistinguono. Non esclusa la Religione. O per meglio dire Le Religioni, come la Storia insegna. Un interessantissimo esempio di come quello che a noi sembra del tutto normale lo abbiamo in un piccolo libro, quasi ignorato: Papalagi, testo del 1920, il cui autore è Tuiavii, un capo indigeno delle isole Samoa. Senza dimenticare il più famoso esempio di Follia citato nel Don Chisciotte. Ma anche in questo caso una riflessione è d’obbligo: il grande Don Chisciotte, visto da tutti gli altri personaggi del romanzo come un folle, non era forse l’unico, tra loro, ad essere veramente felice? L’unico a trovare in tutte le sue (tante e spesso inutili) sofferenze, un lato nobile e consolatorio? Forse lo era perché aveva capito, prima e meglio degli altri, che, come diceva Seneca, la cosa più importante della vita non è renderla più lunga, ma più ricca.

Partendo da questi presupposti, quale filo sottilissimo potrà mai legare tutte queste realtà così lontane nel tempo e nello spazio? Ebbene quel filo è proprio la Follia. Una Follia che, si badi bene, Erasmo fa interpretare ad una donna. E forse non a casa. Infatti, secoli dopo, fu Clarissa Pinkola Estes che dimostrò al mondo, nel suo capolavoro Donne che corrono con i lupi, che le Donne (il maiuscolo è voluto) sono un mondo a parte. Un mondo magico e perciò per secoli ritenuto spesso folle.

Ma torniamo al nostro Erasmo ed alla sua Follia, circondata da adepti altrettanto deliziosi come Lei. Tra questi Filautia, ovvero l’amor proprio, definita la sorella gemella della Follia. Senza contare Kolakia, l’adulazione, Edonè, il piacere, Loto, l’oblio, Nigreton Ipnon, il letargo, fino ad arrivare a Misoponi, la pigrizia. Giusto per citare quelli a noi più noti. Ma a questo punto è la Follia stessa che preferisce chiarire immediatamente un punto: esistono due tipi di pazzia. La prima è quella violenta, figlia delle Erinni e con la quale non ha nulla a che vedere. L’altra, invece, è appunto la protagonista del libro ed è quella pazzia che affligge, in misura differente, varie categorie di persone e che dà origine alle tante anomalie della vita, spesso piacevoli, come l’Amore, o altre, più incomprensibili, come la Politica e gli affari di Stato. La dimostrazione? Nel primo caso, quello dell’Amore, non occorre portare esempi pratici: ce ne sono fin troppo, e troppo palesi, davanti agli occhi di tutti. Per la Politica, invece, basterà seguire il discorso illuminante, della protagonista.

Solo un folle, infatti, inizierebbe ad adulare il popolo per avere la sua approvazione. Solo un folle potrebbe desiderare di abbracciare tutte le incombenze politiche. E dal momento che è dalla Politica che nascono le città e le Nazioni, ed è in nome della Politica che si creano imperi e si fanno guerre, allora è dalla Follia che nasce viene regolata tutta la Storia del genere umano. Ma le guerre, come sappiamo, nascono anche a causa della Religione. Ed è in questo punto che Erasmo dimostra il coraggio delle idee che solo un grande uomo di cultura, e di pace, può avere: la Religione, per lo meno quella codificata da teologi e clero, è anch’essa frutto di Follia. Le parole pronunciate dalla protagonista contro la Chiesa sono un’accusa alla vendita delle indulgenze, all’adorazione delle reliquie e alle tante scelleratezze che un clero ormai corrotto e lontano dalla Verità di Gesù Cristo aveva inventato per ricevere soldi. O addirittura estorcerli con la paura delle fiamme eterne. Ma sono anche un’accusa ai dogmi ed alle fantasiose elucubrazioni pseudofilosofiche dell’epoca, elaborate da quei teologi che, volontariamente, hanno reso oscuro il messaggio originario del Cristo: la carità verso il prossimo. Non solo, ma anche la Fede, quella vera e sincera, potrebbe dimostrare varie affinità con la Follia, soprattutto se spinta ad un pauperismo inutile e ad un’autoflagellazione senza senso. In un’Europa dilaniata dalle guerre religiose, l’affermazione ha del rivoluzionario. Ancora di più se si considera che a farla è un uomo di Chiesa come, di fatto, era Erasmo.

Ma la Follia non guarda solo ai grandi peccati della società e della Chiesa. Il suo occhio risulta anche materno e benevolo. Infatti la Follia ha fatto anche dei grandi doni agli uomini: l’incoscienza e la risata.

Tipiche degli stolti, dei bambini e dei buffoni, permettono di dire la Verità senza dover incorrere nelle punizioni che i potenti infliggono a chi osa pronunciarla. L’antico adagio Castigat ridendo mores, ha ancora la sua valenza. Inoltre l’incoscienza permette di non avere contezza del Male presente nel mondo, come anche la Bibbia conferma. In Ecclesiaste, passo citato nel libro, si legge “Chi acquista sapere acquista dolore, e chi sa molto, vive in grande afflizione”. Un concetto ribadito poco più avanti con un’altra citazione dallo stesso libro: “Nel cuore dei sapienti dimora tristezza, in quello degli stolti letizia”. Da qui la possibilità, per chi non vuole cercare la sapienza, di avere, per lo meno, il grande, inestimabile, dono della serenità su questa Terra. Forti di questa speranza, continueranno a credere di avere la felicità a portata di mano. E quale miglior balsamo per l’anima, se non l’Illusione?

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