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Cuori in fiamme
Perché le donne si arrabbiano così poco? Perché quando lo fano e mostrano la loro frustrazione vengono considerate isteriche? Perché la rabbia femminile è socialmente inaccettabile? Perché siamo chiuse in una gabbia dalla quale non possiamo uscire? Queste sono solo alcune delle domande che sorgono spontanee dopo la lettura di questo volume di fondamentale importanza per chiunque!
So bene che le tematiche di disparità di genere creano solo tensioni e contrasti data la delicatezza dell'argomento. Forse il problema fondamentale è che si fa fatica ad ascoltare, a porre una vera attenzione sulle persone, sulle cose. Siamo ciechi o ci "conviene" esserlo. Trovo importante essere informati sulla società, su cosa succede, come essa si sviluppa, su come è stata e su come potrebbe essere. E la storia delle donne è una parte che non va dimenticata.
L'autrice porta alla luce alcune tematiche sociali partendo da un ricordo di famiglia per indicare quanto le norme di genere soffochino l'indipendenza della personalità, dell'anima dentro quello specifico corpo. Durante il giorno del matrimonio dei suoi genitori, tra i regali di nozze vi era un prezioso set di piatti e stoviglie, che la madre utilizzava solo in occasioni speciali: i figli non si potevano avvicinare. Soraya ricorda di aver visto la madre, dopo qualche anno, buttare a terra tutto il servizio dando sfogo a una forte emozione: la rabbia! Eppure non vi erano urla non uscivano parole dalla sua bocca, tutto era composto, imprigionato. Dopo aver finito e sorriso alla figlia, la donna tornò alle sue incombenze.
Chiaramente, l'episodio descritto risale a una generazione fa, e ci sono stati già notevoli cambiamenti, anche se molte donne e ragazze delle generazioni attuali, possono riscontrare una certa familiarità nel modo in cui questa signora si era sfogata.
Moltissime donne sono intrappolate nel ruolo di madre, moglie-partner, sorella, amica e devono seguire o fanno molta fatica a staccarsi da questa realtà che è per loro una seconda pelle. Ciò porta a una minore considerazione dei propri bisogni e a un maggior incremento del carco mentale (occuparsi della casa, familiari, amici) facendole diventare invisibili. Da qui si genera una valanga di frustrazione che porta poi a una rabbia repressa.
I temi trattati dal saggio sono molteplici e sono accompagnati da statistiche e studi che spesso (e tristemente) mostrano delle evidenti disparità in ambito domestico, lavorativo, economico, sessuale, legato al senso di sicurezza, libertà di espressione... Non è sempre così in tutti i settori e in tutte le società, ma non si può negare l'evidenza a livello globale. Vengono inoltre trattati temi quali la maternità, violenze e molestie, i pregiudizi e le discriminazioni in un mondo in cui si stanno facendo i primi passi per la parità, ma sono ancora troppo piccoli per portare ad un vero equilibrio tra i generi.
Viene anche aperta una parentesi per fare dei confronti anche con le comunità LGBT e degli afroamericani sia uomini che donne, che molto spesso, hanno meno voce in capitolo rispetto alle donne etero bianche.
Com'è possibile che ci siano ancora così tante difficoltà a staccarsi da una società di vecchio stampo, nonostante tutti i progressi fatti nell'ultimo secolo? Perché qui è più difficile cambiare? Perché gli individui non possono semplicemente essere se stessi senza ruoli da interpretare? Perché le donne non hanno il coraggio di alzare la voce per far valere i propri bisogni e diritti come gli altri? Perché le conseguenze di una tale richiesta spaventano così tanto? Una società equilibrata non porterebbe solo più vantaggi?
Nonostante i dati shockanti che si leggono tra queste pagine, c'è una speranza: che le donne riescano ad entrare a contatto con la rabbia, un'emozione forte, che permette di reagire a ingiustizie, se ben utilizzata in modo sano. Mostrando rabbia, la donna, l'individuo può mostrare di avere un valore e di reagire alle ingiustizie subite, perché anche se la donna è più soggetta a ciò, anche molti uomini vivono le stesse condizioni. E le ingiustizie subite non hanno genere.