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Super Uomo o Super Dio
Premessa: bisogna leggere un testo del genere, con nel molle è disturbante per diversi versi.
Vengono posti quesiti che hanno a che fare con l'uomo sin dagli albori dei tempi: cosa ci aspetta con la morte. Dio è morto? l'uomo attende un suo profeta, un Super Uomo, un Dio umano che porterà con il suo avvento la verità.
Sono teorie che enfatizzano il potere degli uomini e soprattutto possono essere state delle idee che hanno potuto contaminare certi movimenti totalitari che tanto dolore e distruzione hanno mietuto nella storia dell'umanità.
Il filosofo Nietzche è tra quelli più diretti e cupi che io abbia affrontato. Sicuramente il suo pensiero è tra quelli più negativi e privi di speranza che ci possano essere.
Egli riprende ed esalta il meraviglioso concetto di "nichilismo" tanto caro anche ad alcuni scrittori russi, come il Gigante Dostoevskij: se non ci sono regole giuste o sbagliate, allora tutto è permesso, tutto è possibile.
Per lui "Dio è morto" poichè in verità non c'è più nessuno a crederci vermante. Dissacra il Cattolicesimo, rinnega la sottomissione ad un essere superiore trascendente.
Il mito dell' Eterno Ritorno, con il Demone che striscia nel pensiero dei ognuno di noi e insinua il dubbio che ogni nostro dolore, perdita, disperazione è destinata a ritornare in questa mortale vita. Come l'Universo che affronta tempi ciclici, allora anche gli esseri umani saranno condannati a rivivere certi accadimenti della propria vita che pensavano fossero rimossi.
"Il tempo è in circolo". Per essere felici, bisognerebbe vivere questa vita così intensamente e liberamente da poi desiderare di riviverla e riviverla ancora. Ritornare al tempo presente, non deve essere dolore ma voglia di poter conoscere ogni cosa e attraverso la vera conoscenza liberarsi delle catene che ci ricurvano a una esistenza meschina e perfettamente uguale a quella di tanti altri.
Certi passaggi del libro, sono duri da digerire (almeno per il sottoscritto) soprattutto quando Zarathustra decide di professare il suo verbo agli stolti che incontra nel suo percorso. Le sue verità assolute sembra non possano ammettere replica. C'è un imperativo categorico in quello che egli dice. La verità non è fatta per renderci felici essa c'è per renderci consapevoli di quanto dolore e miseria regni in ogni animo umano.
Dimenticare se stessi, alzarsi all'albeggiare di un nuovo giorno e provare a lasciare una vita curva, piegata in se stessa, per affrontare questo nuovo tempo come se a svegliarsi si fosse destato un essere nuovo, quasi puro, dimentico del suo passato, propenso al suo futuro e soprattutto disposto ad abbandonare le proprie false certezze, per accarezzare una nuova vita seppur breve e dolorosa che possa essere, ma che almeno abbia come cammino quello di giungere alla verità, o almeno scorgerne un lembo, per capire finalmente o tentare di capire, ciascuno secondo propria coscienza ed intelletto, del perchè del passaggio per questa effimera e fugace esistenza.
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