Dettagli Recensione
Le dimensioni delle parole
Quante dimensioni ha una parola?
La forma, le lettere che la compongono e la definiscono.
Il significato, ciò che la trasforma in una freccia di comunicazione.
Nella nostra quotidianità spesso ci si ferma qui, a quel tanto che basta per parlare e scrivere. Ma, a cambiare la prospettiva, si può scoprire una nuova dimensione: il tempo. Tornare all'origine di una parola e ricostruirne il cammino significa allora ascoltare una storia e svelare una profondità, spesso ignorata o trascurata, di significati e sfumature.
Quello che Marco Balzano ci propone in queste pagine è un piccolo assaggio dell'affascinante mondo dell'etimologia. Dieci parole che tutti noi pronunciamo ogni giorno e che, per una volta, dismettono i panni di strumenti di comunicazione per diventare i nostri interlocutori. Le possiamo interrogare sulle loro radici. Possiamo giocarci, scorporando suffissi e prefissi o ricercando derivati e omologhi, per svelare parentele nascoste e affinità inaspettate. Possiamo ripercorrere la strada che hanno fatto, per cogliere gli snodi che le hanno allontanate dal loro germe iniziale, o addirittura per portare alla luce le mistificazioni, le contaminazioni, gli usi impropri di cui sono state vittime. E ogni cosa che esse ci sapranno raccontare ci permetterà di aprire una finestra su nuove riflessioni e possibilità.
Quest’operazione intellettuale è quasi un’indagine e racchiude tutto il piacere di scoprire qualcosa non solo di nascosto ma, in fondo, di misterioso e inafferrabile. L'etimologia è, infatti, una disciplina empirica, un viaggio la cui mappa è tutta da costruire ed inventare. Impossibile pensare, per i non addetti ai lavori come me, di avventurarsi in questo viaggio da soli; ciò nulla toglie però all'importanza di questo saggio, che è destinato invece a tutti e ha l'indiscutibile merito di offrirci una prospettiva nuova, che si ribella alla semplificazione e alla frenesia del comunicare, e ci chiede di salvaguardare la profondità e la ricchezza del linguaggio per diventare così "parlanti" migliori, e "pensatori" migliori.
"È in questa scommessa impossibile che vive il linguaggio: abbracciare una volta per tutte il senso ultimo delle parole e non riuscirci mai. [...] È questo rivelarsi senza mai svelarsi che le rende eternamente affascinanti. Come la poesia".
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Grazie per l'attenzione.
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