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Lezioni americane
 
Lezioni americane 2020-05-07 13:57:39 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    07 Mag, 2020
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Letteratura nel terzo millennio

Che Italo Calvino sia un grandissimo della letteratura italiana (non abbastanza riconosciuto, secondo me) trova ulteriore dimostrazione nel fatto che sia stato l'unico italiano ad essere stato invitato a tenere le Norton Poetry Lectures all'università di Harvard.
Proprio da queste conferenze nascono le “Lezioni Americane" qui contenute, e purtroppo pubblicate postume. In queste lezioni troviamo quella che, in fondo, è la visione che Calvino aveva della letteratura e degli adattamenti che avrebbe dovuto attuare per fronteggiare il millennio in cui siamo, ma che a quel tempo stava ancora approssimandosi (si era nel 1985). Cosa ancor più importante, Calvino si concentra su quel che della letteratura doveva assolutamente salvarsi.
Diversi sono gli spunti di riflessione datici dall’autore, ancor più sorprendenti se si pensa che molto di quel che viviamo lo aveva previsto con spaventosa esattezza: parlo ad esempio della supremazia del "software" sull'"hardware"; della società che ci bombarda di immagini che mano a mano si svuotano di significato e soffocano l'immaginazione figurativa degli uomini, travolgendo la produzione letteraria contemporanea con uno tsunami di vacuità. Oltre a considerazioni molto utili a chi aspira a scrivere, traspare anche il Calvino autore: le lezioni sono infatti un modo per analizzare meglio la sua opera, conoscere le idee e le intenzioni che hanno fatto da motore ai suoi lavori.
Seppure il caro Italo tenda a divagare e a perdersi nella sua grande cultura letteraria, a volte portando anche il lettore a non capire dove voglia andare a parare, ci sono pensieri illuminanti che credo siano utili, se non imprescindibili per l'autore "consapevole". Cosa intendo per autore consapevole? Intendo un autore come lo era lo stesso Calvino: un autore che non vuole semplicemente raccontare una storiella, ma che di una storia fa un mezzo per indagare il mondo in modi mai visti prima; che vede nella letteratura qualcosa che può arrivare dove nient'altro può farlo: oltre i limiti della realtà conoscibile. Solo fino a quando la letteratura continuerà ad avere questo obiettivo potrà dirsi veramente tale, secondo Calvino, ma anche secondo il mio modestissimo parere. Ora la domanda è: com'è la situazione per noi che questo millennio lo stiamo vivendo? Posso rispondere solo per me stesso e dirò che in alcuni scrittori tutto questo è ancora vivo, seppur attenuato; ma è riguardo alla mole e al "palato" dei lettori che ho qualche riserva. Sarebbe davvero interessante sapere cosa ne penserebbe Calvino, o qualcuno quantomeno accostabile alla sua caratura. Ma purtroppo figure di questo genere nel mondo scarseggiano, e dopo la dipartita di Umberto Eco (e forse anche Camilleri) mi sento di dire che che in Italia non ce ne siano davvero più.

“[…] tutte le «realtà» e le «fantasie» possono prendere forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale; le visioni polimorfe degli occhi e dell’anima si trovano contenute in righe uniformi di caratteri minuscoli o maiuscoli, di punti, di virgole, di parentesi; pagine di segni allineati fitti fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficie sempre uguale e sempre diversa, come le dune spinte dal vento del deserto.”

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Commenti

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Calvino è da sempre tra i miei scrittori preferiti. Per affetto, tendo ad essere indulgente anche sulle opere in cui mi convince meno. Ed è stato anche una colonna portante della nostra cultura, un intellettuale a tutto tondo.
Tuttavia, anche su questo secondo aspetto, sul suo ruolo di intellettuale e di "censore", da qualche tempo a questa parte mi sto chiedendo se non siamo stati magari anche un po' indulgenti e in soggezione...
Comunque, personaggio "over the top"
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
08 Mag, 2020
Ultimo aggiornamento:
08 Mag, 2020
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Ciao Pierpaolo,
ti dirò, Calvino è un autore che nella sua stessa produzione letteraria risulta molto eterogeneo. Per quanto riguarda me, ci sono alcune sue opere che ho amato tantissimo e altre che mi hanno lasciato un po' perplesso; questo credo sia dovuto al fatto che fosse un autore che amava molto "fare esperimenti", e questo viene confermato anche nelle sue "Lezioni americane". È lui stesso ad ammetterlo, più o meno implicitamente.
Per quanto riguarda la sua figura di intellettuale, io purtroppo ho potuto soltanto farmene un'idea; cosa certamente diversa dall'averlo visto "in azione". Certo è che la sua caratura riesco a percepirla a dispetto della sua morte avvenuta diversi decenni fa...
Valerio, la tua bella presentazione mi rincuora, perché è un testo che mi accingo a rileggere. Ricordo che mi era piaciuto molto : bellissime lezioni che danno nuovi strumenti per affrontare ed amare la grande letteratura.
Ricordo soprattutto il magnifico scritto sulla "leggerezza" .
Ciao Emilio,
in effetti è un titolo che si presta bene a una rilettura, giusto per rinfrescarsi un po' la memoria con concetti letterari importanti. Oltre a quello da te citato, a me sono piaciuti molto anche i capitoli su "Rapidità" e "Visibilità".
Wow lo sto corteggiando da mesi! Letto insieme ad altri per un esame, lo ricordo con immenso piacere, rarità per le letture imposte. Volevo rileggerlo, la tua recensione bella mi invita farlo quanto prima (dopo aver letto Hardy)!
Sempre attuale, io adoro lo sperimentalismo di Calvino.
Ciao Marianna,
grazie! Finisci con calma Hardy, e poi cimentati in questa bella rilettura :)
Ciao Laura,
credo che Calvino sia uno degli autori più dediti allo sperimentalismo che io abbia incontrato finora. Un altro è Queneau (che tra l'altro, se non sbaglio, viene citato proprio nelle Lezioni) ma onestamente lo reputo diversi gradini sotto.
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