Dettagli Recensione
La mente, il nostro più grande privilegio
Un libro interessantissimo, un saggio illuminante di scienze cognitive, ben fatto in quanto sin dalle prime pagine si ha sentore di preparazione, competenza insaporite di ironia da parte dell’autore. Parliamo di Steven Pinker, professore all’Università di Harvard, in Massachusetts, uno degli intellettuali più amati (anche contestati) al mondo.
Incuriosita dall’argomento e catturata dallo stile colloquiale e rigoroso ho impiegato un mese per leggerlo, ma solo perché volevo prolungarne la compagnia. Eh sì, sembra strano che un’opera scientifica faccia compagnia quanto un bel romanzo, ma con questo libro è stato così. Ho avuto modo di imparare cose nuove e riflettere su argomenti che già conoscevo in maniera sbagliata, così ho potuto arricchirmi ogni volta che lo volevo. Attraverso un linguaggio accessibile, condito talvolta da aneddoti umoristici Pinker ci mostra come funziona la nostra mente, come ci fa vedere, pensare, muoverci, provare emozioni (ira, disgusto, amore, piacere) , come funziona quando ci leghiamo a qualcuno in amore e in amicizia e lo fa spaziando tra le discipline più disparate!
Che cos’è l’intelligenza ? Il fare del male ed essere aggressivo è connaturato ad essa? In cosa consiste il libero arbitrio? Sono domande interessanti a cui Pinker dà e a volte tenta di dare una spiegazione, ammettendo la complessità della mente umana, frutto del nostro cervello che a sua volta è prodotto di una accuratissima e costosissima selezione naturale. Ho trovato interessante la parte dedicata alla critica che Pinker muove alla Dichiarazione di Siviglia sulla violenza (1986) che sostiene categoricamente che l’uomo non è nato per aggredire.
Il nostro insigne scienziato risponde:
“Gli esseri umani, è ovvio, non hanno un «istinto della guerra» né un «cervello violento», come ci assicura la Dichiarazione di Siviglia, ma non hanno neanche, propriamente parlando, un istinto della pace o un cervello non violento. Non possiamo attribuire tutto, nella Storia umana e nell’etnografia, alle pistole giocattolo e ai supereroi dei fumetti” (...) Per quel che vale, la teoria di una mente a moduli rende conto di spinte innate che portano ad azioni malvagie e di spinte innate che possono portare a evitarle.”
Teoria di mente a moduli. Sì questo è il fulcro di tutto il lavoro: la mente è una serie di moduli la cui organizzazione ha origine nel nostro programma genetico. La mente è frutto del nostro cervello e il cervello è prodotto dell’evoluzione e della selezione naturale. Questi concetti vengono puntualizzati spesso, soprattutto nei primi capitoli, poiché Pinker sostiene che il funzionamento della mente è simile all’ingegneria inversa (quella che si occupa di migliorare e replicare i software, i meccanismi, i dispositivi che mostrano di funzionare) e che il nostro cervello, abbracciando le teorie darwiane, è frutto della selezione naturale. L’homo sapiens differisce dagli altri ominidi che lo hanno preceduto, non solo per le palesi differenze di carattere fisico, ma soprattutto per il cervello più grande e pesante, che gli è costato tantissimo: gli è costato un indebolimento dei denti, delle unghie, una trasformazione fisica volta a permettergli di camminare in posizione eretta con una testa pesante non ciondolante e che non gli facesse perder l’equilibrio.
Ma la natura è avara. Ciò che non serve, porta via.
Se abbiamo una testa così grande è perché abbiamo un cervello speciale, siamo l’unica specie che si è evoluta al punto di raggiungere i risultati che vediamo adesso avendo a disposizione lo stesso tempo che hanno avuto tutte le altre specie viventi, che non hanno raggiunto però i nostri risultati.
Dai “buoni a nulla” della savana, siamo diventati dei veri e propri dominatori ( dèi, direbbe Y.N. Harari) grazie alla nostra mente prodigiosa, questo organo di computazione migliore per certi versi anche del computer, ottenuto comunque a costi altissimi: c’è da dire che se questi costi avessero superato i benefici ottenuti, la natura non ci avrebbe consentito un simile dispendio di energie. Dal punto di visto zoologico, l’uomo è unico.
Grazie al progresso in ogni campo l’uomo moderno dovrebbe essere felice, ma ... Troverete interessanti e anche ironiche spiegazioni al perché per l’uomo la felicità è davvero un mito. Non vi tolgo il piacere di gustarvi da soli questo meraviglioso saggio. Concludo col messaggio di speranza di Pinker : nonostante le guerre mondiali, le stragi e le distruzioni perpetrate dall’uomo ai danni dei suoi simili e del mondo che lo circonda,
“ la natura umana è tale che quando siamo di fronte a una situazione tremendamente critica, la nostra mente sa risvegliarsi e trovare un’alternativa. Questa è una facoltà dell’uomo» , aggiungo che, ovviamente, occorrono moltissimi anni, centinaia forse non bastano. Il progresso scientifico non corrisponde a quello umano.
Indicazioni utili
“Da animali a dei” di Y.N. Harari
Commenti
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Quanto al saggio te lo consiglio perché è fatto come si deve. Rigoroso, ricchissimo di argomenti, di indicazioni bibliografiche, ironico! Ciao
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