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Gioco o non gioco nella (in)felicità
In questo breve libro l'autore ci trascina nella difficile arte dell'osservare e smantellare, nel caso, le congetture e le assurdità tanto labili quanto impregnate di consistenza, che la diabolica mente dell'esperto pessimista/aspirante infelice insito nella razza umana si porta dentro e riversa fuori con astuzia acrobatica.
Umorismo, esempi e riflessioni si arricchiscono di numerose citazioni tratte dalla filosofia, letteratura, teatro, saggezza popolare e dalle scienze sociali, senza tralasciare un astuto utilizzo della penna sarcastica contro saccenti operatori che ricercano all'infinito le causa delle difficoltà esclusivamente nel passato, a ritroso, nell'essere fedeli a sé stessi, nella spontaneità etc, perdendo di vista la Vita nella quale "state giocando un gioco. Giocate a non giocare alcun gioco" .
Qual è la ricetta della felicità? È forse una chimera? Siamo sicuri di non andare alla ricerca, se non addirittura alla costruzione artificiosa e mentale, del suo esatto opposto: l'infelicità?
Nel paradosso rappresentato dalle innumerevoli sfaccettature e difficoltà insite nella comunicazione umana, nei rapporti con oggetti e/o relazioni, si smascherano gli artifizi. Ecco che le profezie che si adempiono da sé si colorano e i falsi miti contro cui sbattiamo costantemente il naso, ci accolgono. E quindi emergere la potenza creatrice o distruttrice dell'idea stratificata nella mente, la quale farà sempre in modo di darsi ragione con tutti i risvolti che ne conseguono nella realtà che attribuiamo agli altri, nonché nel destino che viviamo perché "il fato conduce dolcemente chi lo segue, trascina chi gli resiste".
Allora non resta che scegliere "liberamente" se fare, dire o essere se stessi così o comí, consapevoli che "psichiatri e psicologi non sanno ancora spiegare perché abbiamo la tendenza a farci ingannare dall'illusione delle alternative, mentre non abbiamo solitamente alcuna difficoltà a rifiutare sia l'una che l'altra alternativa quando esse ci vengono presentate separatamente, una alla volta. Bisogna imparare a utilizzare questo tipo di meccanismo se ci si vuole dedicare alla complicazione dei rapporti umani".
Leggendo le capriole che costantemente si ripetono nella vita di tutti i giorni, non possiamo che sorridere, di quel sorriso che fa riflettere non tanto sull'origine dei problemi, bensì sul fatto di non affrontarli, continuando imperterriti a dar la caccia alla chiave in un luogo in cui sappiamo non averla smarrita, perché dove l'abbiamo persa c'è troppa oscurità per mettersi alla ricerca.
Ma l'autore ci ricorda che nel gioco a somma zero, se così vogliamo intendere i rapporti umani in cui uno vince e dimostra la perdita e l'errore dello sconfitto, in questo gioco ci dimentichiamo che c'è una terza variabile: la vita. A questo punto resta a noi rivedere i termini del gioco in cui la prima regola è che non è un gioco ma una cosa molto seria nella quale la matematica può dir la sua.