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Il complesso di Telemaco
 
Il complesso di Telemaco 2019-05-20 11:10:13 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    20 Mag, 2019
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Il desiderio del Padre

Il complesso di Telemaco è un libro che spiega la disfunzionalità della nostra società con la mancanza del padre, che è anche mancanza del Padre, dunque mancanza di quel limite posto al godimento sfrenato (cui l’animale uomo tende) sancito dalla legge di castrazione o della parola, cioè dalla consapevolezza dell’esistenza dell’Altro.Il limite autoimposto sottrae parte del piacere ma conferisce umanità. Le conseguenze sociali del fatto che la legge del godimento non sia più controbilanciata dalla legge di castrazione o della parola, sono state illustrate nel film di Pasolini Salò, spesso frainteso come rappresentazione delle personali fantasie morbose dell’autore. Recalcati chiama a volte la legge della parola anche legge del desiderio dove con desiderio intende qualcosa di diverso ovviamente dal godimento, in quanto il desiderio comporta amore e sacrificio, anzi è il Desiderio che vale ogni sacrificio. Credo che il desiderio sia l’amore o il desiderio dell’amore nel senso più puro e assoluto. Ora la società di oggi nega la legge della parola o del desiderio che sia, come nega il fatto che esista qualcosa di così desiderabile da sacrificare ad esso il proprio godimento. Dal punto di vista sociale c’è quindi una rinuncia alla auto-limitazione della libertà di godimento, che porta a una umanità disumanizzata e comporta una forte pulsione di morte in un contesto di apparente libertà. Recacati chiama questa situazione particolare “la festa della notte dei Proci”.
Diventa in questo contesto difficile se non impossibile l’esperienza dell’amore adulto che è sempre un amare l’altro come altro, non come una proprietà. Invece, è difficilmente riconoscibile il male che è qualcosa che sta dentro l’uomo. Il male viene frainteso come qualcosa che viene da fuori, creando impedimento al piacere. Infatti, la perdita della legge della parola fa perdere anche il discernimento su se stessi.
Con la crisi della legge della parola non può non essere in crisi il ruolo del genitore. Se in passato il peggior genitore era quello che pensava di incarnare la legge della parola dicendo l’ultima parola, oggi il peggior genitore è il genitore che si sente figlio, narcisista e infantile. Molto bella l’idea di Recalcati che il genitore debba essere come Abramo quando sacrifica Isacco. Deve saper riconoscere che c’è una legge al di sopra di lui e deve non possedere i figli ma saperli affidare al deserto.
Certo, la condizione di mancanza del padre o di latitanza del Padre può essere una condizione positiva e piena di spinte creative, come lo fu per Leonardo da Vinci, non riconosciuto dal padre e cresciuto da due donne. La condizione di orfano è infatti la vera condizione di erede, di colui che è privo di qualcosa, dunque bisognoso. E comunque in mancanza di un padre, tutti però abbiamo un Padre, materialmente assente la cui presenza e il cui ritorno possiamo desiderare.
Recalcati dice infatti che ora siamo nell’epoca di Telemaco. Io credo che intenda dire che siamo nell’epoca dei Proci, del godimento mortifero e sfrenato ragion per cui chi si levi contro questo modo di vivere ponendosi a difesa della legge della parola diventa come Telemaco. Forse intende persino dire che per rinunciare al godimento mortifero bisogna avere un desiderio più grande che può essere un amore, una fiducia nell’amore che spesso ha una radice religiosa-cristiana di forte attaccamento al Padre. Il padre di Telemaco è una figura cristologica. Telemaco fa esistere il padre lottando per il suo nome, come Cristo fa esistere il Padre dando la vita per il Suo nome, mentre Edipo e Narciso sono due senza nome. Anche la lettura di Ulisse di Recalcati è la più bella che mi sia capitata. Ulisse cede a fondo perduto qualcosa di incomparabile (l’immortalità promessa da Calipso) in nome della legge della parola cioè per il desiderio di riabbracciare la famiglia. Come Ulisse pone a rischio tutto per amore, anche Telemaco per poter ricevere l’eredità paterna deve uscire a cercarlo, desiderare l’incontro con lui e rischiare la vita per quell’incontro. Bisogna saper rinunciare alla sirena del godimento mortale e credere alla possibilità di Altro godimento, di una resurrezione dentro questa stessa vita per diventare eredi di un padre e del Padre. Il pensiero di Recalcati ha una forte matrice cristiana.

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Commenti

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Bello trovare l'umanità dove all' apparenza sembra ci sia mostruosità. Mi piace molto questo libro, grazie per la tua recensione
Pensa che non ho mai letto Recalcati.
Molto interessante, segno subito.
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