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Donne che corrono coi lupi
 
Donne che corrono coi lupi 2019-01-07 22:01:22 Loba
Voto medio 
 
4.4
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
5.0
Approfondimento 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Loba    08 Gennaio, 2019

Non capire, senti

Questo libro mi ha accompagnato per un intero anno, necessario e denso come una bibbia per il fedele nel momento di confusione, di analisi interiore, generatore di domande e risposte nuove. Ma soprattutto di domande nuove.

Estés oltre essere una grande psicoanalista sudamericana, di stampo junghiano, è una appassionata scrittrice. Donne che corrono coi lupi è un saggio che nasce da anni e anni di ricerca dell’autrice relativamente a miti, favole e storie provenienti da tutto il mondo. L’altra caratteristica è il focus è nella donna, di tutto il mondo.

Estés ha scoperto e analizzato le storie che l’antichità ci tramanda per insegnarci qualcosa di necessario per non perderci. Questo è quanto ha cercato l’autrice nei suoi viaggi. Ciò che scopriva dentro alle storie lo utilizzava con le pazienti in terapia, consapevole che la narrazione di alcune storie porta l’evocazione di vari argomenti, archetipici potremmo dire, utili per affrontare determinati argomenti.

Queste storie suggeriscono come insegnamento più profondo, intimo e veritiero quello che la donna veda di sfuggita la propria “natura selvaggia” e possa pian piano accettarla, sceglierla per poi eleggerla come propria viscerale guida. Solo allora la donna sarà completa, quando riuscirà a “correre coi lupi”, con la propria lupa, con se stessa.

Leggere questo libro non è semplice, per apprezzarlo bisogna mettersi in mezzo, permettersi di rispondere alle numerose domande che nei testi l’autrice pone, quasi come fosse un’autoanalisi. E far ciò non è mai semplice. Ma è, a mio avviso, il modo più potente per vivere un libro, una canzone, un dipinto.
“Tutti noi cominciamo con un mucchietto di ossa abbandonate da qualche parte in un deserto, uno scheletro smantellato che giace sotto la sabbia. Sta a noi recuperare le parti. È un processo impegnativo: meglio affrontarlo quando le ombre sono dritte, perché molto bisogna guardare.”

L’immagine che mi è rimasta è quella di un grande fuoco, al centro di una radura circondata dal bosco, di fronte al fuoco c’è l’autrice, quasi come una cantastorie, una sciamana, una nonna che molto sa, ed io accanto a lei, a volte impaziente, altre sfuggente. Questa nonna porta una notizia molto bella, forse la più bella del testo: “Nel mito e nelle storie, le ossa rappresentano l’animo indistruttibile. Sappiamo che può essere ferito, anche storpiato, ma è praticamente impossibile ucciderlo.” “Le cose di valore psichico, se morte, possono essere resuscitate.”

Estés si rivolge soprattutto alle donne che a furia di nascondere la propria coda, tagliare gli artigli, lasciar crescere i capelli per nascondere le orecchie, hanno dimenticato la propria natura istintuale, perdendo la fiducia nel fiume rigoglioso che possedevano, non riconoscendo più l’innaturalezza dell’aridità vissuta quotidianamente. Le descrive come appiattite, affogate nell’inerzia e nell’incertezza e soprattutto sterili.

Questo libro può insegnare a sentirsi, di nuovo o per la prima volta: “Quando facciamo valere l’intuito, siamo come una notte stellata: fissiamo il mondo con migliaia di occhi”.

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