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Proibizione, trasgressione e colpa
I tabù del mondo di Massimo Recalcati propone una chiave di lettura della realtà dissipando le ombra dei tabù: “Senza la Legge non vi sarebbe né senso della trasgressione, né senso di colpa”.
I tabù e l’indagine degli effetti indotti dalla proibizione consentono di leggere fenomeni sociali (il tabù dello straniero) e individuali (il corpo nudo: nudità ed erotismo) mettendo in relazione la sfera privata con quella sociale (l’esibizionismo e la chirurgia estetica:“Non si tratta di godere nell’esporsi ma nello sconcertare chi osserva la scena, nell’infrangere non il proprio tabù ma quello dell’Altro”).
La rassegna è ricca: Narciso (“L’illusione narcisistica vorrebbe cancellare il tabù della dipendenza dell’uomo dall’altro”), Antigone (“La condanna a essere sepolta viva… ella si spinge a spezzare il tabù della morte”), il complesso di Priapo, il tabù della verginità, la mantide religiosa, Don Giovanni e il tabù della donna (“Senza la Legge non vi sarebbe né senso della trasgressione, né senso di colpa”), sino al tabù della morte e dell’eutanasia.
Si chiude con un paradosso (l’elogio di un nuovo tabù: la gratitudine) e con una domanda: pregare è diventato un tabù?
Bruno Elpis