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Diritto e senso di un destino a venire
Dopo aver trattato ed approfondito tematiche inerenti la figura del padre e della madre nella contemporaneità, ecco " Il segreto del figlio ", nuovo e conclusivo capitolo di un percorso intrafamifgliare tanto prezioso quanto esaustivo.
L' incipit e l' epilogo ci consegnano una verità inderogabile: l' amore figliale vero, duraturo, non è empatico, ne' si fonda sulla condivisione reciproca. Viceversa è basato sulla lontananza, sulla differenza, sull' incondivisibile, sul reale inammissibile del due.
Ogni figlio porta con se' un segreto inaccessibile ed inviolabile, espressione della sua unicità, e la vicinanza del genitore non si realizza in un desiderio di simmetria, fusione e comprensione, ma nella stima e nel rispetto per il suo segreto.
L'essere figlio è una verità universale ( lo siamo tutti ) con un debito verso il mondo che ci ha generato e caratterizzato biologicamente e geneticamente, ed una eredità, introiettando il dono ricevuto, soggettivandolo senza alcuna pedissequa ripetizione
Il figlio è sempre un erede, ma diviene anche un eretico, porta le tracce e le colpe del padre marcate sulle spalle, ma non sarà mai solo il figlio di quelle colpe.
Tutti noi conserviamo tracce mnestiche del messaggio dell' altro e siamo fatti delle parole dell' altro, a cominciare dal nome proprio. Il linguaggio ( codice ) trasmessoci alla nascita si trasforma in parola ( soggettivazione ).
Vi sono due narrazioni contrapposte che caratterizzano e riassumono il segreto del figlio e la sua conservazione. Una e' espressione ed essenza della tragedia greca e di un mondo fondato su una circolarità esistenziale in cui il destino è fondamento e non ammette eccezioni, l' inizio prevede e conserva la fine: " l' Edipo Re " di Sofocle.
L' altra è un simbolo della cristianita' , " Il figlio ritrovato " della parabola lucana, in cui si esplica il senso unico del perdono e dell' amore oltre la " Legge".
Edipo è un figlio innocente-colpevole, non sa di commettere una colpa ne' conosce le proprie origini, ma la commette. È il figlio dell' abbandono, non voluto, rigettato alla nascita, salvato miracolosamente. Il figlicidio di Laio ( il padre ) diviene parricidio, perché Edipo non riconosce e sovverte la Legge del padre. A sua volta diverrà padre, re salvatore e marito di sua madre, legandosi per assurdo ancor più alla figura paterna. Sarà il suo desiderio di verità a condurlo alla colpevolezza, una verità che lo condannera' all' accecamento ed all' esilio.
La sua colpa sta nel cercare un colpevole altrove, esulandolo da se'. Edipo e Laio sono inghiottiti da una opposizione a specchio. L' uno non riconosce la Legge del padre, l' altro non sa trasmetterla, ma il destino è già' scritto nell' oracolo ( che aveva predetto il futuro ) e non ammette alcuna via salvifica.
Viceversa nella parabola del Figliolo ritrovato si esce dalla ineluttabilità del destino nella sola via possibile, il perdono e l' amore. Vi è una iniziale analogia con Edipo, nel desiderio di fuggire da un mondo ristretto, di conoscere, esperire, errare. È un viaggio che causa uno strappo, una violenza, una trasgressione della Legge, la richiesta da parte del figlio della parte di patrimonio che gli spetta, misconoscendo il debito simbolico nei confronti del padre e riconoscendo solo il proprio credito ( in questo senso una traccia della adolescenza ipermoderna ) materiale.
È un viaggio da subito fallimentare, fondato esclusivamente sulla dimensione nichilistica del godimento, senza amore, conoscenza, umanità, desiderio. È una libertà vuota, anche se legittima nel desiderio di distacco dal nucleo famigliare d' origine, perché disconosce la Legge.
Il padre non crede di essere la Legge, non condanna il figlio ( come potrebbe fare secondo la Legge ebraica ), concedendogli la parte di eredità richiesta. Accoglie la sua urgenza di partire, il suo segreto, non rappresenta il padre-padrone, attende e non domanda.
Il ritorno del figlio, dopo avere dissipato tutto il patrimonio, si conclude con la riconciliazione,e la festa da parte del padre, ma la sua vita può essere rinnovata e rigenerata solo grazie al perdono ( conversione e resurrezione nascono da esso) ed all' amore paterno. E' il perdono a generare il pentimento ( e quindi la rinascita ) e non viceversa ( trattasi di un punto fondamentale ).
La legge del perdono sovrasta la legge del destino ( Edipo Re ), non è masochismo ( il porgere l' altra guancia ), bensì prevede una rinascita, una ripartenza, esula dal desiderio di pura vendetta ( narcisismo ) che Edipo e Laio nella propria simmetria oppositiva non possono avere.
Lo sguardo severo e punitivo della Legge ( del padre ) ha schiacciato per secoli la vita dei figli sotto il peso della colpa, impedendogli di vivere rimuovendo il proprio desiderio.
Ormai e' un tempo passato, superato, ma la sua assenza ai giorni nostri rischia di capovolgerne i significati.
Infatti dalla Legge e dal senso di colpa nasce il senso di responsabilità ( secondo Freud ) che oggi rischia di essere azzerato elevando a norma il narcisismo, l' insensibilità alla vita altrui ed alla sua differenza, trasformandoci in predatori.
L' assenza della Legge genera il dramma del vuoto della Legge, la cui inconsistenza e dissoluzione causa smarrimento. Il vero trauma non sta più nel senso di colpa di avere trasgredito la Legge ( vedi " Delitto e castigo " di Dostoevskij in cui vi è un trauma tra il proprio atto trasgressivo, il DELITTO, ed il ritorno della Legge nella forma del senso di colpa, il CASTIGO ), ma quello per cui uccidere non genera più alcun senso di colpa ne' di responsabilità, in quanto essa non riveste più alcun valore. L' atto commesso diviene assoluta normalità, coprendosi di indifferenza, noia, noncuranza, nessun tormento ne' lacerazione etica, e questo genera un nuovo trauma, insito nella assenza della Legge stessa.
Nella idea odierna di empatia, condivisione genitoriale, dialogo incessante con i propri figli, c' è il forte rischio ( per i figli ) di cadere in un lassismo privo di ostacoli, in una vita facile, senza pericoli e minacce, smarrendo quel segreto incondivisibile che separa i figli e li rende differenti.
L' empatia genera un'idea sbagliata di immedesimazione, è necessario rispettare l' unicità e la differenza della vita di un figlio, permettendogli quel viaggio distintivo che ne rafforza il desiderio. Ne' si deve credere che egli debba ripercorrere i nostri passi, i nostri desideri, i nostri interessi, che ripercorra la nostra vita, ma lasciarlo partire, errare, formarsi, perdersi, smarrirsi ( parabola lucana del figlio ritrovato ).
Il dono più grande di un genitore è lasciare il segreto del figlio al figlio, custodendolo, abbandonando l' idea e l' aspirazione alla comprensione reciproca, sempre pronto ad accoglierlo nel caso di ritorno.
Il mantenimento del segreto da parte del figlio, pur con modalità, forme ed in luoghi lontani, porta sempre con se' la traccia e la realizzazione della propria lingua primaria ( l' eredità' ), in fondo il suo segreto si svela diventando quello che è da sempre stato.
Ed allora, come Massimo Recalcati ci ricorda:..." non so davvero nulla della vita dei miei figli, ma li amo proprio per questo. Sempre alla porta ad attenderli senza pero' mai chiedere a loro di ritornare. Vicino non perché lì comprendo, ma perché stimo il loro segreto "...
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Commenti
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che con la giusta necessità di prepararsi un futuro abbandona frettolosamente il rapporto col genitore.Basta vedere come negli ultimi tempi si sono allargate le case di riposo.Il rapporto squilibrato umilia il genitore che in un certo senso si sente tradito per tutto quello che ha fatto per il figlio.
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