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Congedo
“Scopro che i miei pensieri vanno allo Shabbat, il giorno del riposo, il settimo giorno della settimana e forse anche della propria vita, quando uno sente d’aver fatto la sua parte e può, in coscienza, abbandonarsi al riposo.”p.54
Riconosco, in queste lettere, la scrittura lucida, semplice e consapevole di Oliver Sacks, un autore che mi guida da sempre. Le sue riflessioni sulla vita che trascorre irrimediabilmente, sono una carezza ad ogni persona che riflette e che si interroga sul senso della malattia e della morte, a partire dalla vita.
Non esiste la fine, quando si è vissuti coltivando il sentimento, il pensiero, la scelta di agire.
Vivere in presenza, capendo, coinvolgendosi, talvolta, compromettendosi con l’alterità è l’unica possibilità di offrire un senso alla mancanza, al limite, alla provvisorietà dell’esperienza umana.
Rimaniamo a perdonare l’onnipotenza e a riconoscere la paura, così, diventiamo vivi oltre la mortalità, nell’amore gratuito di relazione.
“Non posso fingere di non aver paura. A dominare, però, è un sentimento di gratitudine. Ho amato e sono stato amato; ho ricevuto molto, e ho dato qualcosa in cambio; ho letto e viaggiato e pensato e scritto. Ho avuto un contatto con il mondo, di quel tipo particolare che ha luogo tra scrittori e lettori. Più di tutto, sono stato un essere senziente, un animale pensante, su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sé un immenso privilegio e una grandissima avventura.”p.29
E, allora, io sono grata, sempre.
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