Dettagli Recensione
Inquietante ma pur sempre ospite…
Chi (cosa) è L’ospite inquietante di Umberto Galimberti?
È il nichilismo, una terribile realtà, già denunciata dalla filosofia di Nietzsche (“Qui si esprime il fondamentale dato di fatto dell’umano volere, il suo horror vacui. Quel volere ha bisogno di una meta. E preferisce volere il nulla, piuttosto che non volere” - F. Nietzsche, Genealogia della morale), che oggi alberga in pianta stabile negli adolescenti e nei giovani dei giorni nostri.
Sarebbe forse più facile contrastarla se si trattasse di un problema psicologico: ma purtroppo il nichilismo patisce una circostanza aggravante, perché è una condizione culturale, quindi non individuale, bensì strutturale.
L’opera si snoda nell’analisi delle cause, delle modalità e degli effetti di questo pericolo immanente nell’odierna civiltà con interessanti spunti sul desiderio (“Il desiderio rimanda alle stelle: de-sidera”), la forza d’animo (“Oggi la si chiama resilienza, una volta la si chiamava forza d’animo, Platone la nominava thymoeidés e indicava la sua sede nel cuore”) contrapposta all’indifferenza, le sostanze psicotrope e i santuari delle inquietudini giovanili, il potere simbolico della techno-danza. Scattando efficaci fotografie ai fenomeni del gregarismo contemporaneo: la generazione q dal basso quoziente intellettivo ed emotivo, il silenzio degli squatter, i ragazzi dello stadio e la violenza nichilista…
Possibile che il principale rimedio sia quello indicato da chi ha per primo ha smascherato il nichilismo della società occidentale (“Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte, scrive Nietzsche”)?
Giudizio finale: analitico, ospitale e inquietante al tempo stesso.
Bruno Elpis
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Commenti
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Qui entra forte anche un richiamo alla scuola, come luogo di studio, di responsabilità, di (auto)disciplina.
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Galimberti non è senza dubbio una lettura semplice, ma lascia il segno.