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Giacobbe o Giobbe Covatta?
"Se tu soffri per quello che fanno gli altri della loro vita la colpa non è degli altri ma tua che ti crei aspettative fuori dalla realtà, cioè nevrotiche.
E quindi sei una falsa vittima perchè sei soltanto vittima di te stesso."
Potrebbe essere riassunto in tali righe il messaggio alla base di questo libro di Giacobbe che, a ben vedere, si presenta come una sorta di appendice al precedente libro 'Alla ricerca delle coccole perdute', in cui l'autore illustra i fondamenti della teoria psico-evolutiva per spiegare le cause alla base della più diffusa forma di nevrosi, ossia quella ansiosa-depressiva.
Esse sono sempre imputabili ad una mancata progressione dell'individuo nella sua evoluzione psicologica da bambino --> adulto --> genitore.
Ed una delle conseguenze dirette della coazione (ossia persistenza) della personalità del 'bambino' è proprio la propensione dell'individuo al ruolo di 'vittima', ossia di persona che racchiude in sé il pessimismo cosmico, si sente perseguitato da tutto e da tutti e pertanto incapace di reagire, in quanto ogni suo sforzo sarebbe comunque annullato dall'accanimento del destino e della sfortuna nei suoi riguardi: come dire.. se la fortuna è cieca, la sfortuna ha occhi solo per lui.
Ovviamente, se c'è una vittima è inevitabile che ci sia come controparte un 'carnefice', colui cioè che la vittima vede come la fonte di tutti i suoi problemi.
Ma questa visione è fortemente soggettiva perchè nasce e si concretizza nella mente della presunta 'vittima'; il ruolo della vittima non è altro che la manifestazione dell'incapacità del singolo individuo di affrontare una qualsiasi difficoltà o problema che gli si pone davanti.. come appunto farebbe un bambino, che è una 'vittima' per definizione.
Non solo, ma con una più obiettiva visione della realtà, si potrebbe facilmente dimostrare che i ruoli di vittima e carnefice sono spesso intercambiabili e sovrapponibili: e se la 'teoria' esposta nel libro di Giacobbe si condensa nella frase iniziale di questo commento, le rimanenti pagine del libro non sono altro che esempi di chiaro stampo cabarettistico di quanto appena affermato, ossia della duplice immagine della 'vittima&carnefice': esempi tratti dalla vita quotidiana ma soprattutto dalla Bibbia, con particolare predilezione verso l'antico testamento.
E come non notare allora una forte analogia con la 'Parola di Giobbe', rivisitazione in chiave umoristica delle Sacre Scritture, dalla Genesi fino alla vita di Cristo, da parte di Giobbe Covatta che riscosse a suo tempo un notevole successo editoriale.
Tutto ciò per concludere che se - come me - avete già letto il precedente libro di Giacobbe "Alla ricerca delle coccole perdute" e la 'Parola di Giobbe', non avrete alcun valore aggiunto dalla lettura di questo libro il cui acquisto vi farà probabilmente sentire 'vittima' di una scelta editoriale con finalità puramente commerciali.
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