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Malamore di Concita de Gregorio
Questo interessante libro di Concita de Gregorio propone molteplici testi, che offrono una ricostruzione del genere femminile sotto la lente d'ingrandimento del "dolore"e della capacità di sopportazione, che entrano sempre in gioco nel legame tra donna e uomo, qualunque esso sia. Esiste una consapevolezza della debolezza maschile e una presunta forza femminile che si esercita nel tollerare la sopraffazione. Un eccesso di considerazione di sé: sarò capace di aspettare, di gestire la tua ira perché ne conosco l'origine. Concita de Gregorio ha indagato questa rischiosa illusione attraverso storie vere di donne che cercano di resistere ad abusi quotidiani. Il sopruso quotidiano subìto da molte donne, vittime delle circostanze e di uomini indegni, ma spesso anche di se stesse, abbandonate al proprio insano desiderio di dimostrarsi forti, invincibili, di mettersi alla prova anche a costo di sprecare la propria vita, deprezzarla e spesso perderla. Infatti, se la forza bruta e le sue esibizioni più esteriori sono appannaggio del sesso maschile, la millenaria arte della resistenza sottile e costante a un dolore continuo è cosa femminile. Il malamore è una pianta maligna la cui devota cura ha esiti catastrofici, e che deve essere sradicata senza esitazioni. Dargli acqua ogni giorno, alzare l'asticella della resistenza al dolore è una folle tentazione che può costare la vita.
Sempre efficiente questa scrittrice e giornalista, che avevo già apprezzato nel suo ultimo libro e che continuerò ad approfondire per il suo stile, il suo pensiero, la sua fermezza e la sua efficacia. In questo libro ho sottolineato svariate frasi che mi hanno colpita, tra queste ne ho selezionate due per chi non avrà la possibilità di leggerlo:
"Vince chi sa aprire la porta e guardare "con occhi più grandi". Non chi rifiuta di vedere, non chi per paura o soggezione non apre neppure, non vuol sapere né sentire. Vince chi apre, chi guarda, chi resta fermo e guarda meglio, poi richiude, torna su per le scale. Vince chi va all'inferno e ritorna" e ancora "I gatti mangiano i topi ed è inutile cucinare loro carciofi. La più grande prova di forza è affrancarsene, liberarsi di loro, imparare a evitarli, lasciarli soli. Questo sì è uno straordinario successo: non dover dimostrare più niente, non mettersi alla prova. Non affezionarsi all'errore. Non difendere la cattiva scelta... Non si indossano uomini che ci fanno stare peggio. Non ci si mette addosso qualcosa, qualcuno che ci sciupa. Sappiatelo, bambine, e ora andate sole".
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