Dettagli Recensione
La ricerca della felicità
Evidente e interessante l’approccio di questo saggio ci evidenzia tutti i modi con la quale noi, grazie alle nostre abitudini e al nostro modo di pensare, ci rendiamo sostanzialmente infelici. La ricerca stessa della felicità porta sempre più spesso all'infelicità. L’autore ci conduce in un percorso inverso verso la felicità, indicandoci appunto la strada che seguiamo per essere infelici, il percorso che ci porta all'avverarsi di profezie che vengono fatte e che il più delle volte facciamo anche in modo che si verifichino. Un saggio interessante che riporta esempi e concetti in maniera chiara e spesso ovvia, l’autore ha la capacità di farci capire come la psiche umana sia in grado di complicarsi la vita rendendola triste e di come, altrettanto semplicemente, possa essere capace di renderci felici.
Uno degli esempi che più mi hanno colpiti è il seguente:
-Sotto un lampione c’è un ubriaco che sta cercando qualcosa. Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa ha perduto. “La mia chiave,” risponde l’uomo, e si mettono a cercare tutti e due. Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto gli chiede se è proprio sicuro di averla persa lì. L’altro risponde: “No, non qui, là dietro; solo che là è troppo buio.”-
La comodità di rimanere sempre sulle stesse posizioni, di non cambiare per paura di dover affrontare una situazione scomoda, questo è uno dei modi per inseguire l’infelicità e non coltivare quello alla quale tutti aspirano, la felicità.
Un bel saggio che si legge in poco tempo e che fa riflettere sulle nostre abitudini e sulle nostre convinzioni sul tema felicità / infelicità
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Commenti
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L'inseguimento di una felicità che abbiamo magari davanti il naso, ma che per non spostarci di poco...non vediamo.
Ciao Riccardo, grazie!!
Metto in lista.
Pia
È vero bisognerebbe avere il coraggio di cambiare qualche volta, non è semplice ma solitamente porta giovamento.
Saluti
Riccardo
Spesso ci nascondono, rovinandoli, i rapporti più belli.
Grazie per aver apprezzato il mio commento.
Saluti
Riccardo
Ovviamente è un autocondannarsi.
Già Epicuro diceva che tra i mali peggiori c'è la sudditanza ai condizionamenti.
Penso sia più realistico parlare di serenità, conquistata con un equilibrio con se stessi, anche se talvolta possiamo sentirci pervasi dalla felicità, da accogliere come un dono.
Il consumismo credo sia la nuova forma di schiavitù, difficile starne alla larga, soprattutto se si vive nelle grandi città.
Grazie per il tuo commento
Saluti
Riccardo
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Ferruccio