Dettagli Recensione
Le mani della madre di Massimo Recalcati
Questo libro è un viaggio nella maternità, quindi in un’esperienza sconosciuta e inconoscibile per l’uomo, inteso come maschio. Questo incipit per ricordare a tutti gli esseri umani di sesso maschile (fra i quali includo anche Recalcati, anche se esimio psicanalista) che solo una donna, anzi solo una “Madre”, può provare dentro di sé tutto quell’insieme di sensazioni (prima e dopo la nascita del proprio figlio) impossibili da spiegare a parole. Per questo mi è sembrato che Recalcati abbia affrontato in punta di piedi questo delicato argomento nel suo saggio che, comunque, è una lettura interessante, scorrevole e ricca di esempi e di spunti nei diversi ambiti dell’arte, del cinema, della poesia, della letteratura e della psicanalisi.
”Madre è il nome dell’Altro che tende le sue nude mani alla vita che viene al mondo, alla vita che, venendo al mondo, invoca il senso”, ci dice, all’inizio del libro.
La maternità è un’attesa, ma l’attesa di una Madre è attesa di qualcosa di unico e irripetibile e non importa se quello che attende è il terzo o quarto figlio, poiché ogni figlio è unico e «destinato a modificare il volto del mondo». Inoltre l’amore materno, se è amore per il figlio reale, non è mai amore per una rappresentazione ideale, ma piuttosto amore per la sua irregolarità, per la sua stortura, per le sue particolarità e imperfezioni.
Una delle lezioni dell’essere Madre è quella di “andare verso”, aprirsi all’Altro, dicendogli: “Eccomi!”. Eccomi significa: “Sono qui per te, ti ho voluto, tu sei mio figlio” (la maternità nasce, infatti, già con il desiderio del figlio). Dove c’è presenza e contenimento la vita si umanizza. La genitorialità è innanzitutto presenza e parola e i genitori devono far sentire i propri figli non abbandonati, non soli. E’ una responsabilità illimitata senza proprietà, è per sempre e non chiede niente in cambio, è quell’Amore incondizionato di cui ognuno di noi ha bisogno per crescere e diventare “umano” e vitale. Secondo Lacan, la definizione più alta dell’Amore è: dare all’Altro ciò che non si ha, ciò che manca a noi stessi ed è questo l’Amore auspicabile.
Altrettanto importante per la genitorialità, però, è saper dire: ”Vai!” , quando necessario. La sfida della genitorialità è riuscire a tenere insieme l’”Eccomi” e il “Vai”, perché solo chi sa perdere chi ha generato può essere una madre autentica. Saper abbandonare un figlio, lasciare che lui possa fare esperienza della nostra assenza è importante quanto garantirgli la nostra amorevole presenza, perché rende possibile la sua alterità, la sua separazione da noi, visto che una Madre genera la vita, ma non la possiede.
Uno dei compiti fondamentali dei genitori è quello di lasciare andare i figli senza avere progetti su di loro che diventano destini, spesso con esiti infelici. Quella dei genitori è una responsabilità illimitata senza proprietà. Per cercare di svolgere il nostro “compito impossibile” la cosa migliore che possiamo fare è essere al servizio dei talenti e delle inclinazioni dei nostri figli, dando loro fiducia e facendo loro una promessa, che è l’eredità che possono raccogliere, che dice che se seguiranno i loro desideri, avranno soddisfazione nella vita, ed è una promessa che dobbiamo testimoniare con i nostri atti.
Un’altra cosa importante è che la madre non sia solo Madre, ma anche Donna, con i propri desideri e le proprie aspirazioni, perché solo esistendo come Donna può continuare a fornire ai figli l’ossigeno necessario per la vita. E’ fondamentale che la Donna non si auto-annulli nel ruolo di genitrice e in questo la può aiutare il Padre, nel senso di una terza persona, che intervenga a spezzare il legame esclusivo tra la Madre e il proprio figlio, affinché entrambi imparino e riescano a fare a meno l’uno dell’altra.
La maternità, però, oltre a grandi soddisfazioni porta con sé anche fantasmi d'onnipotenza, perché il bambino offre spontaneamente «quello che nessun soggetto maschile è in grado di offrire alla propria compagna», ossia «la sua stessa esistenza, senza riserva», per questo è molto importante che la Madre, ad un certo punto, capisca di doversi staccare dalla creatura che ha generato, donandogli la cosa più importante e necessaria per la riuscita della sua vita: la Libertà!
E sempre emerge, prepotente, anche il fantasma della Madre della madre: recidere simbolicamente questo legame è la condizione per un accesso positivo alla maternità (molto importante, infatti, nella vita di ogni donna, il rapporto che ha avuto con la propria Madre).
Recalcati condanna, nel suo saggio, in egual misura la Madre che sopprime la Donna (come accadeva nella versione patriarcale della maternità), sia la Donna che nega la Madre (atteggiamento che notiamo spesso negli ultimi anni), entrambe declinazioni patologiche dell’essere femmina.
A conti fatti possiamo affermare che il compito della Madre è un “tantino” impegnativo ed esserlo in modo giusto ed equilibrato è un’impresa difficile, al limite dell’impossibile.
Ma tutti i nostri sforzi sono ripagati nel momento in cui nostro figlio, a qualsiasi età, ci guarda con i suoi occhi grandi e luminosi, dicendo: ”Ti voglio bene, Mamma. Sei la Madre migliore che un figlio possa desiderare”. In quel momento andiamo in brodo di giuggiole e siamo disposte a “zerbinarci” per lui… Per quale altro uomo saremmo disposte a fare una cosa del genere?!?