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La brevità della vita
 
La brevità della vita 2014-08-24 15:46:56 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    24 Agosto, 2014
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La vita è breve : spendila bene !

Lucio Anneo Seneca non era certo uno stinco di santo. Nelle sua lunga e complessa vita di uomo politico, legato al potere che conta ( prima sotto l’impero di Caligola, poi pretore sotto l’impero di Claudio ed infine abilissimo factotum dell’imperatore Nerone), si mosse astutamente tra intrighi di palazzo, accuse di adulterio, momenti di piaggeria e incoerenza nei confronti di Claudio e di accondiscendenza colpevole ai misfatti di Nerone. Accumulò grandissime ricchezze e possedimenti ovunque, suscitando critiche soprattutto da parte di chi gli rimproverava una certa incoerenza rispetto ai discorsi severi ed agli insegnamenti austeri che propinava attraverso i Dialoghi. Fedele (si direbbe oggi) al motto popolare “Fate quello che dico ma non quello che faccio”, Seneca ci lascia comunque nella sua opera principale giunta a noi ( i Dialoghi, appunto) perle di saggezza, dalla provvidenza che fortifica anche nelle sventure, alla invulnerabilità del saggio, dalla più folle delle passioni, l’ira, alla felicità che risiede solo nella virtù, dalla tranquillità dell’animo e dai rimedi contro i vizi alle condizioni non infelici dell’esule, la cui patria è il mondo e via dicendo. Il Dialogo “De brevitate virae” è forse uno dei più illuminanti sul pensiero dell’Autore. Scritto nel 50 d.C., all’età di 54 anni, si compone di 20 capitoli . L’Autore scrive da vero filosofo, citando anche gli Autori da cui attinge forza e speranza : Socrate e la sua abilità dialettica, Carneade e la certezza del dubbio, Epicuro e la ricerca della serenità, gli Stoici ed il dominio della natura umana, i Cinici e la ricerca del trascendentale. L’assunto fondamentale è : la vita, apparentemente breve, non lo è affatto, basta viverla bene, spendendola senza disperderla in faccende inutili e non gratificanti. Coltivare la virtù è essenziale, quanto rifuggire da vizi di qualsiasi tipo. Dobbiamo ricercare la vera felicità, che consiste nel distaccarsi dalle beghe giornaliere e dagli affanni della vita quotidiana, quasi estraniandosene, per concentrare la mente su ciò che è essenziale : la natura di dio (Seneca lo scrive minuscolo, non intuendo ovviamente alcun riferimento al Dio dei cristiani), il suo aspetto, la sua volontà, il fine ultimo della nostra anima dopo il distacco dal corpo, e cita ancora, quasi per sottolineare il suo interesse naturalistico scevro da ogni forma fideistica di religiosità (Lucrezio non era ancora nato !), il mistero della forza di gravità, la composizione dell’aria che tiene sospeso ciò che è leggero e sospinge il fuoco verso l’alto, le meraviglie dei movimenti stellari… Filosofo ed acuto osservatore, Seneca ci invita a distaccarci dagli affanni della vita miserevole di ogni giorno, suggerendoci anche di dedicare il tempo solo a noi stessi (il messaggio cristiano non è ancora arrivato), rinunciando anche a studi sterili e inutili che non servono a niente. Anche se oggi un’idea contemplativa della vita, distaccata da passioni e conflitti, ci sembra sublime utopia, resta il suggerimento di usare bene il tempo che la natura ci assegna, ricordandoci di essere mortali e di non rinviare i saggi propositi ad un ipotetico futuro.

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Commenti

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Recensione chiara ed esaustivo Cesare, ma Lucrezio è nato nel 94 a.C. e morto nel 50 a.C circa. Pertanto nel 50 d.C il suo insegnamento e la sua opera erano noti e conosciuti.
Ciao Cesare.
Interessante commento, capace di relativizzare l'autore nella cultura della sua epoca e, nel contempo, trarne riflessioni utili adesso.
Tornando ai classici si ricava sempre qualcosa di positivo, che supera i secoli fino alla nostra sgangherata società.
In risposta ad un precedente commento
cesare giardini
06 Settembre, 2014
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Gaffe imperdonabile ! Chiedo scusa, mi sono troppo fidato dei miei vecchissimi ricordi scolastici !
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