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Viaggio sconvolgente nella mente di Billy
Questo libro è un viaggio. Se lo sia nel senso più psichedelico o nel senso più formativo sta a voi deciderlo. Per me lo è stato nel senso che letto questo libro non si può più essere gli stessi.
E' la biografia di Billy Mulligan arrestato e processato per stupro, del suo calvario legale ma soprattutto del suo calvario riabilitativo tra ignoranza, supponenza, ostilità, incredulità e incompetenza degli staff degli istituti penitenziali e riabilitativi a cui Billy viene affidato e dell'opinione pubblica e politica.
Leggendo non mi sono mai messa a giudicare Billy per quel che aveva fatto, ma mi sono ritrovata a vivere il suo stesso calvario. E all'ultima pagina non ero più io.
La vita di Billy è un paradigma estremo di quel che noi adulti siamo capaci di causare ai nostri bambini: violenze fisiche, verbali, psicologiche o semplice indifferenza. Mostri che i bambini non sanno affrontare. Nella maggior parte dei casi i bambini crescono, più o meno traumatizzati, più o meno scompensati... ma Billy no, lui si spezza, si frantuma. Ogni trauma crea una persona diversa nella sua mente che gli sottrae tempo e coscienza. Quando Billy è fortunato l'altra persona è un meccanismo di difesa, di protezione, di auto-realizzazione, ma quando non lo è, l'altro è il suo lato oscuro senza filtri e senza barriere.
Il vero Billy inizia a dormire a 16 anni. Le sue altre persone lo mettono a nanna per evitare che si suicidi. Ed è sconvolgente pensare che dentro di lui vivano altre 23 persone: ognuna con i propri pensieri, i propri caratteri fisici e dialettici, le proprie relazioni e i propri desideri. Non si conoscono nemmeno tutti, ma si danno delle regole per sopravvivere. Come in ogni comunità ci sono le mele marce e Billy si ritrova nei guai. Come in ogni comunità ci sono le eccellenze.
Se Billy non avesse subito abusi, sarebbe stato un bambino prodigio e un adulto geniale. Ma Billy gli abusi li ha subiti e ha continuato a subirli a causa della sua patologia mentale scarsamente conosciuta e spesso sospettata. E Billy è diventato una sorta di freak a cui solo pochi dal cuore privo di pregiudizi sono riusciti ad avvicinarsi e a fargli del bene.
Lo stile è crudo, giornalistico, essenziale. Lo capisco e lo condivido. Entrare nella mente di Billy è l'unica cosa che conta e Daniel Keyes riesce a portarci dentro.
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Commenti
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Non tratto dal libro, ma riferito ad una storia molto simile, è il film "Dead man walking", che consiglio: per capire l'assurdità di un certo sistema carcerario (e, nel caso del film, soprattutto della pena di morte) bisogna raccontare le storie di persone giudiziariamente colpevoli (non come, negli anni '60, quando si raccontavano storie di errori giudiziari). Alla fine, si capirà quale è il dramma di chi, per mestiere, giudica le peggiori colpe degli uomini.
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Pia