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La vita felice
 
La vita felice 2014-02-25 16:24:17 GLICINE
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3.8
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
5.0
Approfondimento 
 
2.0
Piacevolezza 
 
4.0
GLICINE Opinione inserita da GLICINE    25 Febbraio, 2014
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FELICITA'.......

L’autore risulta essere “uno degli scrittori contemporanei di lingua inglese più noto e apprezzato”.
Questo libriccino si legge in qualche ora. E’ da molto tempo che faceva capolino dalla mia libreria, così mi sono decisa a leggerlo…. Titolo importante! Chissà cosa credevo di trovare, racchiuso come un tesoro, tra le parole di questo autore, quando decisi di acquistare il libro…..
Ad oggi lo spirito con cui ne ho intrapreso la lettura, è stato di pura e semplice curiosità… Nessuna aspettativa particolare, nessun intenzione di scoprire qualche fortunata ed illuminata teoria per intraprendere la, desiderata da tutti credo, vita felice….
Ed è con questo atteggiamento di tranquilla e pacata curiosità che ho iniziato il mio “viaggio”…. Che dire; di primo acchito riconosco la grande cultura dell’autore, che è riuscito a fare una veloce carrellata attraverso i secoli, di come l’uomo si è sempre posto nei confronti della desiderata e sognata felicità, di come si è comportato per raggiungerla, per definirla, per incasellarla.
Scopriamo le più bizzarre e originali teorie…Da quella legata al mito classico di Epimeteo, per la quale, l’uomo è in continua evoluzione e sviluppo, portando in sè una costante inquietudine, da non essere sicuro del proprio posto nel mondo e del proprio controllo sui fatti che accadono…. A nuove correnti di pensiero che vedevano la storia come progressiva e quindi, la possibilità di felicità valutata per i posteri e non nel presente. Montaigne afferma che :“la più grande cosa del mondo è saper essere per sé”; Sir Henry Wotton offre una riscrittura del secondo epodo di Orazio “Felice chi….” Etc…
Fino ad arrivare ai giorni nostri: “la felicità è una condizione a cui tutti aspiriamo e, qualunque posto abbiamo nella società, riteniamo nostro diritto godere.”
L’autore si domanda: “ Come è possibile, se le fonti principali dell’infelicità umana, della miseria e della desolazione sono state in larga misura eliminate-, l’ingiustizia sociale su larga scala, la fame, malattie come la peste, la certezza quasi assoluta di una morte prematura-, che la felicità eluda ancora tanti di noi? Cosa dentro di noi, o nel mondo da noi creato, continua a tenercene lontani?”
Già! Dico io.... Come sarà possibile?
A questo punto emerge quasi provocatoriamente, l’accezione comune che la felicità la si raggiunge attraverso il corpo. Da qui l’ossessione nella cura del corpo, nel piacere fisico, il mondo materiale o fisico, diventa più importante della vita interiore, quindi il fallimento dell’immagine e delle prestazioni fisiche portano a nuovi tipi di umiliazione e di infelicità, come l’allungarsi della vita stessa, con tutte le problematiche che ciò comporta.
Un altro problema poi, deriva dal fatto che la felicità come stato interiore non è quantificabile in primis, ma è un indice del tutto soggettivo e quindi non statisticamente rilevabile e studiabile.
Insomma, Malouf ne parla e molto, della felicità, in modo superficiale, senza addentrarsi in modo particolareggiato nel discorso, così da non avere più che un’ infarinata dell’argomento (ma sfido chiunque a poter dirimere la questione….)
Interessante, al termine della riflessione dell’autore, è poter leggere le repliche che voci autorevoli hanno portato a tutto lo scritto di Malouf (in molte ho avvertito i miei stessi dubbi…).
Non esiste una “ricetta della felicità” che possa andare bene per ognuno, ma, nella mia conclusione, oso ancora di più….. Se ci fosse una “ricetta” personalizzata, basata su cose materiali, o su idee di buona convivenza civile, non sarebbe comunque sufficiente per permettere il raggiungimento della felicità….
“L'uomo esce dalle mani di Colui che è per eccellenza la gioia senza limiti di spazio e di tempo, ossia Dio. E non può che sentire in sé "la voglia di essere pienamente felice. Ma la felicità è Chi ha messo in noi questo anelito insopprimibile, ossia Dio. Cercarla altrove è utopia. Purtroppo noi la cerchiamo ovunque, dando nome di gioia a qualsiasi cosa ci capiti tra le mani fosse anche veleno. L'importante è che, sia pure per un attimo, faccia sentire il brivido di un qualcosa che assomiglia alla gioia….”
( credo di aver chiarito infine anche la mia posizione in merito...)
La lettura è piacevole, culturalmente stimolante, con anche inserita una critica motivata e costruttiva… Ne consiglio la lettura per passare qualche ora gradevole e di riflessione…

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