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Un coinvolgente saggio romanzato
Quando il carattere illuminato di una critica neutrale e ben fatta assume le sembianze di un saggio letterario, firmato per giunta Virginia Woolf, ecco nascere Una stanza tutta per sé.
Il tempo scorre, scivola tra gli istanti così come tra i secoli, ma la coscienza alla base di quella che è la verità è una sola, soltanto una. Ed è la stessa. E' la realtà.
E non c'è tempo con la sua tirannia che tenga; non c'è convinzione o convenzione che possa alterare gli effetti e soprattutto la genesi di questa realtà. La sua verità è una sola, una soltanto. E potranno essere infinite le sue interpretazioni, ma queste non faranno della verità stessa qualcosa di lontano da se stessa e dalla sua "integrità".
Piuttosto, al massimo, la coloreranno e la coloriranno; la modernizzeranno o ne faranno miriadi di fili di una ragnatela conformista e stantìa che con la sua polvere farà paura ai posteri che vi si imbatteranno.
Oppure ne faranno un ispirato saggio letterario.
Per questo, benchè personale possa sempre essere il parere individuale; benchè in questo caso si tratti di una donna che tratta l'argomento 'donne'; e benché il giudizio di una donna nei confronti delle donne possa raramente risultare non-fazioso, e per esser giusto dovrebbe anche esularsi dall'essere eccessivamente accondiscentente – altrimenti non si tratterebbe più di un giudizio, ma di un elogio pro parte -; per tutto questo, ed in primis per il valido e valoroso obiettivo di valutare la realtà super partes con intenzioni umane ed uno stile squisitamente romanzato, vale la pena leggere l'opinione analitica ed ispirata della coscienziosa scrittrice che è Virginia Woolf ed imbattersi nella sua modernissima – e modernista - forma mentis.
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