Dettagli Recensione
“Maledetti bastardi, sono ancora vivo!”
“Robbe', cos'è un uomo senza laurea e con la pistola?”
“Uno stronzo con la pistola.”
“Bravo. Cos'è un uomo con la laurea senza pistola?”
“Uno stronzo con la laurea.”
“Bravo. Cos'è un uomo con la laurea e con la pistola?”
“Un uomo, papà!”
“Bravo, Robertino!”
Suo padre ce l'ha messa tutta per inculcargli un certo modo di stare al mondo, ma Roberto Saviano ha capito da solo che l'arma della parola non è meno potente, e ha deciso di usare quella per sentirsi un uomo.
Il suo libro più famoso, oltre a mettere drammaticamente in luce l'ambiente in cui è nato e cresciuto, dà l'esatta percezione del tempo in cui viviamo. Sensazione a volte fastidiosa ma necessaria, come la verità nuda e cruda.
Lo immagino percorrere chilometri con la Vespa attraverso la sua terra sfruttata, avvelenata, insanguinata, spinto dalla necessità di capire tutto, di conoscere a fondo le dinamiche di un'economia criminale di portata mondiale, che nasce in un territorio “dove la ferocia è annodata agli affari, dove niente ha valore se non genera potere”. Ferocia delle più brutali (ci sono pagine davvero sconvolgenti), mezzo veloce ed efficace per oliare all'occorrenza certi meccanismi inceppati.
“Gomorra” è un libro scomodo, tocca i nervi scoperti di molti e punta il dito contro il volto “pulito” del sistema, quello mondato dal sangue, che si afferma fuori dalle terre di camorra creando sviluppo e lasciandosi la “monnezza” alle spalle.
Perché questa è la logica di fondo del crimine: se qualcuno di camorra ci muore, qualcun altro ci vive, e alla grande. A tutti gli altri non resta che voltare la testa dall'altra parte e cercare di tirare a campare. Ribellarsi, rivendicare la forza della parola contro chi ti impone il silenzio, può costarti caro.
Ma Saviano è uno di quelli che ha scelto di correre il rischio, l'unico modo “per considerarsi ancora uomini degni di respirare”.
Nell'ultima pagina – fra le più intense - riprende le parole gridate a squarciagola da Papillon, l'evaso dalla Cayenna protagonista del romanzo di Henri Charrière e dell'omonimo film:
“Maledetti bastardi, sono ancora vivo!”. Messaggio rabbioso, intrepido grido di libertà.
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Commenti
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Io il film non l'ho visto proprio perché scoraggiata da quel dialetto incomprensibile.
Non so cosa ne pensate voi ma, secondo me, Saviano dovrebbe continuare a scrivere libri o articoli giornalistici ed evitare la TV.
Io lo trovo noiosissimo in TV!
la miglior recensione letta su Gomorra da quando è stato pubblicato il libro !!!
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