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C’era una volta l’italiano
Da diversi anni assistiamo a un graduale svilimento, se non addirittura a un imbarbarimento, della nostra lingua.
Gerghi, frasari, idiomi locali nazionalizzati, linguaggi del tutto atipici come il politichese regnano ormai sovrani e, quel che è peggio, si trasferiscono dal parlato allo scritto, rendendo di fatto spesso incomprensibili concetti che invece avrebbero bisogno di un’esposizione con uno strumento univoco tale da essere accessibile nel settentrione come nel meridione dell’Italia.
Anglicismi scimmiottati, neologismi spesso inutili rendono la nostra lingua un’accozzaglia di parole e di suoni propri di un mosaico le cui pietruzze sembrano messe lì a caso.
In questo contesto, di per sé dirompente, si inseriscono anche i frequenti errori di chi, per corsi di studi, dovrebbe essere in grado di ben esprimersi in italiano. Non si tratta di certo di quel 20% di analfabetizzati, che danno la misura del basso livello della nostra istruzione, bensì di tanti laureati, nonché scrittori, che procedono imperterriti confondendo il congiuntivo con il condizionale, sbagliando gli accenti e ignorando sistematicamente la punteggiatura.
Probabilmente il fenomeno è dovuto a un cattivo insegnamento, come emerge anche nell’intervista che ho fatto a Lorenzo Montanari, docente di materie letterarie, autore e/o coautore di testi didattici, fra i quali questo Pronto soccorso dell’italiano che non è e non vuol essere un Bignami della nostra lingua, ma che permette di chiarire più di un dubbio, quel dubbio che dovrebbe esistere anche negli italianisti, perché è evidente che tutto non si può sapere perfettamente, tanto che imbattersi in qualche lacuna è sempre possibile.
Si tratta di un volumetto di facile e rapida consultazione, giusto appunto per fugare dubbi o risolvere le piccole problematiche che si incontrano soprattutto nello scrivere in italiano, giacché la lingua parlata sovente nasconde queste carenze e il vero dilemma sorge quando si tratta poi di mettere nero su bianco ciò che si intende dire.
La finalità del volume del resto è ben evidenziata nell’introduzione dello stesso autore, che si rivolge al lettore senza enfasi o saccenza, ma con la consapevolezza che qualche cosa occorre pur fare per frenare il degrado della nostra lingua.
E così è nato questo Pronto soccorso che non ha la pretesa di insegnare l’italiano, a cui altre sedi istituzionali dovrebbero essere incaricate, ma di chiarire, di aiutare chi già è in possesso di una discreta conoscenza, ma che comprende che a volte possono sorgere dubbi, per i quali è necessaria una risposta certa e rapida.
Il libro è diviso in tre capitoli tematici (Ortografia, La punteggiatura, Il congiuntivo e il condizionale, questi sconosciuti!) e porta due appendici, veramente utili: Le pagine del pronto soccorso, con l’indice ortografico delle parole più frequenti e sbagliate e con le tabelle dei verbi al congiuntivo, e l’Appendice 2 con le soluzioni degli esercizi Mettiti subito alla prova.
Non mi dilungo troppo nella spiegazione dei contenuti dei capitoli e al riguardo basta sapere che in Ortografia si parla, fra l’altro, degli accenti e degli apostrofi, in La punteggiatura si chiariscono gli usi della virgola, del punto e virgola, ecc., e che in quello relativo al congiuntivo e al condizionale si fa piena luce sul loro utilizzo, nonché sulla correlazione non infrequente fra un tempo e l’altro.
Il tutto è posta in forma gradevole, per nulla greve, al punto che spesso si finisce con il cercare, oltre a ciò che serve, anche qualche cosa d’altro, quasi fosse un gioco sfogliare queste pagine e mettersi alla prova.
E si impara, s’impara molto.
Jucunde docet, dicevano i latini, e lo stesso ho detto io quando ne ho ultimato la lettura.
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Commenti
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Penso che abbiate ragione entrambi.
Mi rifarò ad una teoria scientifica per parlare di lingua...sconfessatemi:
La lingua (dal latino lingua; probabilmente dalla radice protoindoeuropea *dang-va[1]) detta anche idioma (dal latino idioma, dal greco ιδίωμα, "peculiarità", "idiosincrasia", "proprietà") è un sistema di comunicazione verbale o gestuale proprio di una comunità umana. Indica quindi il modo concreto e determinato storicamente in cui si manifesta la capacità del linguaggio umano dal quale si distingue in senso proprio. (Da Wikipedia)
Si tratta di un codice, un sistema appunto di comunicazione (azione del mettere in comune).
Il senso è farsi capire comunicando attraverso questa lingua. Antoine-Laurent de Lavoisier, scientificamente, ci diceva "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma." e come non applicare una tale teoria scientifica alla lingua e quindi anche al NOSTRO italiano. Tutte le lingue del mondo tendono a "contaminarsi" per rendere sempre più comprensibile la comunicazione.
Però questo, come ben sostiene il Dott. Montagnoli, oggi sfocia in un "abuso" di contaminazioni. Una cosa è rendere più spendibile una parola un'altra è ucciderla per una convenienza senza alcuna giustificazione. TVTB, MMT e tantissime altre abbreviazioni stanno svilendo l'eleganza della nostra lingua "volgare". Sostantivi o verbi di origine straniera uccidono il nostro italiano, ma scusate se si chiede a qualcuno cosa si intende per stalking secondo me su 10 persone ci saranno 11 interpretazioni differenti e questo perchè? Fa più "Cool"/"Chic" usare un termine di lingua straniera? AAAh cool e chic stanno per ELEGANTE il primo come traduzione informale (perchè cool letteralmente starebbe per la parola italiana freddo-fresco). Proprio l'altro giorno ero con due colleghi che pensano di scrivere e parlare correttamente in lingua italiana e nel formulare un'informativa (un atto proprio del mio lavoro che non sto qui ad illustrare) i due volevano utilizzare il termine BAIPASSARE ed il sottoscritto ha consigliato "ma perchè non scriviamo scavalcare o aggirare?", in un determinato contesto; i due sorridendo mi han guardato quasi dicendomi "antico", allora ho respirato e dopo che si era scritto il documento ho detto loro: "signori BAIPASSARE è un termine di derivazione anglosassone ed io vi suggerirei di scriverlo BYPASSARE" IL PIù IMPEDITO DEI DUE HA RISO DICENDOMI CHE IN ITALIANO SI "DICE" BAIPASSARE, ed io sornionamente ho detto certo, appunto si pronuncia così ma "forse" si scrive bypassare. Si è consultati alcuni dizionari ed ecco la verità BYPASSARE.
Secondo me la nostra lingua purtroppo si sta trasformando sempre più in un'accozzaglia di neologismi e termini poco utili, snobbando per una questione di moda "esotica", la GRANDE LINGUA ITALIANA.
Scusate l'intervento.
Syd
PS con questo non voglio dire che la nostra lingua italiana non debba subire delle delle trasformazioni dovute ad un adeguamento culturale e storico-funzionale.
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