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«La cultura è un coltello affondato nel futuro»
Svoltesi fra il luglio e il settembre del 2011, le venti conversazioni che Erickson presenta in questo breve libro, opera di uno dei più grandi pensatori contemporanei, Zygmut Bauman, in collaborazione con Riccardo Mazzeo – brillante interscambio sviluppatosi intorno al ruolo dell’educazione, nella ricerca di una più chiara comprensione delle diverse modalità e dei diversi ritmi secondo i quali le realtà giovanili stanno mutando –, offrono un quadro d’insieme del moto di idee e sentimenti caratterizzanti il gap generazionale e gli antagonismi economici crescenti, ma anche della minuziosa capacità di osservazione dell’autore, e colpiscono per le ampie riflessioni sulla significativa trasformazione dell’assetto sociale che ha condotto all’avvento della «Primavera araba» e alla tendenza, come lo stesso Bauman racconta, all’«indignazione» attraverso l’emergere di una politica «a forma di sciame». In essa l’autore, anche attraverso il confronto con altri intellettuali del nostro tempo, scorge i sottintesi del crollo di aspettative di un’intera generazione in una società capitalistica come la nostra in cui – nei termini dello stesso Bauman – «l’ultima barriera che si frappone tra i giovani e la loro rottamazione è questa nuova capacità che mostrano di fungere da serbatoio per gli eccessi dell’industria dei consumi». Un processo economico continuo, più che mai aperto allo sviluppo, di cui Zygmut Bauman ripercorre le accezioni e la diffusione riprendendo e precisando il concetto di «consumatori difettosi», puntualizzando con Riccardo Mazzeo il significato che ha accompagnato in Gran Bretagna gli emblematici disordini a Manchester, presto dilagati nel paese a suon di saccheggi e scorrerie – un resoconto diretto e di grande immediatezza della «rivolta di consumatori frustrati».
Alla radicalità e alla complessità delle trasformazioni economiche e sociali fa riscontro anche un cambiamento radicale delle tendenze culturali. Invale «una cultura del disimpegno, della discontinuità e della dimenticanza». Un punto di vista, quello di Bauman, straordinariamente attento alla dimensione «liquido-moderna», bene espressa dalla TV e dai social network; riguardo ai quali, Riccardo Mazzeo opportunamente cita la seconda delle 44 Letters from the Liquid Modern World: «[…] una volta che si vada in rete, non si ha più alcuna possibilità di stare completamente e veramente da soli. E se non si è mai soli, sarà molto meno probabile che si legga un libro per il piacere di farlo, che si faccia un disegno, che si guardi fuori dalla finestra immaginando mondi diversi dal proprio» (Bauman, 2010). Nonostante l’indubbia preoccupazione manifestata dal pensatore, non potrà sfuggire al lettore la concezione di una «rivoluzione permanente», da attuarsi “genuinamente”, ribadita nel corso delle conversazioni con Riccardo Mazzeo, nel rivolgersi al quale – mi piace infine ricordare –, sottolineando il valore finanche dei più piccoli fermenti culturali, Bauman asserisce che «perfino le querce centenarie provengono da ghiande ridicolmente minuscole».
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Sai, Ale, leggendolo ti coinvolgerebbe. Da qualche anno, però, alterno saggi e romanzi, o mi lascio andare a letture parallele, in maniera tale che si vari secondo l'umore ;-)
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D'accordissimo con l'autore e d'accordo con Amalia.
Syd