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La verità o le verità?
Ci può essere una verità assoluta, cioè oggettiva e inconfutabile, oppure dobbiamo accontentarci di tante verità, cioè del soggettivismo della stessa?
E’ interessante questo saggio di Ellena che, nel prendere atto che la verità assoluta, o verità vera, non sembra essere accessibile, pone tuttavia l’accento sulla inderogabile necessità che essa esista, quantomeno come idea di riferimento sulla quale costruire regole. Infatti, senza una verità, assoluta o relativa, la società umana cadrebbe in contraddizione, perderebbe una visione coerente, con il rischio concreto di una degenerazione nel caos.
Le regole, in questo modo, si adeguano alla normalità, alla morale corrente, anche se la normalità non può essere la verità, ma un comportamento comune, quindi suscettibile di cambiare qualora il consueto atteggiamento dovesse mutare.
In questo modo la normalità produce una norma, che si trasforma in legge, legge che è un riferimento indispensabile nella struttura di una società, al punto che la legge diventa il criterio di verità da utilizzare per emettere un giudizio.
E’ quindi spiegata la necessità che esista la verità, ma questa, nella sua assolutezza, è e rimane e rimarrà sempre sconosciuta, anche se è compito primario della filosofia tendere a essa, pur nella consapevolezza che mai verrà disvelata.
Appare poi necessario mettere al bando in questo discorso la verità di fede, dove l’elemento di convinzione e di credo è dato solo dall’immensa fiducia per una verità che non appare dimostrabile.
In poche parole apprendiamo che la verità è avvolta nella caligine, ma è necessaria, ha avuto molte trasformazioni e di sicuro ne avrà ancora, quella assoluta non è prerogativa di qualcuno, ma solo tendenza, la verità è tremenda, è inconoscibile e irrinunciabile. C’è chi pretende di possederla, ma non è in grado di dimostrarla; la verità relativa è sempre un fatto dinamico e alla fine di tutti questi discorsi l’unica verità certa è che noi non conosciamo la verità.
Sono poche le pagine di questo saggio, ma ben scritte, in modo accessibile ai più e anche venate da una sottile ironia propria di chi è consapevole dell’impossibilità di pervenire alla verità assoluta.
Da leggere, ne vale la pena.
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Commenti
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Il giudizio sull'opera, che non è né fascista, né antisemita, esula da quella dell'autore.
I primi due erano malati di mente battezzati come tali.
Ma non importa.
Nessuna polemica.
Mi disgusta anche il fatto che sia stato possibile inserirlo e recensirlo qui....
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Rimango esterrefatto dal tuo coraggio nel voler leggere questo individuo.
Presto provvederò a richiedere schede di altre sue opere, chiamiamole pure così, quelle che ho letto io.
Sarà altamente edificante per tutti.