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Il più grande spettacolo prima del Big Bang
Il pamphlet intitolato “Sette brevi lezioni di fisica” di Rovelli si presta, sin dal momento in cui lo si prende tra le mani, ad una valutazione preventiva e aprioristica che ne valuta il potenziale risultato finale. Il dilemma quasi amletico che ci si pone è il seguente: ha senso cercare di racchiudere in poche pagine secoli di fisica, antica e moderna, equazioni, calcoli probabilistici, quanti e fotoni risultando quindi incomprensibile o il libercolo è un encomiabile e coraggioso sforzo di semplificare il complesso rendendo accessibili temi ostici ai più e di cui generalmente non si fa divulgazione? In parole spicce: questo pamphlet può definirsi un’operazione riuscita o un piccolo fiasco editorial-divulgativo?
In qualche modo la verità sta, come sempre, nel mezzo ma, conclusa la lettura, si è più propensi a definirlo un piccolo e prezioso successo; una delicata gemma culturale di cui fare tesoro. Rovelli non avanza pretese, è cosciente dei limiti fisici su cui scrive e soprattutto dei limiti culturali dei lettori tant’è che ha deciso di scrivere questo breve ma denso libretto. Non avrebbero avuto senso le spiegazioni scientifiche dei concetti di fotone, neutrino e buco nero; avrebbero al contrario frustrato il lettore inducendolo ad abbandonare la lettura.
Quindi con parole di uso comune e per mezzo di un lessico comprensibile a tutti tenta di illustrare concetti complessi, che talvolta esulano dalla umana comprensione e nonostante Rovelli si prodighi come meglio può, alcuni principi fisici rimangono avvolti nella nebbia e nell’incomprensibilità, intesa come la nostra intrinseca incapacità nel dar loro forma e senso. Il fluttuante e scostante fluire del tempo, la composizione dei quanti di energia, il collasso della materia nei buchi neri sono esempi delle barriere che dividono noi neofiti della scienza dalla fisica. Rovelli tenta di prendere a picconate queste muraglie culturali riuscendo in parte a scalfirle.
Infatti il libretto è ricco di spunti interessanti e inaspettati: l’idea che il calore si trasferisca da oggetti caldi a oggetti freddi segue una logica probabilistica; non esiste infatti una legge al riguardo ma, secondo i parametri e le variabili da noi conosciute, possiamo solo supporre che è più probabile che il calore passi da un corpo caldo a uno freddo piuttosto che da uno freddo a uno caldo. Estremamente affascinanti sono gli esiti teorici a cui la cosiddetta “gravità quantistica a loop” ha condotto i fisici, tra cui Rovelli stesso, esperto dell’argomento. Mediante alcune equazioni espresse da questa teoria saremmo in grado di riavvolgere il nastro della storia del nostro universo scoprendo che il nostro cosmo potrebbe essere l’espansione di un cosmo preesistente che si era contratto a tal punto da assumere la forma di una noce, un nucleo instabile che è poi “detonato” dando vita al nostro universo. Di fatto nega il concetto di “Big Bang” per come lo conosciamo.
La peculiarità del breve saggio è data dalla mescolanza evidente tra fisica e filosofia e infatti più filosofica che fisica è l’idea della costante relazionalità, un principio su cui Rovelli torna a più riprese nel corso del pamphlet. Esso afferma che il mondo è retto non tanto dalla dimensione spazio-tempo quanto dalle relazioni e dalle interazioni, le quali offrono un ventaglio amplissimo di tipologie: dalle relazioni umane a quelle animali, da quelle fisiche a quelle atomico-molecolari. Il mondo è relazione continua e incessante. Inoltre l’ultima lezione è espressamente ed esplicitamente filosofica; Rovelli ragiona sull’uomo, sulla natura e sul sé travestendosi da piccolo Heidegger, dando un tocco di umanità alla fisica.
Esperimento riuscito. Perché non riprovarci?
FM