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Sette brevi lezioni di fisica
Mai avrei pensato che “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli, Adelphi edizioni, mi avrebbe appassionata tanto. Non è sicuramente uno di quei libri che metti da parte per il fine settimana, o per rilassarti dopo una giornata stressante. Sono pagine che richiedono attenzione: da capire, da memorizzare.
Per una come me che di fisica sa solo quel poco che ha imparato a scuola, non è stato facile immergersi nei misteri delle forze che tengono in equilibrio l’universo da sempre; eppure sono state scoperte solo nel corso del ventesimo secolo, a partire da Einstein e dalla sua teoria della relatività e da Planck con la meccanica quantistica.
Due teorie che sembrano diverse e contraddittorie ma le cui equazioni si rivelano vere entrambe, tanto da lasciare aperta la grande sfida alla loro comprensione ancora oggi.
L’immagine della Terra che si muove grazie alla curvatura dello spazio come una pallina in un imbuto, l’invecchiamento a due velocità a seconda del punto dello spazio in cui ci troviamo e la triste fine delle stelle che implodono creando i buchi neri non si cancelleranno facilmente dalla mia povera testa, ma quello che di questo libro mi è rimasto a livello profondo è la teoria di Heisemberg. Credo di aver capito che un elettrone si palesa solo se entra in contatto con qualcos’altro, e lo fa con salti quantici irregolari, cosa che sembrerebbe inconciliabile con la necessità di schemi rigidi che ha la ricerca scientifica. Il Caso e la probabilità irrompono nella Scienza. “E’ come se Dio non avesse disegnato la realtà con una linea pesante, ma si fosse limitato a un tratteggio lieve.”, dice Rovelli, che in questo testo riesce a essere scientifico e poetico nello stesso tempo.
Questo mi fa pensare che nessuno di noi esiste veramente se non entra in contatto con gli altri; nemmeno noi, come l’elettrone solitario, possiamo palesarci se non siamo “visti” dagli altri. Il Caso fa incontrare le cariche elettromagnetiche che ci portiamo addosso, e a volte sono davvero scintille: d’attrazione o di repulsione, a volte cariche di stesso segno che rimangono neutrali e indifferenti. Una teoria di strettissima attualità nella mia vita e nel mio ultimo libro, dove è evidente l’interconnessione tra gli esseri umani e il ruolo che il caso ha nella loro storia.
Ho comprato “Sette lezioni di fisica” all’Esselunga, insieme allo yogurt di soia e a “Non è stagione” di Manzini, che è decisamente più nelle mie corde; neanch’io sapevo perché mi ero lasciata attrarre dal primo, che nulla apparentemente ha a che vedere con i miei interessi.
Una prova in più che non sei tu a scegliere i libri, ma sono loro che ti cercano.
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Commenti
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Come mi è già capitato di scrivere, pur apprezzando la finalità dell'opera, rimango un po' perplesso però dall'esito finale. Infatti proprio per cercare di essere comprensibile ai più, l'autore, a mio avviso, tende un po' troppo a buttare lì dei concetti senza approfondire adeguatamente. Ad es. il concetto del diverso fluire del tempo a seconda che ci si trovi in pianura o in montagna non è spiegato chiaramente! Ovvio poi che parliamo di differenze infinitesimali....altrimenti tutti gli abitanti della montagna si sposterebbero in massa in pianura per non invecchiare :))
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Ferruccio