Dettagli Recensione
Commento
Ieri sera ho fatto un giro alla Feltrinelli e ho comprato un delizioso libretto. Confesso: l'ho comprato per la copertina, di un vivido azzurro, il mio colore preferito, con un'immagine fiabesca; male che vada, ho pensato, lo metto in bella mostra nella mia libreria.
L'ho letto subito; un po' noioso e con uno stile raffinato che talvolta risulta un po' pretenzioso; nelle sessanta pagine di cui è composto, l'autore, scrittore e filosofo, deplora amaramente il ruolo di internet e dell’avanzare dell’età nel ridurre la memoria; in tal modo, quel generoso patrimonio di conoscenze, idee e sogni di cui l’uomo disporrebbe se ricordasse tutto quello che ha vissuto, cade nell’oblio.
Come diceva Kundera (più avanti), ricordiamo solo ciò di cui parliamo spesso, tutto il resto va perso e, con esso, le potenzialità dell’uomo, così molteplici e articolate, che potrebbero cambiare la sua vita:
"Memoria è lettura e scrittura insieme, cinema, teatro, recitazione, canto, musica, banalità, e non importa se ne valga o no la pena, è riconvocazione perpetua del vissuto".
Così la preghiera, che è un rito ripetuto sempre uguale, favorisce la memoria:
“Gli oranti abituali, senza le violenze espressive dei santi barocchi, incatenati dalla regolarità orazionale, in quanto favoriti dalla memoria, è probabile ricordino facilmente dove avranno messo gli occhiali, ricorderanno di comprare l’olio extravergine e la vitamina B12”.
Caro Ceronetti, hai ragione: oltre alla nobilissima aspirazione dell’uomo a essere superiore a se stesso, ci vogliono anche le vitamine e quegli elementi prosaici necessari per il buon funzionamento dell'apparato digerente, visivo e umano in generale. E la memoria serve anche a questo; senza benessere fisico, non c'è ispirazione che tenga. La filosofia non è forse nata in società prospere e ben pasciute?