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A Tu per Tu con un Io che soffre
Chi, almeno una volta nella vita, non ha avvertito quel pungente e sconfortante senso di inadeguatezza nel fronteggiare gli avvenimenti della propria esistenza? Che si sia trattato di questioni lavorative, di nodi sentimentali, di problemi economici o semplicemente di inspiegabile malinconia, tutti, in misura più o meno grave, abbiamo sperimentato quello stato di insoddisfazione di noi stessi che ci ha portato a dubitare del nostro valore e delle nostre capacità e ci ha fatto sentire inadatti ad essere come pensavamo di dover essere.
Lucio Della Seta identifica questa sofferenza psichica come Senso di Colpa, dove per senso di colpa non si intende l’emozione di fare o aver fatto del male agli altri, bensì la convinzione, anche temporanea, di essere sbagliati e per propria colpa.
Il Senso di Colpa è soprattutto falsificazione della realtà, in quanto fa vedere il mondo non per quello che è ma deformato inesorabilmente da lenti a contatto infantili; proprio perché dall'infanzia e dall'educazione che riceviamo derivano tutte le nostre paure più recondite tra cui quella di essere aggrediti, insultati, sconfitti, rifiutati, giudicati male.
È ovvio che in nessun genitore – o in qualsiasi figura fondamentale che lo affianchi – vi è la volontà o la consapevolezza di tirare su un bambino mandandolo incontro a simili difficoltà emotive, ma è altrettanto vero che, nella maggior parte dei casi, ignorare l’effetto che provocano determinati atteggiamenti può significare innescare un circolo vizioso che si ripeterà all'infinito, di padre in figlio.
È così che il manuale di Della Seta rappresenta un utile strumento per comprendere se stessi - grazie all'approfondimento dei differenti e numerosi sintomi causati dal Senso di Colpa che vanno da forme più o meno accentuate di ipocondria, di superstizione, di pretesa irrealizzabile (il bisogno eccessivo di essere considerati e amati , con rovinose conseguenze nei rapporti di coppia ma anche nelle amicizie), di indecisione, della necessità assoluta di non avere nemici (da qui il desiderio impellente di piacere a tutti attuando atteggiamenti di chiusura e stizza nel caso ovvio e naturale che ciò non avvenga), di gelosia, di aggressività (verso se stessi o verso gli altri), di conflitti alimentari, di onnipotenza o di name dropping (usuale tra quegli individui che da bambini hanno avuto l’impressione di non contare troppo e da grandi non perdono occasione per esibire a mozzichi e bocconi titoli, indizi sulla loro posizione sociale, riferimenti al loro acume o alla loro attività lavorativa) -; ma anche per diventare consapevoli del proprio ruolo di educatori, avendo bene in mente a cosa si va incontro mettendo in atto comportamenti che possono apparire accettabili e consueti ma che sono in realtà molto nocivi nei confronti di un bambino o di un adolescente alle prese con la costruzione e la conferma del proprio Io.
Stile semplice e percorso interessante; testo che consiglio vivamente a tutti: conoscere meglio se stessi, significa in fondo imparare a conoscere meglio gli altri.
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Commenti
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Il libro è molto interessante e secondo me pure molto utile!!
A presto!
aMa non sono riuscito a resistere, cito testualmente :-)
Chi, almeno una volta nella vita, non ha avvertito quel pungente e sconfortante senso di inadeguatezza nel fronteggiare gli avvenimenti della propria esistenza? Io !!!
Il libro è vero, mi ha molto entusiasmato. L'ho letto principalmente dal lato dell'"educatrice". Anche se sono convinta che genitori perfetti non ne esistano! :)
Approfondiamo la tematica quando vuoi ne sarei ben lieto !
Hai ragione, non esistono genitori perfetti, in quanto è un ruolo ? compito ? (chiamalo come credi... ) troppo soggettivo e mutevole, che ti porterà sempre a scontrarti con quello che tu ritieni sia il senso d' inadeguatezza. Ma la domanda che ci si deve porre, secondo me, è : come posso essere adeguato se non esiste uno stereotipo assoluto del ruolo che sto ricoprendo ?
A questa domanda io mi rispondo che non è possibile, quindi perche sentirsi inadeguati :-)
Fase due IL GIGIO : TERMINATA.
Fase tre SAGGISTICA / PSICOLOGIA : work in progress.
:-D
@CUB, lo sai che ogni tanto ci scappa qualche testo di psicologia. Mi affascinano molto! Mi sa che ne dovrei leggere di più... :))
@Mirko, ragionamento che fila! :)) in effetti così come la pensi tu mi trovi d'accordo... Nel libro però non viene tanto trattato il ruolo di genitore - come deve o non deve essere - quanto piuttosto gli effetti che causano determinati comportamenti nei confronti dell'individuo che sta crescendo e che dipende dagli atteggiamenti dell'adulto.
Provo a spiegarmi con un esempio: se, poniamo, il genitore, anche per una questione di carattere, tende a non prendere mai troppo sul serio il bambino, a farlo sentire poco sicuro di se, a colpevolizzarlo anche indirettamente perchè magari il figlio gli intralcia determinate attività a cui tiene (fosse anche un programma alla tv mentre il bambino desidera ardentemente un pò di attenzione), o peggio a disconfermarlo, con frasi del tipo "non capisci niente", "ma quante volte devo ripeterti le cose", "ma come fai ad essere così poco sveglio, mentre i tuoi compagni...", allora quel bambino poco a poco costruirà un "Io" (il tribunale che fa da intermediario tra il resto del mondo e l'Es - l'interiorità più recondita per intenderci - o almeno da autodidatta è quello che ho inteso) oltremodo crudele e poco obiettivo, un "Io" sofferente che non sa discernere il reale dal senso di inadeguatezza del sè, che poi in realtà non esiste.
Insomma, non so se sono riuscita a renderti l'idea; non sono una professionista: ma credo che tantissime persone soffrano della modalità in cui sono stati educati. La cosa più bella, a mio parere, è riuscire a liberarsi di qualsiasi meccanismo psichico errato e raggiungere l'equilibrio di cui tu parli :)).
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Ciao.
Gineisa