Dettagli Recensione
Un dolore che viene da lontano
“Tutto è sbagliato. Stare fermi, camminare, guardare, ascoltare, toccare, pensare.. tutto”.
Questo libro è il diario di un dolore che viene da lontano e che diventa un aguzzino, imponendoti le sue regole illogiche e ferree e negandoti la vita.
Un dolore che vuole essere ascoltato e che fa capolino persino nella punteggiatura, in quei puntini di sospensione che sono due anziché tre. Il numero 2 è “il dubbio continuo”, quello in cui ci si dibatte in preda al disturbo ossessivo-compulsivo, ma anche, con un filo di speranza, “una possibilità di scelta”.
Già, i numeri, l'ordine matematico che dà momentanea sicurezza, insieme ad altri rituali compulsivi, come le preghiere rivolte a Dio, ma forse non a Dio: a “Lui”, a quell'entità tiranna che non lascia spazio alla volontà.
Quando si è preda di paure malate che ti impongono l'immobilità, metterle nero su bianco diventa una sfida e un atto catartico. Ed è così che la giovane autrice, con un flusso di coscienza che rivela un groviglio di sensazioni, un grumo di angosce, ci guida nei meandri del suo mondo interiore, spinta dal bisogno di comunicare e di dare speranza a chi, come lei, è stato avvolto dalle spire di un disturbo psichico.
Diviso in brevi paragrafi, ciascuno con un suo titolo, il libro riporta diverse citazioni letterarie e cinematografiche, perché ogni forma d'arte possiede un potere salvifico e riesce, raccontandola a suo modo, a dare un senso alla sofferenza.
Belli i versi dedicati alla psichiatra che ha avuto in cura Giulia, un distillato d'amore per chi, “con mano calda e sicura”, l'ha guidata verso una rassicurante consapevolezza di sé, confortando il suo cuore assiderato.