La ragazza con l'orecchino di perla La ragazza con l'orecchino di perla Hot

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Mag, 2024
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Il pittore che non deve essere nominato

Dopo l'esperienza di lettura non proprio elettrizzante de "La Vergine azzurra", il mio entusiasmo verso le storie di Chevalier si era parecchio raffreddato, nonostante io continui a considerare le sue sinossi molto promettenti sulla carta. Prima di accantonare del tutto la bibliografia della cara Tracy, ho deciso pertanto di dare un'occasione a quello che sono certa essere il suo romanzo più conosciuto -ossia "La ragazza con l'orecchino di perla"- di cui ho recuperato convenientemente una vecchia copia all'usato.

La narrazione ci trasporta nell'Olanda del XVII secolo, in particolare nella città di Delft, dove vive e lavora il noto pittore Johannes van der Meer (nel testo chiamato con la forma contratta Vermeer). Il volume copre principalmente il periodo che va dal 1664 al 1666, e specula sulla vita della modella scelta dall'artista per posare per la sua opera più famosa: Ragazza col turbante. La giovane in questione si chiama Griet e, a causa delle ristrettezze in cui vive la sua famiglia, viene assunta come domestica presso i Vermeer; in parte per la sua avvenenza, in parte per la propensione dimostrata per gli accostamenti cromatici, la ragazza viene ben presto notata sia dai residenti che dai visitatori della casa in Oude Lagendijck.

Trovatami di fronte ad una premessa simile, temevo davvero di essermi imbattuta in una storia incentrata sul discutibile amore tormentato tra un (molto!) padre di famiglia ed un'ingenua minorenne pronta a venerarlo come un dio sceso in terra. Per fortuna, Chevalier decide di non intraprendere del tutto quella strada; il problema è che per contro sceglie di non raccontare proprio nulla! e con questo non intendo dire che il testo sia privo di avvenimenti, ma sono tutti fiacchi ed inconsistenti. Questo è il principale motivo per cui temo proprio di non essere in sintonia con la prosa dell'autrice, dal momento che in un romanzo ricerco un intreccio almeno un po' solido, o per lo meno dei personaggi ricchi di carisma.

Nessuno dei caratteri immaginati dalla cara Tracy per questa narrazione mi ha invece trasmesso alcunché, a partire da Griet: una protagonista sprovvista di risolutezza, che trasforma ogni nonnulla in una difficoltà insormontabile e si cruccia in gran segreto per le sue pene, anziché affrontare con coraggio la situazione in cui si trova. La scelta di renderla la voce narrante non aiuta la sua causa, e anziché provare della compassione ho avvertito soltanto dei forti dubbi sulle reazioni degli altri personaggi: non saranno così esasperate, perfino assurde, perché mostrate attraverso il suo punto di vista?

Il resto del cast non è comunque molto più interessante, e la difficoltà nel capire cosa leghi Griet ad ognuno rende le loro caratterizzazioni solo più deboli in prospettiva. Dal momento che a libro finito ancora non vi saprei dire cosa provi la protagonista per il suo "amato", direi che il legame più significativo sia la comune passione per l'arte condivisa con Vermeer; da una mera prospettiva estetica, questo dettaglio è anche apprezzabile perché da vita a diverse metafore interessanti, ma se si considera cosa c'è alla base del rapporto e quali conseguenze abbia è inevitabile rimanere delusi.

In realtà l'intera storia è costellata da immagini belle ed evocative che però nel concreto significano poco, come l'inspiegabile fobia di Griet per il sangue animale o la sua insistenza nel voler accontentare Vermeer a discapito di tutto, in virtù di una mera fascinazione per i suoi quadri. Pur ricercando delle narrazioni meno oniriche, ritengo però giusto dare credito allo stile di Chevalier per la buona combinazione di ricercatezza lessicale e scorrevolezza coinvolgente. Altro grande pregio del volume è l'impegnativo lavoro di ricerca svolto per rendere il contesto seicentesco in cui si muovono i personaggi non solo credibile, ma anche coerente con gli avvenimenti nella vera vita di Vermeer e delle altre figure storiche coinvolte.

Qualcosa di positivo nel libro quindi c'è, e senza dubbio farà la gioia dei lettori che prediligono le sensazioni provate al contenuto riscontrato. Se poi a differenza della sottoscritta riuscite ad entrare in empatia con Griet, il gioco è fatto!

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Anna_ Opinione inserita da Anna_    30 Settembre, 2023
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L'arancione e il violetto

L'indigenza della sua famiglia la chiama al sacrificio e tirarsi indietro non è una scelta possibile. Lo capisce bene Griet, giovane di origine protestante, della piccola cittadina di Delft, che a sedici anni accetta di andare a servizio presso una ricca famiglia cattolica nel Quartiere dei Papisti. Ma non si tratta di una qualsiasi famiglia ricca bensì di quella del famoso pittore Johannes Vermeer e di sua moglie Catharina. Griet si è già imbattuta nella sua maestria ammirandone la Veduta di Delft che le ha restituito uno sguardo così diverso su quei luoghi a lei noti che è come se li avesse visti per la prima volta.

Le nuove giornate di Griet sono scandite dai pregiudizi che gravano sulle fantesche soprattutto se belle e giovani, dal faticoso lavoro domestico in una famiglia con prole numerosa e in crescita, dalla non ingiustificata gelosia di Catharina, dalla perspicacia e dallo spirito pratico di Maria Thins, suocera del pittore, dall'umore altalenante della domestica Tanneke, dai dispetti di una bambina, Cornelia, ben oltre che indisponente, dal peso di una famiglia che si affida a lei per superare lo scoglio dell'indigenza, dalle attenzioni non gradite del più facoltoso e assiduo cliente di Vermeer e da quel buon diavolo di Pieter.

Si incastona in questa cornice il nucleo centrale del romanzo del 1999, per il quale l'autrice si è ispirata a "La ragazza col turbante", opera inizialmente conosciuta come "Un ritratto in stile turco" e solo di recente come "La ragazza con l'orecchino di perla" (perla che, secondo recenti ipotesi, non sarebbe vera ma di vetro, di quelle che erano vendute a quei tempi dai soffiatori di vetro venziani).
Si tratta della più famosa opera della "Sfinge di Delft" come fu soprannominato Vermeer, uno dei maggiori esponenti della pittura fiamminga del XVII secolo in Olanda, per il mistero che da sempre avvolge la sua vita (di cui si sa poco) e le sue opere. (Dopo la morte del pittore si persero le tracce del dipinto che ricomparve nel 1881 quando fu acquistato all'asta per l'irrisoria cifra di due fiorini e trenta centesimi.)

Catturata prima dai colori e dalla luce che ricade sul viso della misteriosa ragazza del tronie e poi dal suo sguardo ambiguo, come da lei affermato, l'autrice ha inteso con la sua penna dare risposta a interrogativi che ancora oggi sono oggetto di teorie e smentite: la ragazza del tronie è davvero esistita o è l'idealizzazione del femminile da parte del pittore? Si tratta davvero, come taluni sostengono, di Maria, sua figlia maggiore, che ai tempi del dipinto aveva all'incirca dieci anni? Si tratta di un dipinto realizzato su iniziativa personale del Vermeer o su commissione di un facoltoso mecenate come suggerisce l'uso del blu oltremare, costoso pigmento (a quei tempi anche più dell'oro) ricavato dal lapislazzuli di provenienza afghana?
Partendo da questi interrogativi la scrittrice delinea una fittizia e plausibile identità della giovane, ce ne racconta la storia regalando al suo pubblico l'incontro tra due mondi distanti che l'arte è capace di avvicinare.

Dietro la figura di un'indigente fantesca si cela un animo - ribelle e - istintivamente votato all'arte, alla ricerca del dettaglio che conquista l'occhio e ne fa la differenza. Si fa strada in Griet il coraggio di porre domande e intervenire nel processo creativo del pittore in nome di un sentimento che va ben oltre l'ammirazione, è devozione totale, illusoria, malriposta, disattesa perché pre-ordinata e funzionale alla maniacale e ossessiva ricerca della perfezione da parte del Vermeer.

"Lui è un uomo eccezionale" proseguì Van Leeuwenhoek. "I suoi occhi valgono quanto una stanza colma d'oro, ma talvolta vede il mondo come lui vorrebbe che fosse, e non com'è. Non capisce quali conseguenze ha sugli altri questo suo idealismo. Pensa solo a se stesso e al suo lavoro, non a te. Quindi devi stare attenta... Attenta a rimanere te stessa".

Del resto "... l'arancione e il violetto non sono vicini. Perché mai? ... "Quei colori fanno a pugni quando sono vicini, signore".

Tra finzione e realtà, Tracy Chevalier regala al suo pubblico una storia che, pur priva dei particolari slanci narrativi, si rivela apprezzabile sia da chi già nutre interesse per l'arte e la pittura sia da chi si avvicina in punta di piedi ad essa e alla conoscenza del pittore fiammingo e della sua "Gioconda del Nord".

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    26 Dicembre, 2020
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La mia Scarlett

Un libro leggero e implacabilmente romantico.
Dopo aver visto il bellissimo film con la Divina Scarlett nella parte della servetta Griet non potevo esimermi dal leggermi il libro e per completare l'opera ho comprato pure la tela, di questa opera superba da appendere alla parete di casa.
La storia ruota intorno alla passione tra una giovanissima ragazza che va a servizio presso il noto poeta Olandese Veermer.
L'ambiente intorno a lei è popolata da figure meschine, grette, ricche ma aride di sentimenti e gentilezza.
La giovine invece sembra avere in se il gusto dell'arte, della bellezza, sente che ha l'unica l'occasione per elevarsi oltre il proprio rango stando vicino al famoso pittore.
Anche il Veermer sembra scorgere oltre alla bellezza nella ragazza, questo sguardo critico e acceso verso l'arte e difatti le permetterà di scoprire i segreti più nascosti della sua arte e poi un giorno scorgendola mentre sta pulendo le imposte della stanza dove dipinge, il sole bacia lo splendido volto della bionda giovane Griet e l'artista in quel momento matura l'idea di renderla il soggetto assoluto della sua nuova opera, una decisone che come si vedrà avrà ripercussioni nella storia dell'Arte con la creazione di una delle pitture iconiche della nostra epoca che è appunto: "La ragazza con l'orecchino di perla" conservata nel museo Mauritshuis dell'Aia.
Il romanzo non è solo interessante per le vicende di questa giovane fantesca ma anche perchè ci sono dettagli molto belli e raffinati su come venivano creati i colori che poi sarebbero andati a dar vita e colore alle tele, come si cercava un "punto luce" per dare interesse prospettico ad il soggetto raffigurato.
Per chi è amante della pittura molto bello da apprendere è il processo della "camera oscura" che permetteva agli artisti, con una tecnica, allora innovativa di riuscire a vedere ogni minimo dettaglio dell'opera che si stava creando.
L'arte è forse lo strumento più importante che abbiamo per sconfiggere il tempo, per vedere quei dettagli, quella bellezza che i grandi artisti hanno nei secoli, impresso sulle tele.
Non è solo porsi davanti a un opera e come aprire un forziere di bellezza e immergersi nei colori, nei tocchi leggeri di pennello, nel vivere le emozioni che una persona ha voluto imprimere per sempre su un quadro. Non servono parole davanti all'arte, come anche accade nel libro tra la ragazza e l'artista, si scambiavano un occhiata, un impercettibile segno della testa o un leggero sorriso e sapevano subito come modificare un dettaglio o come trasmettere un sentimento da imprimere sulla tela.
Come lo sguardo della modella doveva giungere agli occhi del pittore, come il sentimento che li univa doveva rimanere per sempre impresso sulla tela.
Le labbra socchiuse, lo sguardo ambiguo e sensuale, le guance leggermente arrossate, un leggero boccolo biondo che scende sulla fronte e poi quella perla, che richiama lo sguardo, da luce e profondità a tutta l'opera. Ecco un'opera d'arte nel senso più alto del termine. Potente, ipnotica, terribilmente reale, immortale.
Qualche anno fa ho avuto la fortuna di incontrare di persona la meravigliosa Scarlett Johansson.
Le ho scattato diverse foto, tra le quali una spicca per bellezza, in cui la Diva Divina sorride e firma un autografo. Uno sguardo angelico e allo stesso tempo provocante. Un mix irresistibile di bellezza e sensualità.
Se si guarda al film, incredibile è la rassomiglianza tra la meravigliosa ragazza raffigurata nell'opera e il volto perfetto di Scarlett, ma soprattutto per chi volesse vedere la pellicola o l'abbia già vista, se ci si sofferma sugli ultimi secondi prima della conclusione quando il regista stacca dal volto della divina per andare sul dettaglio della modella raffigurata nell'opera....due forme di arte che si immergono una dentro l'altra: pittura e cinematografia come si completassero perfettamente fra di loro.

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SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    03 Dicembre, 2020
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L'ARTE E LA BELLEZZA

Una semplice ragazza, raffigurata con una cuffia azzurra e un drappo color oro a coprire la testa, il viso leggermente rivolto di lato, intenta a guardare qualcuno alle sue spalle, con un orecchino di perla ad illuminarle il viso, già intriso di una luce proveniente da destra della tela.
Chissà se il quadro sarebbe venuto così bello se a posare per Vermeer fosse stata un’altra fanciulla e non Griet, la domestica venuta a prestare servizio presso la sua famiglia qualche mese prima. Probabilmente sì ma la leggiadria, la semplicità e la raffinatezza che fuoriescono da questa tela ci fanno capire che tra i due c’è stata una complicità tale che il pittore sia riuscito a rendere preziosa e speciale una semplice fanciulla, merito anche del modo di fare di lei, timido e a volte impacciato con il quale riesce a conquistare la fiducia del padrone diventando sua assistente, aiutandolo nella macina dei colori, nella sistemazione degli oggetti, nella rifinizione dei particolari. d'altronde solo lei riesce a comprendere il significato profondo dei quadri del suo padrone. E’ l’unica donna della casa ad essere ammessa nel suo atelier, nemmeno la moglie Catharina ne ha il permesso.
Ed è proprio lei a sentirsi offesa quando scopre il quadro del marito: avrebbe voluto essere ritratta lei e non la domestica che per giunta indossa i suoi preziosi orecchini e peraltro sospetta che sia stata lei a rubarglieli. Nonostante il quadro non fosse che una commissione quasi da esibire come un trofeo per il ricco mecenate Van Ruijven che rimase incantato dal fascino gentile e fresco della giovane ragazza con cui aveva spesso tentato di approcciarsi fisicamente con i suoi modi viscidi e untuosi.
Sentendosi in colpa per aver creato c scompiglio, Griet scappa, sicura di voler cambiare vita. Chissà se c'è spazio nel suo cuore per Pieter, quel ragazzo che si è dimostrato sin da subito attento e premuroso nei suoi confronti.
La scrittura è talmente scorrevole che la storia si legge facilmente tutta d’un fiato, senza sosta.
Si può affermare che siamo di fronte ad un romanzo che ricostruisce un probabile retroscena di uno dei dipinti più famosi al mondo (Olio su tela – Jan Veermer, 1665. “Ragazza con il turbante conosciuta anche come “Ragazza con l’orecchino di perla”, conservato in un museo nei Paesi Bassi.) di cui non si conosce l’identità reale della ragazza dipinta ma Tracy Chevalier ne immagina la storia, contornandola di personaggi immaginari che avrebbero potuto sicuramente esistere e creare uno scenario perfetto di un pittore del 1600 con una passione per i ritratti, soprattutto femminili; un genio a volte incompreso ma estremamente attaccato al suo lavoro che non si lascia consigliare da nessuno se non in questo caso da Griet su cui esercita un fascino ammaliante tanto da convincerla a posare per lui più volte, in vesti non consone alla sua posizione, in atteggiamenti non adatti ad una donna di basso ceto sociale, ad indossare orecchini preziosi.
Decisamente abile nella scrittura, l’autrice riesce a catturare l’attenzione del lettore.
Lettura leggera, consigliata a tutti.

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noemi.musica Opinione inserita da noemi.musica    18 Settembre, 2018
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Il miglior libro che abbia mai letto

Questo libro è il best seller che non si sogna mai. Il primo libro che ho letto, a soli 12 anni, e quello che da allora rileggo almeno una volta l'anno.
Tutto in questo libro è perfetto: dai personaggi unici dai caratteri precisi, alle ambientazioni storiche. Tutto riflette uno stile inimitabile e impeccabile.
Il libro è un mix di storia, amore, passioni, attrazione, arte e molte altre componenti, nessuna predominante ma tutte amalgamate alla perfezione, che diventano un piacere per il lettore.
Di pagina in pagina, chi legge viene trasportato in epoche remote. Impossibile staccarsi da questo racconto.

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violetta89 Opinione inserita da violetta89    16 Ottobre, 2017
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come nasce un quadro

Anni fa avevo visto il film senza leggere il libro, cosa a cui ho rimediato solo adesso. Strano a dirsi ma è uno dei pochi casi in cui secondo me il film se la gioca alla pari col libro se non addirittura meglio.
Il romanzo in sé per sé non è male, racconta la storia di Griet, una diciassettenne che vive a Delft in una famiglia indigente, a causa della povertà è costretta ad andare a servizio nella famiglia del pittore Vermeer. Già dal primo incontro Griet rimane ammaliata dal pittore, tanto da comportarsi nei suoi confronti con una sorta di riverenza. La vita nella casa dei padroni però non sarà semplice, fra le gelosie dell'altra domestica Tanneke, gli spregi delle bambine in particolare di Cornelia, gli sbalzi umorali di Catharina, nonostante tutto a Griet piacerà la sua nuova vita, soprattutto dal momento in cui inizierà ad aiutare il pittore nella preparazione dei suoi quadri. I problemi veri e propri inizieranno nel momento in cui il committente di Vermeer, un uomo viscido e senza scrupoli ma anche molto ricco, chiederà con forza il ritratto di Griet, cosa che le porterà guai sia in casa dei padroni che coi suoi genitori. Eppure nonostante ne sia consapevole, Griet non riuscirà a dire di no a Vermeer anche se ciò significa mettere a rischio la sua integrità morale.
Come dicevo il libro nell'insieme non mi è dispiaciuto, tuttavia avendo letto altri libri della Chevalier, mi aspettavo qualcosa di più appassionante e travolgente. Mi è piaciuto molto l'ambientazione e il contesto storico, che secondo me sono stati ricreati molto bene, sembra davvero di essere a Delft a fine 1600. Griet attira per forza le simpatie del lettore, è una ragazzina che deve imparare ad affrontare il mondo, e farlo se sei una semplice serva non è semplice. Certi suoi comportamenti però lasciano un po' perplessi.
E' comunque una lettura che vale la pena di fare anche solo per tuffarsi un po' in uno dei quadri più iconici dell'epoca.

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Chevalier, romanzi storici
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Filippo1998 Opinione inserita da Filippo1998    07 Agosto, 2016
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Una tela poco curata ...

"La ragazza con l'orecchino di perla" è stata una lettura senza pretesa alcuna per me, sin dall'inizio. A dire il vero, ho preso in mano questo libro per puro caso, rinvenendolo tra i molti ancora non letti che ho a casa.
L'atmosfera è quella dell'Olanda del 1600; Griet è una giovane ed umile ragazza protestante, figlia di un decoratore di piastrelle , costretta ad abbandonare il proprio "nido familiare" per lavorare da serva nella casa di un pittore cristiano.
Ma quella che inizialmente appare esclusivamente come un sacrificio per guadagnarsi da vivere, ben presto si trasforma in una situazione ben più intrigante. Griet sarà protagonista di litigi, occhiatacce, sotterfugi, silenzi, sguardi in una casa dalle mille insidie. La sua astuzia, le sue doti in ambito artistico, la sua bellezza e i suoi profondi occhi la condurranno verso una meta proibita e misteriosa, tra i colori sgargianti di un mondo esclusivo forgiato dalle mani di un pittore.
Al lettore sta giudicare dove stia il confine tra questo mondo è quello reale, qualora ve ne sia davvero uno.
Trama interessante, a tratti ben curata ma piuttosto esigua. Dalle pagine di questo libro si entra in un mondo in cui tutto si risolve troppo velocemente è semplicemente, senza troppo soffermarsi su particolari che avrebbero potuto completare un quadro-tanto per rimanere in tema- di partenza accattivante.

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Opinione inserita da LisaG    20 Febbraio, 2016

Dolce amaro

Ci ho provato e riprovato, gli ho dato fiducia fino alle ultime pagine, ma niente da fare. Questo libro non è proprio riuscito a farmi provare quelle emozioni attese di cui avevo letto in altre recensioni e che mi aspettavo da una trama a detta di tutti struggente e passionale.
No, non ho letto un romanzo d’amore platonico e no non ho avuto l’impressione che Griet fosse la musa di Vermeer ma soltanto che fosse sua serva e che lui se ne potesse servire come voleva.
La scena in cui lei, davanti a lui e in lacrime, con uno spillo si buca il lobo dell’orecchio mi ha messo i brividi. E’ una tortura vera e propria quella a cui Griet è stata sottoposta per il quadro: fisica e psicologica.
Dove si trova esattamente la relazione fatta di sospiri, sguardi, parole non dette, complicità e passione? Io non l’ho vista. Amore platonico? Ma no, lui è il suo padrone e lei solo una serva che posa per lui. Una serva che porta scompiglio ed è fonte di invidia e oggetto di dispetti per tutta la numerosissima famiglia.
Bellissima l’idea dell’autrice di creare un una storia partendo da un solo dipinto e ben fatta la caratterizzazione dei personaggi. Il libro riesce inoltre ad appassionare all’arte e alle tecniche di pittura ed è capace di evocare immagini e situazioni.
Ammetto di aver letto il libro con un sentimento di amarezza continuo: l’ immensa reverenza che Griet riserva a Vermeet da’ fastidio, è immotivata e solo la sua giovanissima età potrebbe esserne una spiegazione.
Nonostante ciò Griet suscita simpatia e si tifa per lei. Ci si rende conto fin da subito che lei è un’artista mancata: dispone gli ortaggi sul tagliere in ordine cromatico, stando attenta a non accostare colori che non stanno bene insieme perché non risaltano, fa le pulizie prendendo continuamente misura delle cose in modo da non spostare nulla, come un pittore che quando dipinge cerca le proporzioni e studia attentamente gli oggetti.
E’ bravissima a mescolare i colori, anche meglio del maestro e l’intuizione geniale dell’orecchino di perla che cattura la luce è sua (Vermeer ci arriverà solo giorni dopo).
Ecco quindi la riflessione più frustrante, per me il cuore del romanzo (altro che storia d’amore): chissà se Griet fosse stato un uomo che gran pittore sarebbe diventato! Ma è una donna e per lei non ci sono lezioni né aspettative. La sua aspirazione è solo un buon matrimonio che possa sistemare lei e la sua famiglia.
E’ un bel libro ma lascia l’amaro in bocca per quella che è stata la condizione femminile nell’ Olanda del 1600, che ci riporta in atmosfere ormai desuete ma che è importante conoscere. Importante per apprezzare meglio ciò che si ha oggi.

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LaClo Opinione inserita da LaClo    19 Giugno, 2015
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L'atelier del pittore

Sicuramente il capolavoro di Tracy Chevalier che da un quadro riesce a ricavare un'intera storia.
La misteriosa ragazza con il turbante assume un corpo e un'identità e diventa una ragazzina di Delft, Griet costretta ad andare a servizio presso la casa dello stravagante pittore Vermeer a causa di un incidente del padre sul lavoro che lo ha reso cieco.

Griet attraverso i suoi occhi grandi ci racconta ciò che vede la città , il pittore e il suo misterioso atelier nel quale Griet scopre i dipinti, i colori e l'amore.
Il personaggio di Griet è molto ben descritto e si presenta subito come una ragazza con una duplice natura, da un lato c'è la semplice servetta che si limita a pulire l'atelier senza spostare nessun oggetto; dall'altra c'è una Griet che prende l'iniziativa, che indossa i proibiti orecchini di perla. Pur non essendo istruita è sveglia, intelligente ed è l'unica persona alla quale Vermeer può spiegare il mistero dei colori.

Sono proprio i colori gli ulteriori protagonisti del romanzo. A partire dalla prima pagina in cui vediamo Griet che prepara un minestra disponendo le verdure in modo da armonizzare i colori, fino ad arrivare a quando scopre che ogni colore si ottiene con molti altri e diventa lei stessa il soggetto di un'opera d'arte.

Sullo sfondo delle vicende vi è la città di Delft descritta attraverso gli occhi della protagonista che ne conosce ogni angolo e chiaramente gli eventi storici come l'epidemia di peste. La figura del pittore s'inserisce in questo contesto perché storicamente esistito ma diventa anche un uomo alle prese con la sua famiglia che deve mantenere. L'atelier è sicuramente il luogo più affascinante di tutto il libro perché è uno spazio quasi sacro in cui si creano i colori, si sente il profumo stesso degli oli, dei pennelli. Tuttavia è anche il luogo in cui si crea un rapporto tra Griet e il pittore, una relazione che si basa sugli sguardi e su piccoli gesti ma che non diventa mai corporea. Per Vermeer, Griet deve indossare gli orecchini, preso dalla sua estetica è disposto a scatenare l'ira della sua famiglia pur di osservare il suo quadro completo e perfetto.

Lo stile è molto diretto, la protagonista esprime con vivacità le sue riflessione, i suoi pensieri ed è molto scorrevole, pertanto si tratta di una lettura piacevole e interessante. L'autrice ci porta in un altro mondo, in un'altra epoca riuscendo a trasmettere la vita che anima la città creando un quadro reale e brioso.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Mag, 2015
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Una musa abusata

Poniamo di entrare in un museo e di innamorarci di un quadro. Lo osserviamo da tutte le angolazioni, ne apprezziamo le pennellate, le luci e le ombre, se siamo degli esperti. Se lo siamo un pò meno ci chiediamo chi è la ragazza che rappresenta, qual'è la sua storia, perchè l'autore ha scelto proprio lei. Poniamo di essere uno scrittore, e allora attorno a questa fantasia costruiamo un romanzo, che assieme al film che ne è tratto sarà capace di ridare fama anche al quadro. La Chevalier ha confezionato un bel romanzo: originale nella trama e scritto in modo scorrevole, piacevole da seguire. Nello scorrere delle pagine ci racconta, come potrebbe essere nato questo quadro: dall'ossessione del pittore Veermer per la sua servetta sedicenne Griet. Giorno dopo giorno tra i due nasce uno strano rapporto, nascosto a tutti e difficile da gestire per una ragazzina senza esperienza. Del resto lei stessa non riuscirebbe a dire esattamente di che cosa si tratta. Il suo padrone le ha chiesto di posare per un quadro e per farlo di mentire ai suoi genitori e alla moglie del padrone, ma lei è l'unico sostegno della famiglia, quel lavoro è vitale, e questo è solo un piccolo compromesso.

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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    03 Novembre, 2014
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Non ho mai capito a fondo in base a quale criterio vengano scelte le copertine dei libri, spesso addirittura non attinenti alla trama. Nel caso del libro di Tracy Chevalier, ma non certo per merito suo, l'intero senso del romanzo è riassunto in quello sguardo così indifeso, tramite il quale ognuno potrebbe sondare l'anima, le emozioni e le percezioni della fantesca Griet. La bocca socchiusa, il gioco di luci e ombre sul suo viso, il luccicare perlaceo dell'orecchino sono elementi aggiuntivi che permettono come non mai di immaginare quali pensieri abbiano attraversato il pittore Veermer nel fissare quell'attimo. Un attimo, pochi frammenti di secondo che si imprimono nella tela immaginaria del suo padrone, il quale li trasforma in qualcosa di eterno. Non ho fatto ricerche, ho voluto farmi cullare dall'illusione che questa grande opera d'arte sia il frutto di una vicenda realmente accaduta, in un'epoca in cui sfuggire al rigore morale era sì possibile, ma veniva pagato a caro prezzo. Un secolo in cui le vite dei protagonisti erano ancora imprigionate in rigidi schemi simili a grandi gabbie, al di fuori delle quali non vi era libertà ma solo vergogna. L'autrice ha il grande merito di aver ideato una storia coinvolgente, capace di far innamorare molti di questa serva, ma soprattutto far amare, illuminandolo di una luce di desiderio, questo bellissimo quadro. Stilisticamente la scrittura della Chevalier non ha acceso particolari entusiasmi, è mancato un certo approfondimento caratteriale dei personaggi, e anche le descrizioni ambientali sono state un po' approssimative. Non credo che leggerò altre sue opere, ma le dò credito di aver acceso un lume di interesse verso questo quadro, con il quale ho purtroppo mancato l'incontro lo scorso anno a Bologna.

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ClaudiaM Opinione inserita da ClaudiaM    28 Luglio, 2014
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La ragazza con l’orecchino di perla – Tracy Cheval

Chi è la ragazza con l’orecchino di perla? Nessuno lo sa. Si può solo ipotizzare. Questo ha fatto la scrittrice: immaginare una storia attorno al famoso dipinto, dando un volto e un nome alla ragazza, dandole una vita e una storia da raccontare. Griet lavora come domestica in casa Vermeer, la sua famiglia è povera e lei è l’unica a portare a casa un po’ di soldi per sopravvivere. Tra lei e il suo padrone si instaura qualcosa. Non è chiaro cosa, né a lei né al lettore. Attrazione, forse. Ma è ricambiata dal pittore o è solo un interesse momentaneo? Lo stesso interesse che può dare a qualunque altra cosa dipinga? L’azione finale del suo padrone forse può dare una risposta.
Romanzo molto bello, scorrevole, dove il mondo e la vita viene osservato dagli occhi di una serva. Dopo averlo letto, guarderete il quadro con occhi diversi.

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Opinione inserita da Lucia    13 Luglio, 2014

Delf 1664

Ho trovato questo libro veramente interessante, delicato e pittoresco... termine forse scontato dal momento che la storia tratta del pittore Vermeer e dei suoi quadri, però è proprio così. C'è molta attenzione nella descrizione dei colori, delle sfumature e delle tinte, senza però cadere nel noioso.
Ci viene descritta una città olandese della metà del 1600, le attività quotidiane e la gente che cambiano col passare delle stagioni.
Adoro i libri che ti catapultano nel passato e in particolare nelle case dei benestanti descritti dagli occhi dei loro servitori.
La narrazione è in prima persona: Griet ha 16 anni ed è la nuova servetta a casa Vermer. Per lei tutto è nuovo, la gente, i luoghi, persino la religione e questo porta ad un senso di spaesamento e solitudine ben percepibile. Col passare dei mesi però è la sua vita passata a diventarle estranea, soprattutto a causa di fatti che porteranno i suoi genitori ad assumere degli atteggiamenti diversi. Unica consolazione di Griet, in una vita di fatiche, tristezza e solitudine, è il poter entrare nello studio del pittore. In questo modo assiste al nascere e al mutare di molti quadri importanti, che la porteranno ad una visione diversa delle cose.
Particolare è il rapporto che si crea tra lei e il pittore, un misto di ammirazione e attrazione reciproca che rimane sempre sospesa, senza sfociare in nulla di preciso. Anche anni dopo, Griet non capirà mai se e quanto, Vermeer sia riuscito a scinderla dal quadro.

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Jane Eyre, Il giardino Segreto, La lunga vita di Marianna Ucrya
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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    24 Giugno, 2014
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Il prezzo della libertà

Un libro per buona parte sopravvalutato, molto noioso nella prima parte, che si riscatta solo nelle ultime venti pagine, quando l’autrice con un colpo di coda geniale riesce a inquadrare in una prospettiva diversa tutto il racconto precedente.
Grande merito ha la Chevalier per la ricerca storica che sottende la trama, tutta ambientata nel diciassettesimo secolo, precisamente al tempo del pittore olandese Vermeer Vermeer , (Delft, 1632 – Delft, 15 dicembre 1675 ) e, in particolare, per lo studio delle tecniche pittoriche usate dallo stesso e dei metodi di preparazione dei colori.
Detto questo, la prima parte del libro parla della vita quotidiana di Griet, un’adolescente andata a servizio dai Vermeer quando la sua famiglia d’origine ha difficoltà economiche.
E’ una quotidianità fatta di bucati interminabili, aiuto in cucina, spesa al mercato, in un ambiente ostile dove la rivalità fra donne si manifesta in grandi e piccoli dispetti.
La svolta arriva quando Vermeer sceglie Griet per la preparazione dei colori. La ragazza, dotata di un innato senso artistico, si sente finalmente realizzata, e la vicinanza scatena un’attrazione morbosa e proibita verso il maestro.
Mentre i sentimenti della ragazza sono ben descritti e analizzati, quelli del pittore sono molto vaghi e non sufficientemente approfonditi.
Griet gli farà da modella per il quadro da cui prende il titolo il libro, e questo scatena l’ostilità della figlia e della moglie di Vermeer
Dopo l’allontanamento di Griet, accusata ingiustamente di furto, inizia la seconda vita della protagonista, sposata al figlio del macellaio che forniva la carne ai Vermeer.
L’orecchino di perla con cui aveva posato per il ritratto, ereditato alla morte del pittore, servirà ad affrancare la protagonista da qualsiasi sudditanza materiale e psicologica, anche nei confronti del nuovo marito.
Ecco, sta proprio in questo, secondo me, la genialità dell’ultima parte del libro. La Chevalier riesce a trasformare questo particolare da mero attributo estetico a emblema stesso della libertà.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Giugno, 2014
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Un silenzio vale più di mille parole....

Un quadro. Uno studio. Un pittore. Tre elementi, semplici ma non banali, tre condizioni sufficienti a donare ristoro a Griet, e a trasportarla in una dimensione parallela in cui corpo e mente si rigenerano e il tempo non segue più le regole dello scorrere inesorabile. Incontri sporadici, silenzi che sono parole e vocaboli non pronunciati rendono il rapporto tra Vermeer e Griet affascinante e costituiscono la forza propulsiva che spinge il lettore a proseguire con la lettura.
Le atmosfere sono talmente ben costruite che chi si presta a leggere non attende altro che quei brevi e sporadici incontri tra serva e padrone.
Un romanzo introspettivo dove i personaggi maturano e prendono consapevolezza di sé. Griet nasce come una giovane pura e pacata e si riscopre essere ardente di vita.
Ben delineate anche le situazioni secondarie dove i personaggi non sono da meno ai protagonisti principali. Ho particolarmente apprezzato anche gli incontri tra Griet e il suo amore del villaggio, in quanto rendono il romanzo ancora più vivido e fanno riflettere sulla consapevolezza della giovane sulla realtà. E’ conscia infatti che Vermeer nutre verso di lei soltanto un interesse artistico, ma quei brevi incontri la fanno sentire viva, le fanno comprendere la sua ragion d’essere e la aiutano a prendere consapevolezza del suo potenziale. Non può rinunciarvi.
Un romanzo intenso, riflessivo e capace di rievocare epoche lontane e sentimenti intramontabili

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Lea Opinione inserita da Lea    30 Mag, 2014
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La luce di Vermeer

Sono rimasta folgorata da questo libro.
L'autrice cede il trono di narratore alla domestica identificata dalla Chevalier come protagonista del quadro, Griet, assunta dalla poliedrica famiglia del pittore Vermeer: la sua anonima esistenza nella Delft del Seicento verrà rovesciata dalla permanenza nella casa del genio olandese, dove la ragazza dovrà barcamenarsi tra l'ostilità latente della moglie e di una delle figlie e il compito segreto di assistente che il pittore le affida, riconoscendo in lei una sensibilità artistica che la eleverà dal ruolo di semplice, graziosa fantesca.
I dolori della vita familiare di Griet, la relazione con un ragazzo del villaggio, i suoi doveri di domestica sfumano inesorabilmente quando la ragazza entra nell'atelier del pittore, prima solo per pulirlo, poi come aiutante e infine, il culmine, come modella di un ritratto tormentato e incredibile.
Quello che cattura il lettore è il rapporto tra Vermeer e Griet, venato da una sensualità latente, da silenzi che sembrano discorsi segreti tra i due, dallo sfiorarsi distratto ma consapevole, dall'innocenza di lei che pure si fa catturare dalla personalità intuibile del pittore, mai spiegata bene dall'autrice e per questo così affascinante.
Sono più le cose non dette che quelle dette in questo libro, a catturare sono le atmosfere immaginate, le luci nell'atelier che sono le stesse, incredibili e protagoniste nei quadri di Vermeer, unici non tanto per i soggetti, quanto per la maestria del pittore.
L'espressione de "La ragazza con turbante" rappresenta alla perfezione la Griet nell'atelier di Jan Vermeer, assuefatta, sorpresa e pura, misteriosa nel suo non scoprire mai i capelli e i pensieri più segreti: “i capelli li avevo lunghi e ribelli. Quando erano scoperti sembravano i capelli di una Griet diversa: una Griet abituata a sostare in un vicolo, sola con un uomo, una Griet non poi così tranquilla, silenziosa e pura. [...] Per questo tenevo i capelli ben nascosti, perché non emergesse alcuna traccia di quella Griet”.
Sullo sfondo, altri personaggi che incuriosiscono, come la benevola matrona Maria Thins o l'amico di lui Van Leeuwenhoek, eppure non c'è nulla di più atteso dei momenti brevi tra domestica e padrone, in bilico sull'orlo di un precipizio che fa apparire il loro rapporto, mai carnale, come proibito.
Il libro è affascinante quanto il quadro, un romanzo storico che getta luce su un pittore che ha dipinto poche opere, non tutte conosciute, ma non per questo di minor valore.
E la luce che getta è la luce dei dipinti di Vermeer, calcolata in ogni suo raggio, limpida, conturbante e meravigliosa.

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Skippy Opinione inserita da Skippy    26 Ottobre, 2013
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E la serva diventò libera

Con la famiglia caduta in disgrazia, Griet è costretta a diventare la serva di una famiglia benestante di Delft, quella dei Vermeer. Il suo compito sarà pulire lo studio del pittore, quella stanza che per la stessa moglie è inaccessibile.
La ragazza si trova di colpo catapultata in un mondo che non conosce, dove è costretta ad obbedire ai voleri dei suoi padroni, a subire le avance di gente spregevole e ad essere maltrattata dal resto della servitù. L'unico suo momento di pace, in cui può essere se stessa e rilassarsi, è quando pulisce lo studio del suo padrone. Lì il tempo si è fermato e tutto rimane cristallizzato nella scena che il pittore sta dipingendo. All'inizio lei non lo incontra mai ma, attraverso i dipinti che lui compone e che può osservare mentre spolvera, incomincia ad ammirarlo e ad avere una attrazione per lui.
Quando finalmente si incontrano durante le pulizie quotidiane di Griet, incomincia un rapporto morboso e sottile, che li legherà per sempre.
Nonostante Griet capisca che lui prova un interesse puramente artistico nei suoi confronti, l'attrazione che prova è talmente forte da portarla a fare qualunque cosa per il suo padrone, situazione che la porterà ad avere numerosi problemi....
Un romanzo intenso, introspettivo, che rende i sentimenti vividi e palpabili.
L'autrice con maestria rievoca un epoca lontana dalla nostra facendoci immergere completamente in essa attraverso sentimenti e passioni immortali.
Un consiglio? Cercare su internet le immagini dei dipinti per rendervi conto di quanto le descrizioni dell'autrice siano minuziose e precise, ma soprattutto per il piacere di fondere la letteratura all'arte.

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Maybe Opinione inserita da Maybe    06 Settembre, 2013
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Quando non è amore, ma ossessione...

Ho dato un voto alto a questo romanzo perché, banalmente, mi è piaciuto veramente tanto.
L'ho letto parecchio tempo fa e riletto da poco. In realtà non è un capolavoro, la scrittura non è impegnativa, la trama è scorrevole e tutto ciò invoglia alla lettura, soprattutto per scoprire che cosa succederà alla nostra Griet, la protagonista.
Le vicende si svolgono essenzialmente in tre luoghi : una casa modesta, una casa di benestanti e il mercato. Il mercato lega entrambi i mondi, quello dei poveri e quello dei ricchi. Il mercato è impregnato dell'odore del pesce, della carne, dei pettegolezzi che passano di bocca in bocca. Griet, ingenua serva di una casa di un pittore (niente popò di meno che Vermeer in persona), si ritrova invischiata in un mondo che non le appartiene ma che lentamente s'impossessa di lei. Sempre sotto ai riflettori, conduce un'esistenza piatta e dura, sempre al lavoro, sempre pronta a soddisfare le richieste dei più grandi. Fino a quando la richiesta non diventa quella di assecondare il lavoro dell'artista, che è poi il suo padrone. I due intrecciano un legame platonico, fatto di sguardi, sensazioni, brevi attimi in cui si sfiorano. Ma da parte di lui c'è solo un interesse morboso, un interesse per così dire, lavorativo. Lo sfondo delle vicende è il popolo "rozzo" e ignorante, i benestanti avidi e meschini, la famiglia buona, sempre più lontana. Tutto ciò si scontra continuamente, scatenando in Griet dubbi, paure e facendola crescere e rinunciare a...

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Ne approfitto per consigliare un romanzo "I giorni del tè e delle rose" , che riprende un po' questo stile romanzesco, su uno sfondo storico... Lettura leggera, ma piacevole!
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paola melegari Opinione inserita da paola melegari    10 Agosto, 2013
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IL TUO TALENTO VALE MENO DEL MIO

Andando a scorrere le rece dell'amica pia, mi sono sentita invogliata a dare la mia opinione su questo libro. L'ho letto tempo fa, due volte, ovvio quindi che mi è piaciuto, parecchio.

Ho amato le descrizioni delle vie costeggiate dai canali, la spesa al mercato, l'immagine di Griet che faticosamente lavava e stirava nel piccolo cortile insalubre, dedicandosi con amore alle faccende domestiche.
Per chi poi? per gente ingrata che non lo meritava affatto. Infierivano su di lei, ferendola.
La sua indole buona e dolce pero' non si lasciava graffiare, sapeva di dover guadagnare per la sua famiglia in grave difficoltà, perciò sopportava, soffrendo in silenzio.

Però, la ragazza, intelligente, e dotata di un istinto innato per la pittura e per i colori, trova, in questo
manicomio di esseri invidiosi e inutili, unospiraglio, una passione , nella pittura del suo padrone, il pittore fiammingo Veermer.
Da cosa nasce cosa e, l'intesa fra i due diventa il fiammifero che accende la miccia dell'amore.
E' uno spaccato del tempo, tempo in cui la ragazze come griet potevano essere usate e buttate, maltrattate, senza alcun diritto di replica.
Solo una serva, che oltretutto era fonte di invidia da parte dei familiari del pittore, i quali si spinsero perfino a complottre contro di lei, per liberarsene.
Ho provato tanta stima e tanta pena per questa povera adolescente, perchè questo era griet.
La sua passione e l'impegno nel preparare i colori per il maestro, la sua abilità nel riuscirvi, è sintomo di doti speciali, la sua capacità nel catturare momenti da ritrarre, intuizioni, lasciano trasparire che in altre circostanze lei stessa sarebbe potuta diventare una grande artista.
Quanti talenti come il suo saranno andati sprecati nel corso dei secoli, quante persone buone e gentili come lei non avuto nessuna oppurtunità di essere apprezzata come talentuosa.
Diventerà, una ragazza da marito , una madre come tante, compito importante certo, ma anche un talento buttato.
Ormai sapete che i mie punti di vista sono un pò particolari, ma quando , dopo aver letto un libro, lo discuto a distanza ricordo solo le cose che mi ha lasciato.
Questo è quanto......
paola

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Il ragazzo di Bruges
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Baobab Opinione inserita da Baobab    11 Mag, 2013
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She's a genius

“That girl’s a genius
Whoa oh oh oh oh oh oh
I think she’s serious
Whoa oh oh oh oh oh oh”

Ho deciso di cominciarla così, la recensione de “La ragazza con l’orecchino di perla”, con un verso della famosa canzone dei Jet.
La SHE che è un GENIUS è Tracy Chevalier.
E’ proprio vero che non tutti quelli che sanno scrivere sono dei bravi autori.
In matematica, si direbbe che “saper scrivere” è una condizione necessaria, ma non sufficiente, “per essere uno scrittore”. E’ la fantasia a fare la differenza, e la Chevalier ce ne ha avuta veramente tanta!
Si è intrufolata con l’immaginazione nella casa della famiglia Vermeer, l’ha arredata, ci ha inserito dentro delle piccole bambole, raffiguranti: l’affascinante ed enigmatico pittore, una moglie piuttosto antipatica, una cuoca scontrosa ma fedele, una nonna saggia, cinque figli rumorosi e un po’ indiscreti e Griet.
Li ha vestiti e li ha resi umani, spargendo qua e là sulle loro teste, intelligenza, generosità, cattiveria, arroganza, devozione, interezza, acume, pazienza, e tutti i pregi e i difetti che possono condividere dieci persone in una stessa casa.
Infine ha posizionato l’abitazione al suo posto, nel Quartiere dei Papisti di Delft e soffiandoci dentro, ha dato vita alla sua personalissima (ma quanto mai realistica) versione, della storia della Famiglia Vermeer e dell’ affascinante quadro “Ragazza col turbante”.
E’ lui, a mio avviso, il protagonista indiscusso di questo libro.
Non Vermeer, non Griet, ma il quadro.
Tutto avviene per arrivare a lui.
Quando Griet entra nella casa, già Catharina non la può sopportare, mentre il pittore la trova fin da subito affascinante e interessante.
Sono sentimenti ancora inconsapevoli, “a pelle” come si dice.
Ma sono già predisposti per quello che verrà!
Non a caso quando finalmente Vermeer comincia a lavorare sull’opera, sentiamo come il bisogno di trattenere il fiato.
“Ci siamo!” è il pensiero del pittore, di Griet e anche di chi legge!
Ovviamente dopo tanta tensione ci aspettiamo una rottura, ma cosa, o chi, sarà a spezzarsi?
Chiedetelo a Maria Thins, se non volete aspettare la fine, magari vi risponderà!
La nonna carismatica, sa (sono sicura che sa!!!) fin dal principio, cosa porterà l’arrivo di Griet.

Ho letto questo libro che neanche me ne sono accorta, l’ho cominciato e puff, oggi è semplicemente finito.
Mi sono appassionata molto alla ricostruzione di alcuni quadri di Vermeer.
Ormai per me “La lattaia” è il ritratto di Tanneke, “Giovane donna con brocca d’acqua” è la figlia del panettiere, “Donna con collana di perle” e “Donna che scrive una lettera” raffigurano la moglie di Van Ruijven con indosso i vestiti di Catharina e “Bicchiere di vino”, nasconde una scandalosa gravidanza.
Mi sono divertita a immaginare il quadro e poi cercarlo per vedere quanto mi fosse arrivato della descrizione, e ho trovato molto suggestivi i passaggi sulla scelta cromatica e sulla creazione delle tinte.
Posso giurare di aver sentito l’odore dell’olio di lino usato per addensare le polveri colorate.
Posso assicurare di aver sentito nelle orecchie Griet triturare, l’avorio carbonizzato, il carbonato di piombo, la robbia e il massicotto.
Ho sentito la sua fatica e la sua soddisfazione, quando, tra le mani teneva, finalmente, la polverina risultato di tanto lavoro.
Sensazioni molto intense, provare per credere!

Mi rimane solo un rimpianto, piccolo piccolo.
Mi sarebbe piaciuto avere il parere di Vermeer sul romanzo.
Credo gli sarebbe piaciuto, ma avrei voluto sapere la verità. Tracy Chevalier, ci ha azzeccato?
Ha veramente trovato qualcosa nascosto dietro allo sguardo della giovane donna col turbante?
C’è nella sua espressione con la bocca umida e socchiusa, un qualcosa di non detto? Oppure è solo frutto della sua fervida immaginazione?

Io ho scelto la mia verità, a voi il piacere di trovarne una vostra!



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marika_pasqualini Opinione inserita da marika_pasqualini    21 Febbraio, 2013
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Griet...

docile creatura, linda, delicata, ma tenace e coraggiosa, Griet, ragazza di 16 anni che ci racconta la sua storia con il mondo affascinante dell'arte e quasi di sfuggita ci fa conoscere il mondo reale che la circonda, in un' Olanda del 1600 orlata di pettegolezzi ed onore. Un libro fantastico a dir poco, che ti lascia in bocca il sapore dell'olio di lino, mischiato ad un non so che di malinconico.
Da leggere obbligatoriamente... per essere trasportati in un mondo quasi irreale...
Grazie Veermer di averci dato la ragazza con l'orecchino di perla...

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*Monica* Opinione inserita da *Monica*    11 Febbraio, 2013
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LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA

Il libro è ambientato nell'Olanda del XVII secolo. La storia è narrata in prima persona dalla protagonista Griet, una giovane proveniente da una famiglia modesta che va a servizio in casa del famoso pittore Veermer. Inizialmente la giovane si occupa della pulizia dell'ateliere del suo padrone, poi diventa sua assistente ed infine gli fa da modella per un quadro. Tra Griet e Veermer nasce un rapporto di complicità e un delicato amore non dichiarato, fatto di sguardi che si incontrano, gesti e parole non dette.

Un bel libro. La lettura è stata scorrevole e la storia coinvolgente ed emozionante. Belle le descrizioni dei quadri del pittore e molto dettagliate le ricostruzioni dei luoghi e della vita dell'epoca. Sembra di essere realmente lì con Griet. Buona l'idea di realizzare una storia partendo da un famoso dipinto. Lettura consigliata!

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La vita moderna - Susan Vreeland
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noemi.musica Opinione inserita da noemi.musica    20 Dicembre, 2012
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Romanzo davvero SPECIALE

Ho comprato questo libro parecchi anni fa, e da allora l'ho già letto e riletto. Questo libro è scritto benissimo e ti trasporta letteralmente nel tempo di allora. Ti rende anche partecipe dei lavori del pittore in quel momento e ti trasporta in un mondo d'arte. La protagonista è una ragazza forte e che ad un certo punto decide di prendere la sua strada e sopravvivere nonostante tutto. Dimostra quindi una grande forza femminile ed è decisamente il mio personaggio preferito del libro. Il mio consiglio è di godervi ogni singola descrizione, sia dei dipinti, che dell'epoca. Buona lettura! Libro quindi STRA CONSIGLIATO

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Romanzi storici o artistici
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    19 Dicembre, 2012
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Una storia in un quadro.

UNA STORIA DENTRO UN QUADRO
E' sicuramente intrigante per me ora guardare il quadro "La ragazza col turbante"e pensare al bellissimo romanzo che l'autrice Chevalier è riuscita ad inventare.
Ambientato nei Paesi Bassi durante il 1600, all'epoca dei pittori fiammighi; il quadro è del pittore Johannes Vermeer.
Può da un semplice incontro scaturire una grande passione? E' quello che succede a Greit, una sedicenne che a causa di un incidente del padre che è rimasto cieco, si vede costretta ad andare a lavorare alle dipendenze del pittore Vermeer, col compito , tra gli altri, di tenere pulito il suo laboratorio di lavoro, il suo atelier.
Da subito tra lei e il pittore scatta un'intesa profonda, basata su una comunanza di vedere e considerare i colori...un'intesa quasi chimica...
Infatuazione? Amore? Passione? Sicuramente un forte sentimento che la porta a sentirsi attratta e legata in qualche modo a lui...che diventa per lei l'unico spiraglio di bellezza , luce e colore nella sua vita...è per lui che riesce a soffrire in silenzio, che accetta di essere ripresa e continuamente sfidata dai componenti della famiglia...Anche quando conosce il giovane Pieter, la presenza di "lui" c'è sempre, anche quando fisicamente non c'è...Durante i tre anni di convivenza il rapporto s'infittisce e le intese diventano via via più profonde e lei conosce sempre più Vermeer, capisce il suo modo di vedere i colori e le cose, arrivando persino ad anticiparne le mosse e i ritocchi o le modifiche nei quadri...vedono le cose nello stesso modo...e questo è un legame invisibile ma profondissimo...e gli orecchini di perle, diventeranno motivo di complicità, di vicinanza...ma segneranno anche definitivamente la fine del rapporto...e anche dopo la morte di lui...saranno occasione di ritorno alla casa e di una pace raggiunta nel cuore di Greit...
Ho seguito con partecipazione la vita di Greit, le sue esperienze, le sue sofferenze...il suo modo di pensare e ripensare, di soffrire, di rispondere e di tacere, di capire, di accettare in silenzio, di essere forte senza poter contare su nessuno...Un grande romanzo, dove l'autrice sviscera grandi emozioni e passioni con delicatezza ed eleganza..veramente bello!

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Romanzi in cui le donne dimostrano la propria forza di sopportazione.
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Fonta Opinione inserita da Fonta    18 Luglio, 2012
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Affresco fiammingo del XVII secolo

Griet é una ragazza di sedic'anni quando viene mandata dalla madre a servizio presso casa Vermeer, noto pittore fiammingo, che veniva considerato tra i geni contemporanei per le sue creazioni ed abilità con i colori ad olio.
La cosa in parvenza sembrerebbe normalissima se la passione di Griet per i colori (il padre prima di perdere la vista era un noto decoratore di piastrelle) ed alcune circostanze del lavoro in casa Vermeer la portano nello studio del pittore, che instaura con lei un segreto rapporto di complicità e di lavoro, che la porterà a posare per uno ta i suoi piú famosi dipinti "ragazza con turbate"!

Un romanzo scritto in maniera sublime dalla bravissima Chevalier che, oltre a riportare alla ribalta in ambito letterario un periodo storico/artistico come la fine '600 dei Paesi Bassi e quindi i pittori fiamminghi, fa risaltare nella protagonista le difficoltà di una ragazza di ceto basso in quel periodo, con le conseguenti discriminazioni e difficoltà, ma riesce, come Vermeer a non soffermarsi solo sulle ombre del quadro, portando nell'opera anche i colori, le gioie, gli amori e le emozioni della giovane Griet!

Romanzo consigliatissimo a chi vuole immergersi in un perido storico desueto, farsi trasportare dalle emozioni della protagonista e vivere l'avventura di un pittore che ha cambiato la visione dei colori nella storia dell'arte..c'é di tutto, brava la Chavlalier!

Buona lettura!

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Dido Opinione inserita da Dido    30 Mag, 2012
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Emozioni dipinte

Una meravigliosa storia ambientata nel XVII secolo un tuffo nel mondo della pittura si riesce ad entrare perfettamente nell'ambientazione durante la lettura mi sembrava di essere nella casa di Veermer e di vederlo dipingere come di seguire al mercato la protagonista Griet non una semplice domestica ma un personaggio forte pieno di personalità lei la vera opera d'arte dell'artista,mi sembrava di riuscire a toccare con mano i grossi tessuti degli abiti delle signore e di annusare la polvere dei pigmenti colorati.
Un libro ricco di particolari minuziosi anche per quanto riguarda le emozioni dei protagonisti lo consiglio a tutti gli amanti dei racconti emozionanti e appassionati

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peucezia Opinione inserita da peucezia    30 Aprile, 2012
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Un tuffo nell'arte

L'autrice Chevalier confeziona una gradevole biografia romanzata del pittore olandese Vermeer descrivendo con maestrìa la vita e il modo di vita dell'Olanda dell'epoca aiutando anche a comprendere come si giunge alla realizzazione dell'opera d'arte dall'idea al compimento materiale.
Al di là dall'imbastitura fantastica data dal personaggio di Griet, presunta ispiratrice di uno dei quadri più noti di Vermeer la Chevalier riesce a riportare in auge il romanzo alla Walter Scott che amava unire personaggi fittizi ai grandi protagonisti della Storia senza che al lettore l'idea di inganno potesse mai passare per la mente. Stile scorrevole, ritmo lento, un libro che si legge ma che si vede e si sente: il profumo delle verdure tritate, i colori macinati sapientemente.Assolutamente consigliato.

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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    30 Aprile, 2012
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Attraverso una serratura

Ritmi lenti e soffusi per uno spaccato di vita di una piccola cittadina europea. Bravissima la Chevalier nell' intrattenere abilmente il lettore con piccoli moti del cuore....un velato erotismo mai volgare accompagna l'esile figura della protagonista durante le mansioni ordinarie sotto lo sguardo enigmatico e talvolta inquietante dell'esteta che ama ció che vede e coglie il bello da un colore, da un gesto, da un oggetto; l'autrice ci fa toccare con mano i ritmi di una casa antica inserita in una vita di ordinaria routine dove l'unica passione percepibile si nasconde al di là di una porta chiusa a chiave. Davvero delizioso...

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Re Pigro Opinione inserita da Re Pigro    01 Aprile, 2012
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Il ritratto nel ritratto

La ragazza col turbante, o con l'orecchino di perla, è un'opera pittorica misteriosa e in quanto tale non può non suscitare fascino. Proprio questo fascino ha stuzzicato la fantasia dell'autrice. Lo stesso sguardo, la postura e i colori permettono di fantasticare sulla vita della fanciulla e del suo rapporto con l'artista. Griet è una ragazza con carattere, ma che nutre una sorta di timore reverenziale nei confronti del padre della famiglia per cui lavora: Vermeer. Il rapporto fra i due, sapientemente descritto a tinte delicate, è ciò che più facilmente si intuisce guardando il dipinto. L'aiuto, non solo materiale, che Griet apporta alla realizzazione delle opere coinvolge anche il lettore, che insieme a lei darà una mano nel fabbricare i pigmenti e nel suggerire cosa funziona o meno nella composizione. Noi non sapremo mai chi era la ragazza, ma la Chevalier ci ha dato una storia intrigante, anche se molto romanzata, che potremo associare al quadro ogni qual volta avremo l'opportunità di appoggiarne lo sguardo, una sorta di ritratto nel ritratto. Romanzo accattivante, che pur non essendo un vero e proprio romanzo storico, ci comunica non solo le sensazioni della protagonista, ma anche le presunte e non meno veritiere abitudini di un artista del '600. Una storia che si lascia leggere senza dar spazio alla noia.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    09 Gennaio, 2012
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Gli occhi di lui su di lei

E’ un libro dove i veri protagonisti sono i colori: i colori nella disposizione delle verdure tritate, i colori nella decorazione delle piastrelle, i colori dei dipinti del pittore Vermeer, i colori che la serva Griet macina e prepara per il pittore. E’ un libro di una delicatezza straordinaria, pieno di descrizioni dettagliatissime, proprio perché il lettore deve vedere per poter entrare nella storia, per poter entrare nell’atelier e vedere i quadri del pittore. E’ importante il ruolo che gioca la luce, con i riflessi e le ombre, nei particolari che danno pienezza e che completano, proprio come la rotondità grigia e bianca dell’orecchino di perla, dentro cui è riflesso un mondo.

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Morena_ Opinione inserita da Morena_    22 Ottobre, 2011
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Magnifico

Sono una grande appassionata di romanzi storici e quindi non potevo di certo non leggere anche questo magnifico libro. "La ragazza con l'orecchino di perla" riesce a trascinarti al 100% dentro alla storia, è un romanzo che si legge tutto di un fiato.

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LauraZ Opinione inserita da LauraZ    29 Agosto, 2011
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L'orecchino di perla

"La ragazza con l'orechino di perla" narra una storia straordinaria, in cui la realtà si unisce alla finzione. Infatti, possiamo trovare il grande pittore Veermer, un suo vero qudro... La protaginista è la giovanissima Griet, che si trova a fare i conti con una vita totalmante di versa da quando ha messo piede nella casa del pittore. Il suo luogo preferito è l'atelier dell'artista, in cui deve fare le pulizie ogni giorno, senza però mai spostare un solo oggetto. Successivamente viene incaricata anche di produrre i colori al pittore, pestando con una pietra i vari pigmenti colorati. Ancora una volta tutto si complica, poichè diventa sempre più difficile per Griet nascondere questo suo nuovo ruolo alla moglie del pittore e a Tanneke, l'altra donna di servizio che mostra non poca gelosia nei suoi confronti. Nel contempo, la ragazza continua a subire le molestie di un amico di Vermeer... sarà proprio questa squallida persona ad obbligare il pittore a fare un ritratto a Griet... Come se non bastasse, la povera ragazza è costratta a farsi i buchi alle orecchie per indossare quei pesanti orecchini di perla che avevano il compito di attirare l'occhio dell'osservatore del quadro. Quando, poi, la moglie di Vermeer vedrà il dipinto, la situazione diverrà ancora più complicata, tanto che la povera Grit prenderà la decisione di andarsene da quella casa, per tornarci molti anni più tardi, dopo la morte del pittore, per ricevere in dono dalla vedova gli orecchini di perla...

Questo libro è davvero un capolavoro...

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pinucciobello Opinione inserita da pinucciobello    19 Luglio, 2011
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bah

Per fortuna che è esistita Sandra Mondaini, ma davvero! il commento più adatto alla lettura di questo libro sarebbe: "che noia, che barba, che noia", almeno si riesce a sorridere.
A volte davvero mi viene da sbattere la testa al muro !!!
Ma come fa a piacere un libro così inutile ?
Personaggi così insulsi che più insulsi non si può, per renderli in qualche modo "vivi" ha dovuto inventare dettagli caratterizzanti (il viso butterato, la pipa, ecc.), il pittore pare copiato pari pari da Ashley di "Via col vento" così incapace di manifestare alcunchè; per non parlare della protagonista!!! una "Alice nel paese delle Meraviglie" insopportabilmente saccente, che riesce ad intuire istintivamente i dettagli che potrebbero dare un tocco artistico ad un quadro (uno solo può essere il commento possibile: "Ma mi faccia il piacere!!!" alla Totò) e che (giusto per vendere di più, ovviamente) viene descritta in piena tempesta ormonale.
Scritto in uno stile appena passabile, con un finale del tutto ordinario e prevedibile, l'ho apprezzato per una sola cosa: la copertina.

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patty81 Opinione inserita da patty81    15 Luglio, 2011
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Ragazza col turbante

Chi non conosce questo bellissimo ed enigmatico capolavoro del pittore olandese Vermeer? Tracy Chevalier prende spunto da questo languido ed enigmatico ritratto per imbastire la storia che potrebbe aver generato un quadro che hai tempi in cui è stato dipinto deve aver generato non poco scandalo per i benpensanti dell'epoca.Una donna che invece di una cuffia,porta un turbante moresco, voltata di tre quarti verso chi guarda, con gli occhi liquidi e la bocca sensualmente socchiusa, mentre la perla cattura tutta la luce e la irradia sul volto della fanciulla...
Il libro è la storia di Griet,che le ristrettezze economiche dovute a un incidente del padre costrigono ad andare a servizio presso la famiglia di un pittore.La ragazza trova subito unambiente ostile, tra serve invidiose e le due padrone di casa, madre e figlia, che la tiranneggiano... e poi c'è lui, "il padrone", una figura evanescente e silenziosa, che passa tutto il suo tempo nel suo atelier, un santuario inviolabile anche per la moglie stessa.Ma pian piano Griet riesce a entrare nel suo mondo di tele e colori, in punta di piedi,dapprima spolverando e pulendo, per poi diventare per il pittore donna di fiducia e infine modella. Si tratta di una passione mai consumata e mai dichiarata, quella fra Griet e Vermeer,fatta di silenzi e sguardi carichi elettricità,dove il contatto più forte è anche il primo e l'ultimo:una carezza e una lacrima assaggiata dal suo dito,consapevoli del distacco inevitabile ormai imminente.
A volte la sensualità è fatta anche di parole mai dette egesti mai fatti.
Un libro molto "femminile", dove la stessa protagonista si trova sull'orlo di un precipizio, incerta tra il lasciarsi andare oppure il rimanere legata alle convenzioni dell'epoca, e dove l'autrice indaga con sensibilità le passioni dell'animo.

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romanzi storici in generale...
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    10 Aprile, 2011
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Vermeer e Griet

Lo ritengo un vero e proprio capolavoro che mi è piaciuto da impazzire.
Ho un debole per i romanzi storici, e questo mi ha affascinata moltissimo: la storia del bravissimo pittore Veermer, della giovane Griet, domestica in casa di lui, e di tutte le persone e i familiari che li circondano può sembrare banale e semplice, eppure al tempo stesso così magica e misteriosa.
Il rapporto tra il pittore e la ragazza, inoltre, è la cosa più affascinante del libro: una realzione stranamente erotica e passionale, ma così lontana dalla realtà e dal desiderio...
Tuttavia, come in quasi tutti i libri, ci sono difetti che ho notato: la narrazione della Chevalier è un po' pesante e corre il rischio di annoiare il lettore in più punti. Inoltre il finale non mi ha convinta molto. Per il resto, però, è un bellissimo libro che consiglio a tutti.

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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    24 Settembre, 2010
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...come se stesse guardando un quadro

Griet si racconta in prima persona. Racconta di sé dall’età di sedici anni quando la sua vita cambiò, in seguito ad un incidente occorso al padre, prendendo servizio dai Vermeer. Una lettura piacevolissima, dove le pagine scorrono delicatamente e seguono il destino di questa giovane ragazza che inizia la sua nuova vita come serva della famiglia, per poi diventare aiuto apprendista del pittore Vermeer e infine sua fonte d’ispirazione. Più Griet rimane coinvolta nella vita del pittore, facendosi assorbire quasi completamente, più perde le radici con la sua umile famiglia, che in qualche modo intuisce che la figlia non è solo una semplice donna di servizio. Il rapporto che si instaura tra Griet e il pittore, rimane una sorta di attrazione platonica, fatta di sguardi di frasi non dette e di gesti. Dove non è chiaro fino in fondo, ma rimane il dubbio, se l’interesse che lui prova per lei è solo legato all’ispirazione artistica e quindi alla sua buona riuscita dell’opera d’arte o è un interesse reale, ma che per le condizioni di vita, rimane inespresso o meglio sfocia nell’unica espressione possibile la creazione dell’opera d’arte "la ragazza col turbante".
È invece sicuramente più esplicito, anche perché il racconto è in prima persona, l’interesse di lei per il pittore, ne rimane affascinata incuriosita, molto probabilmente non solo da lui, ma da questo mondo nuovo fatto di colori di forme e di luci. Leggendo il libro si rimane coinvolti dalla temerarietà della giovane donna nell’affrontare il rapporto con il suo padrone, e di come rimane spesso in bilico tra la vita che l’affascina, che la intriga rappresentata da Vermeer e dall’altra vita che è destinata a seguire rappresentata da Pieter, ragazzo che lavora al mercato delle carni.

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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    29 Agosto, 2010
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L'arte dal punto di vista della musa

Ero molto scettica su questo libro.
L'idea di immaginare una sorta di storia d'amore prendendo spunto
da un quadro famoso mi sembrava la solita trovata per accumulare vendite.
In realtà è un romanzo semplice, dallo stile scorrevole, senza particolari guizzi di genio, che però descrive bene l'immaginario sodalizio tra una giovanissima domestica e il pittore Vermeer.
Griet è di famiglia umile, e come tante ragazze del suo periodo è costretta a lasciare la famiglia per aiutarla economicamente.
Il padre, decoratore di mattonelle, ha avuto un grave incidente che l'ha reso cieco e non può più lavorare.
Pur non essendo particolarmente colta o dedita all'arte, Griet ha una sorta di sensibilità istintiva verso tutto ciò che è "pittorico", se posso osare il termine.
Tanto per capirci, la storia inizia con il pittore e la moglie che sono alla ricerca di una domestica e si imbattono in Griet.
Vermeer rimane colpito dalla meticolosità con la quale Griet svolge una banale mansione come quella di tagliare e preparare gli ortaggi per cucinarli, disponendoli in base alle gradazioni cromatiche.
Questo è solo uno dei tanti segnali che l'autrice ci dà per farci capire come, passo passo, Griet entri nelle grazie di Vermeer e diventi la sua musa.
E' una storia fatta sopratutto di silenzi, colori, odori, e di sentimenti appena accennati, mai esplicitati.
Griet colpisce per la sua fermezza di carattere, malgrado la sua condizione di inferiorità sociale,e la sua dignità.
Il rapporto tra lei e Vermeer è basato più su una sorta di comprensione reciproca e silenziosa che sull'amore, seppur platonico.
Griet è la musa ideale perché non pretende di esserlo, ma capisce perfettamente quali siano le esigenze dell'artista e comprende istintivamente la genialità della sua tecnica pittorica.
Non lo consiglio a chi si aspetta grandi passioni o scene plateali perché potrebbe restar deluso.

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a chi ama fantasticare dietro a un quadro...
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    22 Aprile, 2010
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LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA

Siamo in Olanda nel XVII secolo; la protagonista del romanzo è la giovane Griet,la quale a sedici anni entra a servizio a casa Vermeer. La ragazza rimane subito affascinata dai quadri dipinti dal suo "padrone" e anche dall'uomo. Tra i due nasce una profonda complicità, tanto che la giovane poserà per il famoso quadro "La ragazza col turbante" noto anche come "La ragazza con l'orecchino di perla".
La figura di Griet è ben delineata dall'autrice;accurate le descrizioni della vita domestica e vivi e profondi gli stati d'animo della ragazza,gioie,dolori e preoccupazioni.
Lo stesso non si può dire per il pittore olandese; nel corso del romanzo, egli rimane abbastanza evanescente. Mentre L'animo di Griet viene sviscerato,quello di Vermeer rimane inesplorato.
Nel complesso un romanzo breve e di facile lettura,grazie ad uno stile asciutto e diretto dell'autrice.

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Opinione inserita da red_cat    05 Aprile, 2010

elegante e dolce

è così che ho trovato questo libro.
una lettura scorrevole e piacevole che mi ha preso fino alla fine, l'imbarazzo di griet di fronte alla ricchezza degli orecchini costretta ad indossare è resa in modo eccellente,tutte le emozioni rendevano griet così umana e reale che mi sembrava di poterla vedere davanti agli occhi mentre leggevo ... incredibile e bello,non ci sono parole migliori per descriverlo.
saluti da red_cat!!!

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Minny Opinione inserita da Minny    17 Febbraio, 2010
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Libro bellissimo

Ho visto prima il film, molto bello, ma il libro ha una marcia in più ed una sua intensa magia particolare, perché lascia libera la nostra fantasia : inoltre ,se si hanno presenti alla nostra mente le pitture di Vermeer il piacere è raddoppiato.
Come tutti sanno su Vermeer ci sono rimasti pochissimi documenti , nonché pochi quadri sicuramente ascrivibili alla sua mano.
Ignota è la fanciulla che ha posato per uno dei più bei ritratti di tutti i tempi.
Il volume dà corpo ed anima agli enigmi Vermeer e la sua bellissima e ignota modella , come pure a tutti gli altri personaggi che ruotano loro attorno. .
La scrittura è essenziale e cristallina ed insieme fortemente evocativa.
Insomma è un gran bel libro che consiglio di legere a tutti.

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e legge i libri importanti, qualli che per essere importanti non hanno bisogno di essere sostenuti da una rumorosa sponsorizazzione mediatica,e chi ha visto il film tratto da questo stupendo romanzo.
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chicca Opinione inserita da chicca    15 Dicembre, 2009
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la ragazza di Vermeer

E' la storia della giovane Griet, che trovandosi a far la domestica a casa del noto pittore Vermeer ne diventa la musa. Si instaura tra i due una relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi non dette. La giovane donna seduce il pittore grazie alla sua innocenza, troverà come ostacolo la moglie del Vermeer e la madre di lei. Questo è un bel romanzo sulla sottile linea che divide l'arte dalla passione.

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