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Ai calzini un nome non lo vogliam dare?
Dovrete perdonarmi la pedanteria, ma vista la confusione che regna attorno alla serie Il romanzo di Excalibur in Italia, ritengo di dover partire con una precisazione. In questo commento andrò ad analizzare le prime tre parti dell'originale "The Winter King", pubblicate individualmente con il titolo italiano "Il re d'inverno"; infatti a differenza di quanto riportato, ad esempio, su Wikipedia nessuno dei tre volumi di The Warlord Chronicles è stato mantenuto intatto nelle vecchie edizioni nostrane. Soltanto quest'anno, in occasione dell'adattamento televisivo, Longanesi ha deciso di realizzare una versione integrale del primo romanzo.
Chiarito quale sia il testo al quale mi riferisco, pasamo all'effettivo contenuto. Traendo a piene mani dalle leggende del ciclo arturiano, Cornwell decide di realizzarne una versione storicamente accurata e sceglie come voce narrante Derfel Cadarn, un tempo guerriero fedele ad Artù ed ora monaco cristiano. Sotto la protezione della regina Igraine di Powys, l'uomo redige una cronistoria partendo dal 480, anno in cui nacque l'erede al trono di Dumnonia Mordred; in questa prima parte Derfel è soltanto un ragazzo alla corte di Merlino, ma il suo coraggio lo porta presto a diventare un valente soldato, prima agli ordini del campione del regno Owain e poi dello stesso Artù. Mentre lo vediamo crescere, assistiamo alle innumerevoli guerre che si combattono sul suolo britannico, contro i diversi popoli invasori ma anche tra gli stessi britanni.
Più che una trama uno spunto quindi, che devo dire mi è piaciuto parecchio perché offre margine di manovra al narratore e gli permette di intervenire in alcuni punti con dei commenti pungenti. Penso sia un peccato infatti che la voce di Derfel si eclissi nelle parti in cui ritorna completamente al passato, perché è un valido modo per rendere la prosa personale e distintiva. In generale, sono comunque riuscita ad apprezzare lo stile di Cornwell, e lo dimostra il fatto che le sue numerose descrizioni delle battaglie (un elemento non troppo gradevole per la sottoscritta) non mi hanno mai annoiata, e sono perfino riuscite ad intrattenermi.
L'altro grande merito del caro Bernard è l'aver delineato un'ambientazione storica il più possibile genuina e credibile. Senza risultare pedante, l'autore arricchisce i luoghi visitati da Derfel con comparse mai banali, tradizioni particolari e dettagli di vita quotidiana: è facile così lasciarsi trasportare in questo tempo lontano. E seppure i lati negativi del passato non manchino, non viene dedicato loro più tempo di quanto necessario per rimanere fedeli alla Storia, con un'unica (e non così piccola!) eccezione.
Tra i pregi del romanzo, penso si possa includere anche Derfel stesso, in particolare la sua versione anziana dal piglio alquanto spiritoso. Un altro personaggio che ho trovato interessante è Nimue, qui presentata come una giovane sopravvissuta ad un naufragio e per questo finita alla corte dei graziati di Merlino; peccato solo sia meno presente di quanto mi sarei aspettata.
I grandi assenti sono però Merlino stesso (ma diciamo che ha una buona scusa), Artù e Morgana. Il sovrano che non fu mai re è presente in modo regolare solo nella seconda parte -anche se possiamo avere fiducia in un suo ruolo più centrale nei seguiti-, mentre la sacerdotessa viene inizialmente presentata come un carattere centrale e quasi dimenticata non appena il focus passa dai contrasti religiosi a quelli politici e territoriali. Più in generale, credo ci siano diversi personaggi all'interno di questo corposo cast che potevano ambire ad un ruolo più importante.
Anche l'assenza di svolte imprevedibili ricade nei difetti del titolo; la mia maggiore riserva riguarda però l'eccezione alla quale accennavo prima, perché Cornwell non solo calca abbastanza la mano sugli abusi sessuali, ma lo fa con una notevole superficialità. Ad esempio, alla prima uccisione di Derfel viene dedicato del tempo in cui lui ha la possibilità di ragionarci sopra e decidere comunque di intraprendere la carriera militare, mentre alle numerose personaggie vittime di violenza non si concede più di mezza riga per esternare il dispiacere del protagonista. Pur rimanendo coerenti al contesto scelto, si poteva lavora un po' di più su questo aspetto.
NB: Libro letto nell'edizione Mondadori