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UMANITÀ IN GUERRA
La guerra civile spagnola raccontata da Perez - Reverte. La penna del fine narratore si mescola a quella del reporter di guerra che è stato.
Un concatenarsi di eventi per raccontare i giorni dannati della battaglia sull’ Ebro. Un susseguirsi di battaglie senza soluzione di continuità viste alternativamente da una compagine e dall’ altra in un’ escalation di cruenta tragicità resa consuetudine e quotidianità mortifera strabordante di sofferenze fisiche e mentali.
Ciò che emerge sempre, tra bene e male sempre labili ed assoggettati alla contingenza e brutalità degli eventi, è l’ umanità dei personaggi, spesso ovviamente celata dalla violenza, di egual portata, tra nazionalisti e repubblicani.
Si fondono così le vicende dei protagonisti che innanzitutto sono uomini e donne prima che soldati. Ognuno animato dai sentimenti più disparati ed infine accumunato da tutto ciò che la guerra non fa che sottrarre ad ognuno.
L’assurdità della guerra che maschera solo in parte, con ideali e slogan, l’inumanità e brutalità del solo concepirla. Inumanità che apre la strada proprio a quell’ umanità intrinseca ed inscritta in ogni uomo, ignorante o dotto che sia, che tra le privazioni e lo schifo dilagante impressiona per sincerità ed umana misericordia e che ha per contrappunto la violenza cieca e la rabbia che solo una guerra fratricida può svelare.
Amalgama resa meravigliosamente coesa da una scrittura pulita e coinvolgente che fa del realismo il ponte di congiunzione tra i protagonisti ed il lettore che può così sentirsi lurido e sporco come un soldato piuttosto che attanagliato dalla paura o dalla responsabilità degli ufficiali o dal senso di orgoglio di coloro che combattono per un ideale.
La morale è tanto semplice quanto vera, non esistono vincitori, non ci sono mai. E la rassegnazione finale sembra l’unico compromesso possibile.
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So che l'autore è noto ma non l'ho mai letto.