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Orrore in sala operatoria
Questo romanzo pur essendo una storia di fantasia si ispira a fatti realmente accaduti. Questo le rende, almeno per me, particolarmente agghiacciante. L'ho letto con quell'apprensione e quel brivido lungo la schiena che in genere mi accompagna quando sono alle prese con uno di quei thriller scritti veramente bene. Questo stato d'anima non deriva tanto dalla crudezza dello scritto o da momenti di particolare tensione, quanto dalla consapevolezza che quello che stavo leggendo era successo davvero. La storia è quella di Ruth Esmeraldine, direttrice dell'ospedale psichiatrico che porta il suo nome. La donna messa a capo della struttura del padre, non per nepotismo, ma per merito, fa il possibile per curare tutti i pazienti che in genere vengono chiusi in strutture terribili, isolati, spesso ignorati e trascurati e destinati a peggiorare progressivamente fino al completo annientamento. Tormentata dal pensiero che il fratello suicidatosi a seguito dei traumi subito nel corso della prima guerra mondiale, avrebbe dovuto essere salvato, cerca di redimersi riversando sui suoi pazienti cure e attenzioni. L'incontro col futuro marito, che le fa conoscere la lobotomia presentandola come la panacea per tutti i mali della sfera psichiatrica, la convince di avere raggiunto il proprio obiettivo. Acciecata dall'amore per il marito e dalla stima che ha in lui come medico si lascia sfuggire però il reale corso che stanno prendendo gli esperimenti fatti nella sua clinica. L'autrice riesce a raccontarci con garbo e precisione una pagina della storia medica che pur partita con le migliori intenzioni si è trasformata in un dramma per migliaia di pazienti La Russel ci accompagna poco alla volta nel processo che ha portato alla nascita della lobotomia, ai primi esperimenti, che sembravano avere dati esiti positivi. Da qui verso la convinzione che anche qualche effetto collaterale sia accettabile il passo e breve. Ancora più breve è quello del medico che si sente onnipotente e decide di utilizzare la sua tecnica in modo massiccio dimenticando che i suoi pazienti non sono macchine guaste, ma persone. Senza dare giudizi, o fare critiche l'autrice ci propone questa storia guardandola dal punto di vista di chi l'ha vissuta: il contesto storico, le conoscenze e il sentire comune non vanno mai trascurati in un romanzo storico. Questo non significa che fornisca giustificazioni o scuse per l'orrore che è stato commesso. Al lettore l'ardua sentenza.