Dettagli Recensione
Ondivaga eccentricità
Una giovane donna in cerca dell’amore in un’ epoca sospesa tra le due guerre, una famiglia numerosa di possidenti, i Redlett,
…..”emozioni inespresse su un campo ordinario”…,…” all’ apice della felicità e sommersi nelle nere acque della disperazione”….
La vita di Linda nelle parole della voce narrante, la cugina Fanny, accolta sin dall’ infanzia nella grande dimora di Alconleigh
…” un luogo agitato e di emozioni violente, una costruzione da cui stare fuori tutto il giorno a uccidere nemici e animali”….
Fanny ha genitori altrove considerati depravati, forse è questo a renderla interessante agli occhi dei Redlett, per il resto è considerata molto noiosa.
Lei e Linda condividono una simbiosi sentimentale e l’ unicità di un amore, pensieri e passioni adolescenziali dolorosamente deliziose soppiantate un giorno da persone reali.
Linda vive un romanticismo disilluso e ramingo attraverso un destino inafferrabile e monco, un matrimonio fallimentare e un marito,Tony, noioso e pedante, un borghese che vede con gli occhi del denaro, che utilizza termini particolari, che insegue potere e gloria, lei figlia di una generazione di solidi proprietari terrieri, di investimenti sicuri e una figlia, Moira da tenere a distanza, ancora giovane e immatura.
La ricerca dell’amore la destituirà dall’amore, inseguendo un comunista (Christian ) squattrinato che la farà sentire ancora più sola, lontana da casa.
Nel bilancio della sua giovane vita ha sprecato la giovinezza, anni frivoli in cui avrebbe potuto ricevere una buona istruzione, dedicarsi allo studio e alla lettura, sospinta da un unico desiderio, l’amore, personale e particolare, concentrato su di se’, nel presente
…”condannata all’ esistenza solitaria e braccata di una donna bella senza legami”…
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Eccola sola, triste, ferita, disillusa dalla vita, in preda a un’ eco frustrante, quella stessa vita che si manifesta improvvisa in una strana, incontrollabile, sconosciuta felicità, mostrandole per la prima volta il vero volto dell’ amore in un estraneo, Fabrice, un sentimento indescrivibile, una travolgente attrazione fisica, la certezza inspiegabilmente ovvia di come finirà.
Un sentimento che aveva creduto altrove, che solo ora riconosce per una serie di circostanze fortuite, cercando di ricordare le sensazioni vissute negli amori che furono.
Un legame intenso e fugace, che vivrà un esilio forzato, un rapporto fisico, scherzoso, poche parole in un tempo e in una città, Parigi, che sembra fatta per questo.
Fabrice è un Don Giovanni con un’ essenza di cui Linda non farà parte mentre si entra nella barbarie di una guerra che lei vive con una certa indifferenza, immersa nel presente, precaria e sempre più sola, lontana da casa.
Il tragico cambiamento le farà credere e realizzare la sola dimensione del ricordo, travolta da una nuova consapevolezza, il respiro bellico, a vivere una lontananza obbligata in attesa di uno squillo, di una voce, di una vita da condividere, di una famiglia allargata, e allora il ritorno ai luoghi dell’ infanzia profuma di casa e di legami fidati.
Nancy Mitford ( 1904-1973 ), la maggiore delle sei bellissime ed eccentriche figlie del barone Redesdale, scrive un romanzo che celebra l’ amore più importante della sua vita ( Gaston Palewski, comandante delle forze armate della Francia libera ) sotto le spoglie del seduttore Fabrice.
Un testo piacevole, irriverente, umoristico e con tratti malinconici, ingredienti tipicamente femminili, amicizia, condivisione, ideali, passione, desiderio, sogno ma anche gelosia, eccentricità, fragilità, invidia all’ interno di un mondo di tradizioni consolidate che stenta a riconoscere e a legittimare la neo realtà borghese.
L’ uso di una prosa scorrevole, precisa, ordinata, stride con il carattere e le eccentriche inclinazioni della protagonista, impegnata in una legittimazione di se’ e in una ricerca della felicità che si oppone al reale.
Ecco la minuziosa rappresentazione di un mondo a se’, spiccatamente inglese, tradizionale, conservatore, auto celebrativo, dal quale affrancarsi per farvi ritorno.
Linda è una donna naturalmente svagata, ondivaga, bizzarra, passivamente attiva, dolce, maldestra, che abbandona una figlia perché non sa cosa farsene, che ricerca certezze all’ interno di una fragilità manifesta, che vive l’ idea di un amore e la speranza di amare in una vita sul filo del rasoio.
Fabrice-Palewski sembra volerne approfittare ma si accorge di amarla, che sia troppo tardi?
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La tua recensione mi ha comunque incuriosito.