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The passing
« La vita di Belle da Costa Greene mi è sembrata così eccezionale e romanzesca che ho sentito il bisogno di rispettare tutti i fatti di cui sono a conoscenza senza alterare niente, nemmeno nel caso di episodi che possono apparire minori, con personaggi di secondo piano. »
Così scrive nell’Appendice l’autrice Alexandra Lapierre riguardo al suo scritto “Belle Greene”.
Il libro infatti è una biografia a tutti gli effetti e racconta la vita di un personaggio femminile a dir poco molto particolare: Belle da costa Greene, una donna statunitense vissuta fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Belle nasce nella comunità nera di Georgetown, suo padre è un famoso attivista che rivendica i diritti degli afroamericani, Richard Greener, un uomo colto ed energico, ma anche inaffidabile ed inconsistente nei confronti della sua famiglia.
Belle, sua madre, suo padre e tutti i suoi fratelli hanno una particolarità fisica: non hanno l’aspetto dei neri, hanno la pelle ambrata, gli occhi e/o i capelli chiari. Siamo negli Stati Uniti dei primi anni del Novecento,con la fine della guerra di Secessione, nel 1865, la legge aveva riconosciuto il diritto di voto e l’uguaglianza civica agli ex schiavi. Ma pochi anni dopo questi diritti vennero sconfessati nei fatti con l’emanazione delle leggi Crow, che istituivano la segregazione razziale e la discriminazione. Per una persona di colore era concretamente impossibile riuscire ad avere le stesse opportunità di un bianco e salire i gradini della scala sociale.
Belle, la madre e i suoi fratelli, dopo essere stati abbandonati dal padre, decidono di non rinunciare alla possibilità di avere una vita migliore subito, anche a costo di mentire, anche a costo di rompere per sempre i legami con la loro comunità di appartenenza. Scelgono di compiere The Passing. Belle, facendosi passare per bianca pur essendo nera per la legge, non solo ebbe le stesse possibilità dei bianchi, ma le sfruttò in modo incredibile. Infatti, pur essendo donna, riuscì a diventare la bibliotecaria direttrice della Morgan Library, realizzandosi al massimo grado nella vita professionale e sociale.
L’autrice ha compiuto un ottimo lavoro di ricerca e documentazione e ci ha consegnato una storia interessantissima che si legge come un romanzo avvincente. Non va dimenticato però che si tratta del racconto della vita di un personaggio realmente esistito e non di un’opera letteraria di fiction. Dalle pagine non possiamo aspettarci esercizi di stile, riflessioni sull’identità, sul razzismo, sulla legittimità di aver scelto di mentire e vincere invece che di combattere e soffrire. Possiamo invece leggere l’appassionante ricostruzione della vita di Belle da Costa Greene, pensieri e considerazioni si faranno spazio comunque inevitabilmente nella nostra testa.
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