Dettagli Recensione
Railway for Freedom
“Tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.” Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America 4 luglio 1776
Per più di un secolo nel profondo sud degli Stati Uniti la parola libertà era soltanto un’utopia, Flotte di navi “negriere” dall’Africa in America cancellavano ogni diritto e libertà individuale, la dignità di un uomo era merce di scambio. Martirizzare un popolo strappandolo dalle sue radici per essere utilizzato come servitori domestici o raccoglitori nelle piantagioni di cotone, era lo scopo dei cosiddetti mercanti di schiavi. Nelle piantagioni i soprusi, le punizioni strazianti erano all’ordine del giorno, alcune volte era il fisico a cedere altre era la mente, molti impazzirono per le violenze subite. Tentare la fuga equivaleva ad una morte lunga e dolorosa. Nessun diritto era concesso neanche imparare a leggere “Il padrone diceva che l'unica cosa più pericolosa di un negro con la pistola è un negro con un libro in mano.” Per troppo tempo il dolore dell’anima ha accompagnato il lavoro nei campi, tramutato in canti di ribellione delle comunità di schiavi, è da qui che è nato il Blues.
In questo romanzo pubblicato 2016, vincitore del Premio Pulitzer e del National Book Award, Colson Whitehead attraverso la storia di Cora, giovane schiava nera, che tenta il riscatto per la libertà, una fuga verso il nord degli Stati Uniti attraverso una misteriosa ferrovia sotterranea, fa emergere vicende e atti disumani che vi si consumarono nelle proprietà di bianchi convinti sostenitori di una teoria che prende origine da un passaggio del libro della genesi: Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!". E aggiunse: "Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Iafet ed egli dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!". Molti crederono che fosse il destino dell’uomo bianco, sottomettere le razze inferiori o sterminarle in nome di Dio. In quegli anni gli stati del sud erano il peggior posto sulla terra.
Trovo questa storia interessante nella sua brutalità, peccato che non si sia creata quell’empatia che avrebbe dovuto esserci con una storia del genere. Il racconto a mio avviso resta in superfici non entra nel profondo. Leggendo il romanzo ho provato vergogna, frustrazione e sbigottimento, indignazione, ho avvertito la rabbia della protagonista ma non il suo dolore, non mi sono arrivate le sue emozioni, quello che provava, forse una scelta dell’autore stesso non far emergere la parte più recondita di Cora, molti come lei non conoscevano nient’altro che la schiavitù, la frusta le catene, l’unico sentimento era il dolore, la rassegnazione che quello fosse il loro destino, essere proprietà di qualcuno. Resta comunque un romanzo da leggere almeno una volta nella vita. Non potremmo mai comprendere quanta sofferenza si è consumata in quei campi, la costrizione mentale e fisica di un individuo che comporta un annientamento della personalità e della libertà decisionale, ma possiamo venirne a conoscenza attraverso alcune parole di questa canzone.
Oh freedom, oh freedom over me!
And before I’ll be a slave
I’ll be buried in my grave
and go home to my Lord and be free!
Oh Freedom! - The Golden Gospel Singers