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La sarta che non cuce più
Per me questo non è stato “Il ritorno di Sira”, ma un incontro. Non sapevo che l'autrice avesse già scritto un libro, ma in questo seguito mette talmente tanti dettagli della vita precedente della protagonista, da non essermi sentita spaesata.
Sira è una novella sposa, ex collaboratrice degli inglesi durante la seconda guerra mondiale, con il marito, anche lui agente segreto inglese, partono per Gerusalemme. La città non darà il meglio di se, il periodo non è certo dei migliori e le tensioni si percepiscono ad ogni angolo.
“I muezzin continuavano a chiamare alla preghiera dalle moschee, le campane delle chiese cristiane convocavano i fedeli ogni giorno e dal vicino quartiere ultraortodosso di Mea Shearim, al tramonto di ogni venerdì, sentivo annunciare l'inizio dello shabbath”.
La protagonista si troverà a dover affrontare nuove sfide e nel suo lungo cammino intreccerà il suo percorso con alcuni personaggi noti, fra cui Eva Perón.
Il libro si legge bene e scorre velocemente pur contando quasi settecento pagine. La cosa che però non mi ha mai convinto è stata proprio la protagonista. L'autrice ne esalta la sua bellezza e bravura ma obbiettivamente in lei ho trovato molti più difetti che pregi. Non mi sono sentiva coinvolta da lei, ho letto le sue vicissitudini e pur essendo cose a volte molto dure, sono rimasta estranea ai fatti. Il romanzo, almeno per me non è stato empatico. Scorre velocemente, si fa leggere volentieri ma oltre a questo non va.
Non è uno di quei romanzi che consiglierei a tutti, è adatto ad un pubblico femminile con poche pretese e che abbia la voglia di leggere un romanzo lungo ma non troppo impegnativo. Spesso si può avere voglia di un po' di leggerezza, io l'ho letto in un periodo molto intenso e per questo l'ho trovato piacevole.
Buona lettura!