Dettagli Recensione
La prima pittrice
“Ricordai la mia delusione quando papà mi aveva fatto vedere la Giuditta di Caravaggio. Mentre segava il collo dell’uomo, era completamente passiva. Caravaggio aveva concentrato tutta l’emozione sull’uomo. Evidentemente, non riusciva a immaginare che una donna fosse in grado di pensare. Io invece volevo dipingere i suoi pensieri, se una cosa del genere era possibile: la determinazione, la concentrazione e la fede nell’assoluta necessità di quel gesto. Il destino del suo popolo era tutto nelle sue mani. Non il piacere nel compierlo, solo la necessità di doverlo fare. E anche i pensieri di Oloferne: la confusione, il terrore, il mondo divenuto incontrollabile. Sì, era qualcosa che conoscevo. Quella parte ero in grado di farla. Ma Giuditta? Potevo farla?”
“La passione di Artemisia” è stato pubblicato nel 2002 ed ha avuto discreto successo in Italia. L’opera ha come focus una parte della vita di Artemisia Gentileschi, figlia del famoso Orazio, dal processo per “ripetuti atti carnali” alla morte del padre. La pittrice, come forse già si sa, nonostante fosse stata vittima di stupro da parte dell’ aiutante del padre, Agostino Tassi, fu costretta dall’ Inquisizione a sopportare la tortura delle sibille che le rese per lungo tempo impossibile tenere in mano un pennello. A diciassette anni Artemisia era già un talento per il suo papà, e non solo per lui, ma le terribili macchie sulla sua reputazione le resero impossibile restare a Roma.
L’autrice, Susan Vreeland, scomparsa da poco, è stata in Italia, nelle città dove è vissuta la Gentileschi e in una intervista ha detto di aver consultato almeno settanta volumi per documentarsi sulla biografia della grande pittrice, la prima donna che si mantiene coi guadagni del suo pennello e della sua arte.
Tuttavia sono rimasta delusa dal libro: a metà lettura sono stata tentata di abbandonare, ma per il rispetto che porto sempre ad un autore e al suo lavoro, mi sono sforzata di proseguire nella speranza di un riscatto, ma è stato logorante.
A parte qualche apprezzabile passaggio in cui la scrittrice ha provato a mettersi nei panni di Artemisia, presa dal sacro fuoco dell’estro artistico e la ricostruzione dell’amicizia con Galileo Galileo - ribelle quanto lei, ma nel campo scientifico - ho trovato la storia troppo romanzata, con parecchie libertà nella biografia dell’artista. A farmi storcere il naso sono state anche alcune pagine “rosa”. Artemisia, nel rapporto col marito, Pietrantonio Stiattesi, che la sposa per sanare i suoi debiti, non ha veramente nulla da invidiare a certi romanzetti sentimentali che strizzano spesso l’occhio ad una sensualità stantia, a momenti sdolcinati, che possono piacere per carità, ma che io posso sopportare solo nel caso in cui l’opera presenti però spessore letterario e rigore nella ricostruzione storica.
Non credo che leggerò altro dell’autrice.
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