Dettagli Recensione
Prima o poi dovremo affrontare noi stessi
Noa è una ragazza che è stata cacciata di casa dopo che i suoi genitori hanno scoperto che era rimasta incinta di un soldato nazista. Un giorno, durante il turno di lavoro come donna delle pulizie presso una stazione ferroviaria, scorge un vagone merci da cui provengono dei rumori. Qui decide di prendere e portare con sé un bambino, che poi scoprirà essere ebreo, perché gli ricorda il suo che le è stato portato via subito dopo il parto. Volendo nascondere sé stessa e il bambino, si ritrova a camminare per arrivare nella tenuta di un circo tedesco in cui incontra una donna di nome Astrid. Questa, costretta a cambiare nome poiché ebrea, concederà a Noa di restare con loro a patto che impari a volteggiare sul trapezio in vista degli spettacoli in programma. Le due dovranno mettere da parte le iniziali diffidenze e imparare a fidarsi reciprocamente in una Germania del 1944 che non risparmia nessuno.
Romanzo di Pam Jenoff che mi ha convinto pienamente, soprattutto dal punto di vista della trama. La storia è raccontata in maniera lineare e ci sono salti indietro nel tempo solo nei primi capitoli e salti avanti nell’epilogo finale. Mi è piaciuto che gli avvenimenti del romanzo si articolino in un arco temporale ridotto, utile a mio parere per non perdersi nessuna vicenda delle protagoniste e per seguire meglio gli avvenimenti e la loro successione. Il finale mi ha colpito particolarmente e l’ho trovato la giusta conclusione ad un racconto ben scritto ricco di colpi di scena che mi hanno lasciato con il fiato sospeso.
Lo stile l’ho gradito: la storia viene narrata in prima persona da Astrid e Noa con le loro idee e i propri modi di fare. Nel corso del racconto non mancano avvenimenti narrati da entrambi i punti di vista, rimarcando la differenza caratteriale tra le due e la reazione a quegli eventi. Rispetto ad altri libri con la stessa tecnica di narrazione in prima persona da parte di più personaggi, in questo sono riuscito a seguire le storie delle protagoniste con tutti i loro intrecci senza essere portato a dover tornare indietro tra le pagine per riprendere la storia del personaggio nel punto in cui è stata interrotta. Questo aspetto mi è piaciuto molto e mi ha consentito di proseguire indisturbato la lettura. Nel corso del racconto e in particolar modo all’inizio sono stati accennati termini tedeschi a cui non è seguita traduzione. Questa scelta, seppur ininfluente alla narrazione e alla scorrevolezza della stessa, è stata l’unica piccola macchia di questo racconto.
Mi sento di consigliare fortemente questo libro dal momento che racchiude in sé momenti di gioia, tristezza, speranza e rassegnazione in un momento storico molto delicato ma raccontato in maniera ineccepibile dall’autrice, della quale sono curioso di leggere altre opere.