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Un destino segnato
Hanno banchettato sul suo bel corpo di prostituta, l’hanno amata furiosamente, si sono battuti per possederla.
Ma qualunque forma di amore si sia posato su Keyla la rossa, qualunque accenno di tenerezza, qualunque gesto di amicizia e fratellanza - anche quando addenterà la redenzione, quando sfamerà se stessa ed il suo compagno vendendo ceste di panini bianchi per strada - non smetterà mai di essere per ognuno di loro Keyla la puttana. Lo scrivo così, col termine più ingiurioso, perché ciò che sfregia il suo profilo algido è sempre e solo disprezzo. Disprezzo verso una creatura che cela candore, emersa dalle oscure profondità di ben tre bordelli.
Tutti, chi più chi meno, la vogliono usare, la vogliono abusare in un romanzo che è un tiro alla fune tra la corsa al riscatto di una donna semplice e piagata e una sfilza di uomini che la ingozzano di melma per appesantirla, affondarla di nuovo. Implora salvezza, ma non c’è pietà, non c’è pietà per Keyla.
Compito del lettore amarla un poco, come nessuno l’ha amata mai.
Nel ghetto ebraico, tra Varsavia e New York, Singer ci parla dei vizi dei suoi tempi, di depravazione e disprezzo, di povertà e fatica. Di splendide pennellate e realismo sono dipinte le ambientazioni, potente è la profilatura dei personaggi (odiosi) che raggiunge il suo apice di fulgore con la protagonista.
Appiattito e rallentato nella parte centrale mi ha un po' annoiata, resta comunque un libro di grande impatto.
Commenti
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E' un libro che ho in lista con vari altri titoli. Chissà se prima o poi...?