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ARTEMISIA: UNA GRANDE PITTRICE
Siamo nel 1612, Artemisia Gentileschi sta affrontando un processo, infatti suo padre Orazio ha querelato Agostino Tassi colpevole di averla stuprata ripetutamente.
Durante il processo, Artemisia passa da vittima a carnefice, viene umiliata, derisa, nessuno crede alla sua versione e subisce una vera e propria violenza psicologica. Fu sottoposta alla Sibilla, una vera e propria tortura dell'epoca e a una "visita ginecologica" per verificare se era ancora vergine o meno. L'opinione pubblica l'ha già condannata senza nemmeno considerare il fatto che lei possa essere innocente e aver detto la verità.
(Artemisia parla con il padre e si riferisce alla madre)
"«Non avrebbe voluto che diventasse una cosa pubblica, come non lo volevo io»
«Con il tempo, Artemisia, non importerà più.»
«Quando tutto ciò che una donna possiede è il proprio nome allora importa.»."
L'esito del processo sarà disastroso, a Agostino Tassi viene concesso l'indulto e viene bandito da Roma e per la protagonista questo sarà un duro colpo, uno schiaffo alla sua dignità e al suo nome che è ormai stato rovinato.
Anche il padre la abbandona, non l'ha mai difesa e non ha mai preso una posizione netta verso di lei e la sua innocenza; Artemisia si sente tradita e non riuscirà mai a perdonare il genitore per quello che le ha fatto.
"«Cancella il dolore con i tuoi pennelli, cara. Dipingi sopra il dolore, finchè non ne rimanga traccia.Non fare che la loro decisione ti carichi di vergogna. E' quello che vogliono. Perchè il tuo talento è una minaccia.»"
Artemisia, decide di acconsentire al matrimonio che il padre ha organizzato con Pietroantonio di Vincenzo Stiattesi, un pittore che abita a Firenze.
L'unico forte desiderio che la accompagnerà nella sua vita è quello di dipingere e di farsi conoscere e apprezzare come pittrice, oggi possiamo dire che ci è riuscita.
L'autrice ricostruisce in questo libro la vita di questa artista che con caparbietà e coraggio cerca di far conoscere il suo talento, in un mondo che prima era a esclusivo appannaggio degli uomini.
Nel corso della storia sebbene sia una donna forte, Artemisia ha dei momenti di forte crisi e di dubbi sia sul suo talento sia su quello che gli altri pensano di lei, anche se alla fine farà sempre di testa sua.
La cosa che mi ha colpito di più è lo stile di scrittura semplice ma coinvolgente e la caratterizzazione della protagonista; anche se credo ci siano delle parti romanzate o dove l'autrice abbia cercato di mettere insieme una narrazione che appassionasse il lettore, più che rimanere fedele alla vita della vera Artemisia.
La prima parte è molto interessante, ho trovato Artemisia quasi un personaggio reale, con le proprie debolezze, sogni, speranze poi invece la narrazione è diventata un po' piatta e credo che il libro dovesse essere molto più corto. L'autrice però, secondo me, non ha raccolto la vera anima della pittrice e come potrebbe, è pur sempre un libro scritto da una donna dei nostri tempi, che ha cercato di costruire la vita di Artemisia che è vissuta nel lontano seicento.
Devo anche dire che fin dalle prime pagine, il libro è stato molto affascinante, mi ha incuriosita subito perché mi ha fatto entrare in un mondo che non ti aspetti, nel seicento italiano culla dell'arte e della cultura; non ci sono preamboli l'autrice ci ha catapultato dentro la vita di Artemisia.
E' stato un libro che ha svelato, almeno in parte, quello che era l'artista Artemisia, figlia, moglie e madre ma soprattutto una pittrice caparbia e determinata.
Mi aspettavo qualcosa di più.
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