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Io, Claudio
 
Io, Claudio 2021-04-02 17:57:57 siti
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Stile 
 
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siti Opinione inserita da siti    02 Aprile, 2021
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Un imperatore storico e uno storico imperatore

L’imperatore Claudio, penultimo della gens giulio claudia, quello giusto per intenderci a cavallo fra le pazzie di Caligola e quelle di Nerone, è passato alla storia come l’inetto, il deforme, il balbuziente anche grazie alle ingenerose pagine scritte su di lui da Tacito e da Svetonio, entrambi interessati a renderne evidenti i suoi tratti caratteristici con puro gusto caricaturale. Oggi gli storici hanno riabilitato l’imperatore e, fonti alla mano, sono in grado di dimostrare un’altra verità, quella relativa al suo buon governo. Eppure, questo lavoro di Graves pare, ma solo in superficie, ricalcare il filo della damnatio memoriae e seguirlo dando, paradossalmente, voce proprio a lui, a Claudio, al quale non resta altro che presentarsi qual è.
Egli è soprattutto uno storico che ha deciso di ripercorrere, con vivo gusto per la verità, i primi anni dell’impero e di farlo a favore della posterità più remota perché lui “parlerà chiaro” e la sua opera sarà conosciuta fra novecento anni e non prima, e supererà di gran lunga quelle degli storici coevi i quali allora parranno proprio balbettare. Lui invece sarà lo storico audace, quello che la profezia collocò come il quinto peloso.
“Il peloso quinto terrà schiavo lo Stato
-schiavo lo Stato, ma contro il proprio volere-
sarà quello scemo che ognuno spregiava.
Avrà folta la chioma e darà a Roma
acqua e pane, l’inverno.
Lo ucciderà la moglie e non sua moglie
a vantaggio del figlio non suo figlio.”

Tutta la sua narrazione autobiografica sfuma pertanto a favore della ricostruzione fedele delle trame sempre taciute che hanno visto tramontare definitivamente l’ideale repubblicano a favore della restaurazione della monarchia, malcelata però sotto le mentite spoglie di un principato che diventerà impero, come sappiamo noi posteri, solo con Vespasiano. Prima è un succedersi di matrimoni combinati, adozioni, avvelenamenti e lui, il povero Claudio è solo una tremula foglia nell’albero genealogico della famiglia imperiale che nasce e si nutre per mano dei suoi stessi assassini, risorgendo di volta in volta come l’araba fenice. Vive all’ombra dei palazzi imperiali, Augusto è suo prozio nonché marito della sua nonna paterna Livia. È nato a Lione un anno prima della morte del padre Druso, fratello del futuro imperatore Tiberio, ha un fratello, Germanico il cui figlio Caligola lo precederà nella linea dinastica. Lui è infatti un peso per la sua famiglia, suo padre non è nemmeno il vero figlio di Augusto ma lo riabilita il ramo materno, sua mamma Antonia è figlia di Ottavia, sorella di Augusto. Il problema è lui: è deforme, zoppo e gracile, sempre malato, “uno scherzo della natura “stando alla madre. Dalla sua posizione defilata, inizialmente subìta, ha la fortuna di potersi dedicare, gli è stata infatti garantita almeno un’ alta educazione , ai suoi amati studi, in particolare alla storia degli etruschi il cui influsso nella cultura romana ritiene essere fondamentale. Ma questa è un’altra Roma, è ormai lontana dall’influsso etrusco. È il tempo degli inganni, delle trame sotterranee, della fondazione di un impero che nessuno voleva in una repubblica che fece del fallimento il proprio specchio infranto , capace di restituire solo un’immagine deforme e mostruosa, a tratti. Claudio per cinquant’anni sopravvive a tempi che di volta in volta fanno morire, le più volte avvelenati, i suoi maggiori protagonisti, resiste e si salva dalla prova più terribile, l’impero di Caligola che ripetutamente ne fa un bersaglio privilegiato del suo macabro divertimento da despota. Resiste e viene acclamato imperatore proprio perché nulla conta. La sua narrazione si ferma qui, nel primo gradino del soglio imperiale, dove, passato il primo timoroso e vile sgomento, lo rapisce una consolante intuizione. Sarà un imperatore storico e al contempo uno storico imperatore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
ma non l'edizione da me letta (Bompiani, 1989) purtroppo datata nella traduzione a cura di Carlo Coardi (1935).
( L'uso del condizionale presente in luogo del passato e l'inversione degli ausiliari essere e avere nei tempi composti hanno, in parte condizionato la lettura).
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Commenti

6 risultati - visualizzati 1 - 6
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ciao Laura a cosa è dovuto il tuo voto tiepido sullo stile?
Comprato sotto le feste natalizie, in attesa di essere letto, ma ho grandi aspettative conoscendo lo scrittore. Anche nella riedizione edita da Corbaccio la traduzione è rimasta quella di Coardi. Di solito mi piace che ad uno scritto "storico" si accompagni un linguaggio, per così dire, "desueto". Grazie della bella introduzione! :-)
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siti
03 Aprile, 2021
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Ciao Silvia, purtroppo la traduzione datata mi ha indispettita non poco, come dico nei consigli di lettura; inoltre manca del tutto quella vena lirica che avrebbe potuto far incrementare la fattura stilistica. Probabilmente è una scelta di stile anche quella: mantenere la prosa asciutta, scarna aderente al fatto narrato, precisione storiografica...
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siti
03 Aprile, 2021
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Ciao Alessandro, grazie per la nota sulla traduzione, sarò curiosa di sapere, a lettura ultimata, se sarà di tuo gusto. Buona lettura!
Sono contenta che ti sia piaciuto nel complesso, anche se lo stile non ti ha soddisfatto completamente ^^.
In risposta ad un precedente commento
siti
06 Aprile, 2021
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Grazie Cathy per averlo recensito a suo tempo e per avermelo fatto scoprire.
6 risultati - visualizzati 1 - 6

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