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L'uomo con la vestaglia rossa
 
L'uomo con la vestaglia rossa 2021-03-31 06:43:53 Ida Tortora
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Opinione inserita da Ida Tortora    31 Marzo, 2021

Uno strano trio

1885. Uno strano trio giunge a Parigi, nella città che meglio rappresenta l'atmosfera fin de siècle, la "Belle époque", come verrà poi definita da estranei vissuti quando quell'epoca si era ormai conclusa e anche la sua bellezza era stata nascosta dalla coltre del passato, la dimensione silente del tempo che Barnes ritiene inattaccabile da ogni giudizio presente. Da quel passato e dalle sue nebbie emergono tre uomini, un principe, un conte, un medico francese dal nome italiano, Samuel-Jean Pozzy o Pozzi, protagonista fin dalle prime pagine, anzi, fin dalla copertina dove il rosso scarlatto di quell'indumento, vestaglia o giacca da camera che sia, vince la sfida sovrastando il bianco ed esaltando il colore dell'incarnato delle mani così ben raffigurate, diverse. E' un particolare del dipinto di John Singer Sargent, "Dottor Pozzi a casa" ( 1881, Hammer Museum, Los Angeles) che troviamo poi per intero all'interno del libro, magistralmente descritto da Barnes, tuttavia l'immagine vince sulla descrizione, cattura lo sguardo e l'attenzione del lettore, stregati dalla bellezza dell'uomo del ritratto e dalla fascinazione di quel rosso abbagliante e che si soffermerebbero comunque su quella nappa fallica se anche Barnes non accendesse la nostra curiosità con una frase sibillina. Del resto, uno dei pregi di questo libro è proprio nelle illustrazioni che rappresentano una storia nella storia: figurine dell'editore francese Felix Potin che, similmente all'italiano Panini ed ai suoi calciatori, ebbe l'idea di avvolgere tavolette di cioccolato in "figurine" che ritraessero francesi famosi. Troviamo nomi conosciuti solo dai francesi insieme ad altri noti al mondo come Dumas figlio, ad esempio, paziente del dottor Pozzi. La comparsa in scena dei grandi personaggi riempie le pagine e scopriamo una parte del mondo privato non solo del principe de Polignac e del conte de Montesquiou-Fezensac, gli altri due dello strano trio, ma anche di altri come Oscar Wilde, Marcel Proust, Verlaine, Sarah Bernhardt. Difatti, non a tutti "è dato sapere" che il principe sposò l'ereditiera Singer per il suo denaro riuscendo a vivere un matrimonio felice; che il conte, superbamente ritratto anch'egli da Sargent, rivestì il carapace di una tartaruga d'oro e pietre preziose condannandola a morte e che fosse discendente di D'Artagnan; che la nascita di Proust fu in un certo senso annunciata da un colpo di rivoltella, né ci è dato sapere cosa ne sia stato del moncone di gamba della Bernhardt, la divina che Nadar trasformò in icona di un'epoca. Fanno da sfondo scene di duelli più o meno cruenti, ancora abituale conclusione di contese talvolta banali, usati come valvola di sfogo per mai sopiti rancori anti-prussiani. Non di rado Pozzi intervenne per curare feriti, per quanto la sua notorietà e ricchezza derivassero dalla sua attività di pioniere della ginecologia, poiché il "Docteur Dieu", come lo soprannominò la Bernhardt, non disdegnava interventi diversi, dalla chirurgia plastica alla semplice sutura invisibile fino ad un intervento di scarsa importanza che ci svelerà il mistero tratteggiato da Barnes. Non ci sarà dato conoscere fino in fondo quest'uomo di sconvolgente bellezza nonostante il racconto della sua carriera, delle amicizie altolocate, del suo matrimonio infelice, causa (forse) delle innumerevoli relazioni con una miriade di amanti. Non fa luce neppure la testimonianza della figlia troppo contraddittoria nel parlare di suo padre, ma di certo non potremo più dimenticare il Docteur Pozzi dopo averlo incontrato nelle pagine di Barnes che riesce a farlo emergere dal caleidoscopio di figure di grandi ponendo in primo piano proprio lui, uomo di origini borghesi, che svetta su tutti avvolto in una seducente vestaglia rosso scarlatto. Il libro di Barnes è di una originalità tale da non poterlo classificare all'interno di un genere, né saggio né romanzo, forse tutti e due ed anche molto di più, spaccato di un'epoca rivista attraverso dipinti magnifici e semplici figurine, fondendo e impastando insieme parole e immagini, consegnandoci un libro appassionante e avvincente che delizia il lettore con segni, forme, colori e tante tante storie.

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" Il pappagallo di Flaubert"
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