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Voci della Spagna franchista
È il 1954 quando Germàn Velazquez Martìn, psichiatra da molti anni in esilio in Svizzera grazie al padre medico della medesima professione perseguitato dai franchisti che a ridosso della caduta della Repubblica riesce a farlo fuggire, torna a casa in Spagna. Negli anni ha condotto importanti studi di sperimentazione farmaceutica e per questo gli viene offerto un posto nel manicomio femminile di Ciempozuelos, luogo ove ritrova Aurora Rodrìguez Carballeira, paziente del genitore che lo ha aiutato anni prima a raggiungere la libertà. La donna soffre di una particolare patologia paranoica che l’ha condotta, a compiere l’omicidio della figlia Hildegart; ella vive da allora in uno stato di apatia costante che viene interrotto da brevi momenti di quasi lucidità e da pupazzi di stoffa fabbricati con forme inquietanti. Da qui ha inizio un viaggio nella mente della donna, nei suoi pensieri più intricati, sul suo sguardo rivolto al mondo. Ad aiutarlo l’infermiera Marìa che trascorre lunghi pomeriggi con la paziente e che con la sua voce consente di completare il quadro storico e sociale ricostruito dalla Grandes.
«Avrei saputo dire perfettamente cosa accadde fino a quel momento. Avrei potuto ricostruire una sequenza di azioni concrete, esatte, vincolate al tempo che segnano gli orologi e che avanza sulle caselle del calendario. […] Da molti anni non succedeva niente mia vita che mi riportasse il sapore dello zabaione. Accadde quella mattina, però, e il ricordo di quel sapore bastò a spiegarmi tutto.»
Almudena Grandes torna in libreria con un titolo che ha la grande capacità di ricostruire il volto di una nazione in quelli che sono stati gli anni più bui della sua storia e vi riesce grazie a queste tre voci che con le rispettive esperienze ricomporranno l’arazzo. A ciò si aggiunga che l’autrice, con la sua opera, si sofferma su tematiche molto interessanti tra le quali, oltre che alla condizione sociale, alla condizione dei malati psichiatrici, dei manicomi, tocca anche la condizione femminile. Viene posto l’accento sul dogma dittatoriale da questo la lente si focalizza sul come le donne fossero relegate a una condizione marginale, superflua.
Un titolo evocativo, corposo, che non manca di solleticare la curiosità degli amanti del romanzo storico e dei romanzi con carattere introspettivo e che non deve spaventare per la mole. Va assaporato, anche a piccole dosi, anche intervallandolo con altri titoli, ma la sua essenza arriva semplicemente tutta.
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